Schumacher: un conto amaro dopo una vita al limite

Schumacher: un conto amaro dopo una vita al limite
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Mette d'accordo tutti stavolta Michael Schumacher che lotta per la vita dopo una caduta sugli sci. Ma il tedesco non è il solo ad aver pagato un conto amaro dopo una vita di rischi | <i>P. Ciccarone</i>
30 dicembre 2014

Stavolta li ha messi tutti d’accordo, tifosi e detrattori. Il grave incidente sciistico, e le sue drammatiche conseguenze, han fatto da punto di incontro fra le due anime di Michael Schumacher. Il campione di F.1 vincitore di sette titoli mondiali, capace di battere e costruire nuovi record aveva questa caratteristica: dividere le tifoserie.

Forza Michael

Chi era per la Ferrari da sempre, lo vedeva come il male necessario per tornare alla vittoria; chi invece era anti, a prescindere da tutto, lo vedeva come un tedesco antipatico, scorbutico e di poco appeal. Ora, invece, tutti d’accordo nel tifare per lui, per la sua sofferenza e la drammaticità di un evento, una banale caduta con gli sci, nel giorno di festa del figlio maggiore, Mick.

Un ragazzino che a 14 anni ha assistito a quello che per anni aveva evitato sulle piste del mondiale. Era un normale giorno di una normale vita familiare. Ma se ti chiami Michael Schumacher, il destino non lascia niente di normale per te e, magari, ti presenta il conto di una vita di successo in una volta sola e senza sconti.

Un conto presentato all'improvviso

Fin tanto che vai a sbattere in pista, e a un pilota succede spesso nella carriera, lo metti in preventivo e non ti spaventa il sapere che la volta dopo potrebbe andare male. Fa parte di quel gioco che hai scelto e che hai affrontato a testa alta. Ma una volta smessa la carriera a quattro ruote, dentro resta quella voglia di combattere, di lottare per un obiettivo che è sempre lo stesso: la competizione, prima con se stessi e poi contro gli altri. E allora, se prendi gli sci ci dai dentro da matti, se scegli la moto non stai a guardare e rischi oltre il dovuto. Pure il paracadutismo faceva Michael, tanto che le squadre glielo vietarono.

michael schumacher honda cbr 1000 rr
Michael Schumacher ha passato una vita intera a cercare di battersi con sé stesso prima che con gli altri, in auto, in moto e col paracadutismo. tavolta è chiamato a vincere la più importante di tutte le sfide

 

Insomma, è un uomo che nella lotta al limite trovava se stesso e banalmente, l’unica volta che non lo cercava, il dramma lo ha colpito. Pare quasi un copione già scritto per tanti altri assi del volante. Se vai a guardare la cronistoria, scopri che di grandi campioni che si sono feriti seriamente fuori dalle piste, c’è una lista lunga così.

Una lunga lista di precedenti

Nei rally Colin McRae è deceduto su un elicottero, ma la stesa fine aerea la fecero anche altri grandi come Carlos Pace, pilota brasiliano di F.1 e Graham Hill e Tony Brise, il vecchio campione inglese, padre di Damon, e la giovane speranza britannica della F.1. O che dire di David Purley? Un nome che a molti non dice nulla, ma da vero eroe delle piste fu l’unico che si gettò fra le fiamme a Zandvoort cercando di salvare, inutilmente, l’amico Roger Williamson. Parliamo di 40 anni fa.

Purley ebbe un gravissimo incidente in F.1 anni dopo, la macchina era un miscuglio di ferro e plastica, eppure lui sopravvisse sereno. Fino a schiantarsi con un aereo da esibizione al quale si era bloccato il motore in volo. Ma un esempio recente è Robert Kubica. Asso della F.1 ha rischiato vita e amputazione del braccio destro dopo un incidente in un rally amatoriale e parlando di braccia amputate, Alessandro Nannini ci lasciò il suo nelle pale dell’elicottero che cadde nel suo giardino di casa a Siena.

O che dire di Mike Hailwood? Campione del mondo moto, pilota di F.1 di altissimo livello, scampò alla morte in più di una occasione. Salvo quando un camion fece inversione di marcia in autostrada e lo travolse mentre portava i figli a scuola. Un giorno normale di una vita normale per gente che non è mai stata normale.

colin mcrae
Come molti suoi colleghi Michael Schumacher si è trovato a fare i conti con gli imprevisti della vita nei momenti più impensabili. Tra questi Colin McRae, Mike Hailwood e Graham Hill


Altri esempi? Patrick Depailler che si sfracella col deltaplano, fratture multiple e poi, in un test in pista, muore in modo misterioso, o Didier Pironi, che si salvò dal volo della sua Ferrari in Germania nel 1982 e morì in una gara of shore con un motoscafo che prese male un’onda anomala.

Un'amara resa dei conti

Chiamatelo destino, per certa gente che ha preso a schiaffi la morte in pista facendo il lavoro che amavano è forse solo la resa dei conti di un qualcosa che è già scritto da qualche parte e che nel bene e nel male ha segnato le loro vite. Michael Schumacher è un grande e come tutti i grandi ha dovuto pagare il conto arrivato all’improvviso, senza sconti e senza preavvisi.

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