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E’ passato un anno dal terribile incidente sugli sci di Michael Schumacher e la sua riabilitazione prosegue lenta. Eppure, nell’immaginario collettivo, anche se il campione tedesco ha smesso di correre da anni, resta intatto l’interesse e l’affetto per le sue condizioni fisiche. Anche se Michael ha vinto due titoli con la Benetton e ha concluso la carriera con la Mercedes, la sua tuta rosso Ferrari è quella che rimane impressa nella mente di tutti.
Schumacher: ferrarista per sempre
Quindi, a torto o a ragione, Schumacher ferrarista per sempre. E di conseguenza, come accaduto ai grandi del passato che hanno indossato quella divisa (pensate ad Alboreto che ha corso ancora sei stagioni con altri team ma lo ricordiamo sempre col rosso 27 o a Gilles Villeneuve) è rimasto impresso per sempre nella mente di tutti. La domanda che ti fa l’appassionato è sempre la stessa: come sta Schumacher?
E ti guardano come se, facendo parte dell’ambiente, tu sapessi qualcosa che non hai scritto. Invece no, nessuno di chi opera nel settore dei media sa veramente come sta Schumacher, in che condizioni versa a casa sua con la famiglia, quanto tempo ci vorrà per il recupero e se avverrà mai. Nessuno lo sa, ma qualcuno scrive di indiscrezioni, che poi vengono riprese e amplificate fino a diventare verità assoluta. Quindi, sgombrando il campo ai dubbi e alle presunte certezze, ad oggi nessuno, ad esclusione di Jean Todt, amico personale, di Stefano Domenicali e Luca di Montezemolo, per fare qualche nome conosciuto, sa veramente in che condizioni versa Michael e quanto tempo ci vorrà. E allora, a parte la curiosità morbosa sulla sua salute, protetta come un segreto vaticano dalla famiglia, resta lo choc del popolo tifoso.
Ha rischiato la vita per tutta la carriera
Uno che ha vinto sette titoli mondiali, ha vissuto per anni a oltre 300 all’ora, ha rischiato la vita dappertutto (una gamba rotta il bilancio di questa carriera in F.1 e un trauma cranico con frattura leggera della calotta quando ha fatto incidente in moto Superbike) resta quasi paralizzato cadendo a 27 all’ora con gli sci mentre gioca con i figli? E’ questo contrasto a renderlo ancora popolare, l’incredulità di quanto accaduto che si traduce nei giochi del destino o della fatalità. E’ il modo in cui è successo tutto che lascia senza parole e che continua a stupire la gente.
Che si chiede come sia possibile sopravvivere a 300 all’ora contro un muro e rischiare la vita a 20 all’ora con una banale caduta. Ecco, fosse accaduto in moto o in macchina, tutti se ne sarebbero fatti una ragione. Faceva parte del suo lavoro, della sua vita, era forse inevitabile. Invece no. Sugli sci, giocando col figlio, come fa un padre qualsiasi, uno di noi, insomma, tanto per capirci. E questo ci ha colpito, ci segna e ci lascia senza parole.
“Schumacher non era il più personaggio, non era il più simpatico, non era il più avvicinabile. Eppure è quello che ancora oggi, dopo un anno, è ancora nel cuore di tutti”
Non era il più simpatico, eppure...
Anche in questo Schumacher è il numero 1. Ha vinto 7 titoli mondiali, 5 con la Ferrari, ha vinto più GP di tutti, ha guadagnato più di tutti, oltre 450 milioni di euro (di cui 230 milioni mangiati via in un colpo in operazioni fallimentari a Dubai), ha segnato un’epoca. Eppure non era il più simpatico, non era quello più estroverso, anzi in pista era di un piatto totale. Casa, figli, giocare a pallone, la F.1. Un impiegato di alto livello. Fine. Nulla di più.
Eppure ha colpito la fantasia di tutti, ha creato frotte di tifosi che la sera del suo compleanno si son presentati sotto l’ospedale di Grenoble a fare il tifo per lui nella gara più difficile della vita. Insomma, Schumacher non era il più personaggio, non era il più simpatico, non era il più avvicinabile. Eppure è quello che ancora oggi, dopo un anno, è ancora nel cuore di tutti che lo incitano a lottare e a tornare a sorridere al suo pubblico. Ed ecco perché tutti sono pronti ad aspettarlo ancora vincitore, è sempre stato così in passato, dovrà essere così anche stavolta.