Se papà vince a novembre

Se papà vince a novembre
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La F1 cambia nel tempo e triplica le gare in un anno, eppure titoli assegnati all’ultimo ce ne sono sempre: può capitare a padri e figli
27 novembre 2016

Tre settembre, GP Italia a Monza: questa la gara conclusiva del primo campionato mondiale di F1, nel 1950. Oggi, nel 2016 arriviamo al 27 di novembre per chiudere, formalmente, il duello in casa Mercedes. Non è nemmeno la data più estrema raggiunta in assoluto, perché pur arrivando all’ultima domenica del penultimo mese di un anno solare, sono i casi isolati a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta a vantare i record numerici, in particolare il 29/12, giorno 363 dei 365 disponibili nel 1962 per chiudere la tredicesima stagione della F1 in Sud Africa.

Se le stagioni intese come  suddivisione astronomica sono divenute climaticamente sempre più pazzerelle, causa meteo sregolato, pur sempre nei trimestri di un anno si rincorrono ed esauriscono. Quelle sportive delle competizioni automobilistiche, di stagioni, si sono invece allungate e intensificate per davvero, non poco. Il campionato F1 attuale che impegna con gare distribuite su più di otto mesi, è esteso oltre il doppio rispetto a quello originario, composto al tempo di un quadrimestre scarso con sole sette gare in due continenti: un terzo esatto delle attuali ventuno, globali. La differenza rilevante è nella quantità di GP stagionali.

Si chiude a novembre

Se si esclude il lontano 1968, quando l’ultimo GP arrivò a novembre per non sovrapporsi alle Olimpiadi; quando le monoposto avevano forme, cilindrate, frazionamenti e “voci” molto varie, con le vincenti che cominciarono a usare un certo motore Cosworth DFV proprio come la Lotus 49 che ottenne gara e titolo il 3 novembre (Graham Hill); in epoca definibile moderna è stato il 1985 l’anno in cui la F1 ha timidamente “sdoganato” novembre per la chiusura del calendario, con l’allora primo GP australiano allo Street circuit Adelaide, senza però porlo in servizio permanente per oltre un ventennio, questo mese.

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Il piccolo Hill nella Lotus di papà non sa che diverrà anch'egli campione del mondo
Il piccolo Hill nella Lotus di papà non sa che diverrà anch'egli campione del mondo

Ora che è istituzionalizzata la chiusura a novembre, si è passati dal primo all’ultimo weekend, saturando o quasi i mesi dal terzo all’undicesimo, costantemente. Più gare vogliono dire moltissimo per la F1 e il suo indotto, generalmente nel bene, almeno sino a qualche stagione addietro. Perché forse, oggi, dal punto di vista della competizione che è la prima cosa valutata dal normale pubblico, non vale sempre la teorica frase "più corse in un anno uguale più certezza su chi meriti il titolo". Probabilmente stasera a fine GP e campionato 2016, non saranno tutti d’accordo.

Per quel che valgano le ricorrenze, nel 1985 all’ultimo di GP del 3 novembre vinse la gara un certo Rosberg, partito giusto dietro al suo compagno britannico come il team per cui correvano. Anche lui, come Hill, è stato un campione del mondo all’ultima gara, nel 1982 ed poi diventato papà di un pilota che avrebbe corso in F1. Damon Hill ha vinto un titolo iridato con l'ultima gara della stagione 1996, a distanza di vent'anni tocca ancora a un figlio d'arte giocarsi il titolo all'ultimo come papà.

Il piccolo Rosberg in quello che diverrà per lui luogo di lavoro da grande: un autodromo
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