Rush: abbiamo visto il film su Hunt e Lauda. Ecco com'è

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Arriva sul grande schermo uno dei film più attesi dell’anno: “Rush” racconta la stagione 1976 del Mondiale di Formula 1, una delle più belle, intense, drammatiche ed emozionanti mai vissute a bordo pista
16 settembre 2013

La Formula 1, e più in generale il mondo delle competizioni, esercitano un fascino magnetico su Hollywood: nella galleria dei capolavori dedicati alle gare, “Rush” merita di occupare il gradino più alto. Andatelo a vedere, se vi piacciono le storie forti; ed anche se, com’è certo possibile, sapete già com’è andata a finire ancor prima che le luci si spengano in sala, vi assicuriamo che ad un certo momento dimenticherete tutto, e vi troverete a sperare che l’epilogo sia diverso. E’ la magia del cinema, che anche quando racconta una storia vera è capace di ribaltarne, almeno in parte, gli equilibri.

A comandare le operazioni, un maestro: Ron Howard (che da giovane apprezzammo attore come Richie Cunningham in “Happy Days”), già autore di “Apollo 13” ed “Il Codice da Vinci” racconta una storia con tutti gli ingredienti per un blockbuster di successo, rivalità sportiva, pathos, paura della morte, voglia di vita, storie d’amore e di trasgressioni, lotta per il titolo mondiale. Due i personaggi al centro della vicenda, la voce narrante del rigoroso Lauda contrapposta al talentuoso playboy inglese James Hunt.

Piloti che rispettano gli archetipi della più classica delle sfide: diversissimi tra loro, espressione ciascuno di una diversa visione della vita, si scoprono vincolati da una stima reciproca nata dal rispetto per il coraggio mostrato in pista.

Intorno, tante figure di contorno, che è sbagliato definire comprimari, perché quando si scende in gara si è tutti protagonisti: dal baffuto Clay Regazzoni all’impareggiabile Lord Alexander, terzo Barone Hesketh, che fondò un team di Formula 1 rimasto nella storia per gli eccessi (Rolls Royce, aerei ed elicotteri privati, feste con modelle seminude tra gli ospiti, un mare di ostriche e champagne ai box) ma anche per la capacità di stupire.

Ron Howard, già autore di “Apollo 13” ed “Il Codice da Vinci” racconta una storia con tutti gli ingredienti per un blockbuster di successo, rivalità sportiva, pathos, paura della morte, voglia di vita, storie d’amore e di trasgressioni, lotta per il titolo mondiale


Altri tempi certo: ma come non rimpiangere stravaganze tecniche come la Tyrrel a sei ruote, i team manager che parlavano con i piloti senza usare le radio, i meccanici vestiti come quello sotto casa, con berretto di lana e tuta sporca di grasso? Il contraltare, l’altra faccia della medaglia era nel rischio di morire, altissimo, ad ogni gara, ad ogni curva.

In quelle stagioni, i piloti subivano incidenti terribili, guidavano macchine fragilissime, insicure e con un livello di protezione oggi inaccettabile; ed un prezzo enorme era pagato anche dai commissari di pista e dagli spettatori: quasi potevano toccare le vetture ma erano anche fatalmente esposti ai pericoli di auto sbalzate via dalla pista, pneumatici vaganti, schegge di metallo pericolose come granate.

Oggi va meglio, ma è tutto troppo asettico: “Rush” recupera proprio quella dimensione un po’ anarchica, ma carica di adrenalina, voglia di vita e sfida al pericolo, che era tipica dei piloti di quegli anni. Non a caso, per molti è stata l’epoca d’oro della Formula 1, tempi in cui sensualità e capacità di guida erano indistinte, quando la vita privata si fondeva con quella pubblica, fino ad arrivare al punto di rottura che porta alla vittoria, per la quale non sono ammessi errori e non esiste scorciatoia alcuna.

In arrivo in sala dal 19 settembre, “Rush” è già nella lista dei potenziali Oscar: per conto nostro, la corona di alloro è già sulle spalle di Ron Howard.

Cast:

Regia: Ron Howard

Sceneggiatura: Peter Morgan
James Hunt: Chris Hemsworth
Niki Lauda: Daniel BrŸhl
Suzy Miller: Olivia Wilde
Marlene Lauda: Alexandra Maria Lara
Clay Regazzoni: Pierfrancesco Favino

Durata: 123’
distribuzione: 01 Distribution

 

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