Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
“Un pugno allo stomaco da togliere il fiato”. Questa breve frase del nostro Paolo Ciccarone esprime meglio di ogni altra cosa la sensazione che si prova pensando ad Ayrton Senna, un mito, una leggenda della Formula 1. Un vero campione sotto ogni aspetto, professionale, sportivo e umano.
Di Ayrton Senna Da Silva vi abbiamo nell’arco dello scorso mese parlato in maniera approfondita: da cosa successe, prima e dopo, nell’arco di quel drammatico 1 maggio 1994, al grande sogno di Ayrton poi concretizzato dalla sorella Viviane, ovvero la Fondazione Senna, che da anni aiuta i bambini in difficoltà.
Un vuoto totalizzante
Un protagonista indiscusso della storia della Formula 1, con tre titoli mondiali al suo attivo e svariati record che non stiamo qui ad elencare solo per motivi di tempo e di spazio. Un uomo, un simbolo che in questo sport ha lasciato un grande, improvviso ed incolmabile vuoto, generando una sorta di “buco nero” che ha violentemente fagocitato dentro sé sogni, emozioni, simboli e speranze.
Un vuoto cosmico totale e annientante. Talmente grande ed intenso che a distanza di 20 anni ancora nessuno è riuscito a colmare; e tantomeno a dimenticare. La brutale scomparsa di Ayrton ha generato negli appassionati di F1 una sorta di “sindrome dell’arto fantasma”, una mancanza talmente tanto forte che nulla riesce a cancellare.
Un affetto intenso
Era grande l’affetto che circondava Ayrton, talmente forte, intenso e così meravigliosamente umano da richiamare ieri ad Imola (nel giorno della commemorazione dedicata a lui e a Roland Ratzenberger a 20 anni dalla scomparsa) oltre 25.000 persone, 196 media, più di 30 emittenti televisive provenienti da tutto il mondo e numerosi esponenti del motorsport.
Tutti radunati intorno alla curva del Tamburello, che oggi, come allora, tanto amaro lascia in gola avvicinandosi ad essa mentre si osserva il cartellone affisso volto a celebrare il brasiliano e che tanti hanno firmato. Un minuto di silenzio, talmente forte da risultare quasi assordante, lo ricorda alle 14:17 in punto, quando quel giorno tutto divenne più surreale di un quadro di Dalì; quando una serie di eventi terribilmente concatenati segnarono in maniera netta e definitiva il mondo della F1. Un mondo che da allora non sarebbe più stato lo stesso.
Una serie di eventi tragicamente sfortunati
La bandiera gialla dopo l’incidente al via. 5 giri in regime di Safety Car, dopo che il giorno prima un devastante impatto a 314,9 km/h costò la vita a Roland Ratzenberger ed un volo incredibile coinvolse, prima ancora, Rubens Barrichello. Al 6° giro il destino manifestò tutta la sua perfidia. La Safety Car rientra. Senna scatta davanti a Schumacher. Lo sterzo si rompe: la Williams impatta contro il muro. Un braccetto della sospensione si infrange. Un sogno finisce.
Senna vive
20 anni e nulla è cambiato. L’affetto è immutato, il ricordo non se ne è andato. Senna continua a vivere. Lo fa nel cuore degli appassionati, in quello dei famigliari. In quello dei colleghi, in quello degli esponenti del motorsport. In quello dei brasiliani. Senna se ne è andato fisicamente, ma lui è ancora vivo nel cuore di tutti noi.
Vive nel nostro ricordo, vive nella piazza a lui dedicata e ieri inaugurata. Vive nel Museo Checco Costa, ove ora sarà possibile osservare una mostra permanente a lui dedicata all’interno dell’Autodromo. Vive nel cuore della Ferrari, ove il brasiliano aveva già un piede ma dove non arrivò mai a causa di un veto imposto da Prost.
Il minuto di silenzio a Imola alle 14:17
La Ferrari: quel sogno che era quasi realtà
Vive negli uomini del Cavallino Rampante, che erano ieri presenti a Imola, tra cui i piloti della Scuderia, Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, che così lo ricordano:
«Io ho ancora ben presenti le foto sui giornali e i servizi nei telegiornali che raccontavano dei duelli tra le McLaren di Alain Prost e Ayrton Senna. Lui portava il numero uno sulla macchina e io correvo sui kart pensando a lui, al suo casco giallo che vinceva sempre. In seguito – dichiara Fernando Alonso – ho avuto anche modo di lavorare nei kart, in Italia, con una persona che era stata un suo meccanico quando correva in questa categoria e quindi potete immaginare quanto per me fosse importante. Avevo il suo poster appeso in camera. L’unico aspetto positivo del weekend che ci portò via Ayrton e Roland Ratzenberger fu che dopo quel momento la sicurezza in Formula 1 migliorò in maniera decisiva. Possiamo infatti dire che dentro le nostre monoposto c’è un po’ dell’eredità che Senna e Ratzenberger ci hanno lasciato, perché dopo quel terribile 1994 nulla è stato più come prima».
«Ero molto giovane, vidi l’incidente in tv e mi ricordo soprattutto che tutti il giorno dopo a scuola ne parlavano - aggiunge Kimi Raikkonen - Senna era un pilota e un personaggio molto importante per la Formula 1 e la sua morte ha portato a una grande accelerazione nell’innalzamento del livello di sicurezza nel nostro sport. Questo ha evitato che altre tragedie si ripetessero. Purtroppo però non si può cambiare il passato, per lui come per Roland Ratzenberger. L’unica cosa che possiamo fare è ricordare questo campione, le cui gesta hanno segnato per sempre la storia della Formula 1».
Vive nel cuore del Presidente dell’Autodromo, Uberto Selvatico Estense, che così commenta l’evento di ieri: «E’ stato emozionante vedere oltre 25.000 persone unite nel ricordo del grande campione Ayrton Senna. Come ha scritto lo scrittore brasiliano Paulo Coehlo. Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. Senna era senz’altro uno di questi uomini ed è per questo che ancora oggi il suo ricordo suscita fortissime emozioni».
Il ricordo del Web
Vive nel cuore dei Team e dei piloti che ieri non sono riusciti ad essere presenti, ma che attraverso i social network esprimono il loro ricordo nei confronti di Senna: «20 anni fa la F1 ha perso uno dei suoi veri giganti – scrive la Red Bull su Twitter - rendiamo omaggio a una leggenda delle corse»; «Oggi ricordiamo Ayrton Senna, uno dei grandi della vera F1. 20 anni dopo – dichiara Frank Williams su Facebook – ricordiamo l'immenso carisma e l’immensa determinazione che lo hanno reso un Campione del Mondo»; «20 anni sono passati dai tragici eventi di Imola che coinvolsero Ratzenberger e Senna – aggiunge Nico Rosberg - ero seduto in cucina a Monaco con mia mamma e mio cugino e stavamo ascoltando la radio per apprendere delle sue condizioni. Questi incidenti terribili incidenti hanno permesso al nostro sport di divenire più sicuro nel corso degli anni e di evitare così altre morti. Non dobbiamo mai smettere di migliorare la sicurezza»; «Tutti amano un vincente. Questo è il mondo. E Ayrton Senna era uno dei più grandi vincenti che questo sport abbia mai avuto. Ma lui era più di questo – aggiunge Hamilton - era un eroe vero e proprio, un personaggio iconico che ha ispirato persone di tutto il mondo e che ha particolarmente influenzato me sin da quando ero piccolo».
Una partita dedicata a Senna
Vive nel cuore della Nazionale Piloti che lo ha ricordato allo stadio Romeo Galli insieme a Gerhard Berger, Riccardo Patrese, Ivan Capelli, Emanuele Pirro, Andrea De Cesaris, Piero Martini, Jarno Trulli, Sandro Cois, Jules Bianchi, Massimo Rivola, Maro Engel, Kevin Ceccon, Gianmarco Raimondo, Luca Filippi, Christian Montanari, Ricardo Teixeira, Kristian Ghedina e Matteo Munari.
Ayrton Senna Da Silva non è morto il 1° maggio 1994. E’ ancora vivo nel ricordo di tutti noi.