Hunt e Lauda. Quando la F1 diventa epica. L'intervista a Ron Howard

Hunt e Lauda. Quando la F1 diventa epica. L'intervista a Ron Howard
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Ron Howard è stato a Montecarlo per presentare Rush, l'attesissimo film dedicato ai mitici duelli in F1 tra Lauda e Hunt. Lo abbiamo intervistato | <i>P. Ciccarone, Montecarlo</i>
26 maggio 2013

Montecarlo - E’ venuto nel Principato per presentare il film Rush, quello del duello fra Lauda e Hunt, ma Ron Howard in Italia è conosciuto per la serie tv Happy Days nel ruolo di Riky Cunningham, lo abbiamo incontrato su una barca poco prima del via della gara per capire che tipo di film sarà Rush, che in Italia verrà presentato a settembre, in occasione del GP di Monza.
 

Prima volta a Monaco per il GP o c’è già stato? Si sta godendo lo spettacolo?

«E’ molto eccitante essere qui , è  la terza volta che vengo a Montecarlo e ho visto il mio primo Gran Premio di F1 proprio qui, sette anni  fa.»


Perché un film su Lauda e Hunt?
«Per i loro caratteri, erano personaggi dal grande spessore umano, persone dalla grande carica emotiva, drammatici, erano capaci di emozionare la  gente e se devi raccontare una storia sulla F.1 degli anni 70 per me questi due personaggi mi sembravano l’ideale per tutto quello che potevano rappresentare e raccontare sulla F.1 degli 70.»
 

Lei è del nord america perché non ha raccontato la storia di Gilles Villeneuve che era un canadese e quindi più vicino alla sua mentalità e formazione?

«Gilles Villeneuve era una bella storia da descrivere e probabilmente  da raccontare e ce ne sono tante altre, io spero che col film rush si possa aprire una porta su questo mondo delle competizioni e poter poi fare altri film in cui far vedere storie, drammi e possibilmente tutto quello che lo circonda ma non come un documentario, deve essere qualcosa di realistico davvero, in modo da descrivere in maniera precisa una storia vera, emozionante e drammatica.»

Quando un pilota conduce una vettura da corsa non ha un secondo libero a sua disposizione, non esiste che abbia un momento in cui non debba essere concentrato in quello che fa, non puoi rilassarti un attimo

 

Hai mai guidato una vera macchina da corsa?
«Sì ho preso qualche lezione ma sono finito in testacoda subito non è come guidare una normale auto stradale.»
 

Ma ti ha aiutato a girare il film guidare una vettura da corsa?
«Ci sono state alcune persone chiave per realizzare il film, io ho guidato ma era importante capire che quando un pilota conduce una vettura da corsa non ha un secondo libero a sua disposizione, non esiste che abbia un momento in cui non debba essere concentrato in quello che fa, non puoi rilassarti un attimo, devi sempre controllare quello che fai perché non è la macchina che ti porta a spasso ma sei tu, in ogni istante in cui sei al volante, che devi decidere dove andare e controllarla.»


Sai che i film sulla F,1 non sono stati facili da girare anche perché in passato si ricorda solo Grand Prix di Frankenheimer e la 24 ore di Le Mans di McQueen, quali le difficoltà di Rush?
«lo so, ma se nel caso di Grand Prix era quasi un documentario per il resto non è facile girare un film di F.1, non tanto sulla storia quanto per le difficoltà di ricreare tutto e la finzione, con la F.1 è qualcosa di estremamente difficile perché ci sono tanti particolari da curare. Dopo aver girato 22 film questo sulla F.1 è stato il più difficile in assoluto per le situazioni da creare appositamente, non potevo fare una pellicola superficiale, non vi dico le difficoltà ma credo il risultato sia fantastico, le persone che lo hanno visto sono rimaste entusiaste ed è gente che lavora in F.1 e questo per me vale moltissimo.»

Quando vengo in Italia mi chiamano sempre Riki Cunningham e a me fa piacere perché Happy Days è stata una serie molto importante per me

 

In Italia hai una grande immagine e per la Ferrari c’è devozione, a settembre ci sarà quindi una grande attesa per questo film…
«Quando vengo in Italia mi chiamano sempre Riki Cunningham e a me fa piacere perché Happy Days è stata una serie molto importante per me e quando sono stato a Roma e in giro per l’Italia, quando ho girato Angeli e Demoni, tutti mi chiamavano Ricky, ma va bene così, sono felice anche se sono Ron Howard. Per la Ferrari c’è un tifo speciale, unico e quando guardo le tribune, specie qui a Monaco, capisci che è qualcosa di unico. Io spero proprio di poter fare altri film, sulla F.1 in particolare, mi piace da matti, è dinamica e drammatica, davvero la sintesi dei tempi moderni».
 

Un consiglio a chi non segue la F.1?

«Se non vedete dal vivo una gara non potrete mai capire che cosa vi state perdendo nella vita!»
 

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