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L’annuncio Ducati dell’arrivo di una Panigale dedicata ad Ayrton Senna, a poco meno di vent’anni dalla sua scomparsa, è l’occasione per ricordare lo stretto rapporto fra l’indimenticato campione e le moto. Un amore nato e coltivato un po’ di nascosto (tranne quando utile per fini promozionali, come fece Honda ai tempi del sodalizio con McLaren) perché i Team della F.1 non hanno mai visto di buon occhio l’impegno dei propri piloti in attività potenzialmente foriere di infortuni che ne potessero compromettere il rendimento; ci volevano il carisma e la potenza contrattuale di Senna per imporsi e finire addirittura sulle pagine dei rotocalchi mentre sfrecciava per le strade del principato di Monaco o si presentava, vestito di tutto punto, ad appuntamenti ufficiali.
Fra una gara e l’altra Ayrton (tre titoli mondiali nel 1988, 1990 e 1991, 40 vittorie e 80 podi) amava dedicarsi agli sport del manubrio: alle moto alternava il jet-ski ogniqualvolta si concedeva una vacanza in barca. Un amore che lo ha portato a stringere amicizia con Claudio Castiglioni, che nella sua ben nota generosità ebbe modo di regalargli più di uno dei suoi gioielli. Il loro rapporto andò oltre, visto che il patron di Cagiva, MV e (all’epoca) Ducati si fece conquistare dall’impegno di Ayrton nell’aiuto dei meno fortunati, tanto da pensare ad una serie speciale delle proprie moto più belle e prestigiose dedicate al campione, con parte dei ricavi della vendita devoluti alla Fondazione Senna.
Leggenda (perfettamente credibile conoscendo la meticolosità di Senna) narra che fu proprio Ayrton a scegliere la livrea identificativa tutta giocata sul contrasto fra antracite e rosso della 916 Senna, primo modello a ricevere la prestigiosa investitura, poco prima dell’incidente che lo privò della vita a Imola, il primo maggio 1994. L’iniziativa andò avanti con ancora maggior forza dopo la sua scomparsa grazie alla determinazione della sorella Viviane, che nel 1995 partecipò in prima persona alla presentazione ufficiale della moto.
A volte ritornano
Prodotta in soli 300 esemplari la 916 Senna (spinta dal propulsore della 916 biposto pur mutuando diverse delle più raffinate soluzioni ciclistiche della più spinta SP) andò a ruba, tanto da convincere Castiglioni e la Fondazione a produrne altre due serie due anni dopo. Denominate Senna II e Senna III, e contraddistinte da una livrea leggermente diversa virata verso l’argento, vennero messe in vendita nel 1997 e 1998 seguendo la stessa filosofia nella sostanza. La livrea ebbe un successo praticamente immediato, tanto che diversi appassionati di tutto il mondo la replicarono sui modelli più disparati. Qualcuno si spinse fino a creare kit di adesivi (naturalmente privi di qualunque forma di ufficialità) con cui personalizzare le proprie moto.
Il divorzio fra Castiglioni e la Ducati, ceduta a Texas Pacific Group in quell’anno, segnò la fine dei modelli ufficialmente intitolati al campione brasiliano da parte della Casa di Borgo Panigale. Ducati lanciò infatti la Monster S4 in livrea Senna, e successivamente verniciò altri modelli di Monster, ST2/4 e 748 negli stessi colori, senza però potersi fregiare del logo della fondazione sulla carrozzeria né poterne utilizzare la denominazione. La cosa non impedì però agli appassionati di identificarli con il nome del campione brasiliano…
Non solo Ducati
MV Agusta, nel frattempo, aveva realizzato la F4 e non tardò a dedicarne una versione alla Fondazione Senna. La prima F4 750 Senna arrivò nel 2002, sempre in una serie limitata a 300 esemplari: basata sulla seconda versione della F4 750 era spinta dal propulsore da 136 cavalli (leggermente modificato per poter girare leggermente più alto della versione di serie) e dotata di una ciclistica leggermente più raffinata della versione base. Completavano il quadro sovrastrutture dotate di alcuni dettagli in fibra di carbonio aggiuntivi.
L’arrivo della F4 1000, nel 2005, fece nascere l’anno successivo la versione Senna: basata sulla F4 1000R ne mutuava il propulsore più spinto da 174cv, le sospensioni Marzocchi e Sachs (quest’ultimo però in versione racing leggermente alleggerita rispetto all’unità di serie) nonché l’impianto frenante Brembo con pinze monoblocco radiali, allora una vera rarità. Anche stavolta ne vennero realizzati solo 300 esemplari.
Le 916 ed F4 Senna sono andate letteralmente a ruba fra i collezionisti, tanto che è abbastanza raro trovarle sul mercato dell’usato (e attenzione, ci sono molte repliche, per così dire, in giro – se siete interessati assicuratevi che l’esemplare riporti la denominazione Senna sulla targhetta della piastra di sterzo) quasi sempre peraltro a quotazioni importanti. La Panigale sembra destinata alla stessa sorte: la serie prevista è ancora più limitata – solo 161 esemplari, come i GP corsi da Senna – e in vendita solo sul mercato brasiliano, presumibilmente grazie al prezioso appoggio della struttura che la Casa bolognese ha recentemente avviato a Manaus. A quando l’arrivo dei primi esemplari di seconda mano qui da noi?