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La F.1 ai tempi dei social. Può capitare anche questo nel bel mezzo di una conferenza stampa McLaren, con Button e Alonso che provano a spiegare, poco, cosa succede in pista, Boullier che guarda al futuro e Arai, il capo della Honda, che non sa che pesci prendere dopo le deludenti prestazioni. Squilla il mio telefono, c’è una notifica di Patrizio Cantù, ex manager della Scuderia Italia, ex manager del team F.3000 con cui ha corso e vinto Luca Badoer, ma soprattutto ex manager della MotoGP con cui ha vinto insieme a Valentino Rossi. Insomma, uno che di corse ci capisce, ci vive e ci sguazza.
Quando Ron Dennis derideva le Minardi...
Pubblica una foto di Ron Dennis da giovane, con un cartello in mano in cui invita Jochen Rindt ad accendere una pompa. Ci avviciniamo a Dennis, ben sapendo del suo carattere scontroso e poco avvezzo al ade in Italy (anche se ci viene in vacanza nei posti migliori e ha arredato la sua factory con ceramiche e altro Made in Italy). Ci avviciniamo decisi a sfruttare il momento, d’altronde la McLaren non è che stia facendo sognare e se si pensa ai tempi in cui Dennis offendeva Minardi perché le sue monoposto partivano in fondo alla griglia, oggi viene da ridere al pensiero di cosa potrebbe dire Giancarlo vedendo le due McLaren a chiudere lo schieramento.
Con gli stessi distacchi, anzi più, di quelli che si beccavano le Minardi all’epoca, con una grossa differenza: la Minardi faceva le cose in maniera dignitosa con pochi soldi, la McLaren chiude gli schieramenti attuali con tanti soldoni investiti.
«Quella foto, me la ricordo!»
Insomma, se Minardi fosse meno signore di quello che è, ci sarebbe da ridere. E allora, faccia di tolla delle grandi occasioni, andiamo da Dennis e gli mostriamo il telefonino con la foto di Patrizio Cantù. E qui scatta la meta formosi. Dennis lascia la conferenza, inforca gli occhiali e guarda meglio la foto. Poi ci chiede chi l’ha messa su Internet. Gli diciamo Patrizio Cantù. All’inizio non ricorda, poi dico Scuderia Italia e gli si illumina il volto: «Ah sì ho capito, era una bella squadra, gente seria». Ma dai, all’epoca non sembrava pensarla così.
Era un discorso fatto di passione per le corse, non era un fatto economico. Mi ricordo ancora i sacrifici, le rinunce, ma era bello
Poi guarda la foto e lascia la conferenza diventando un fiume in piena: «Era in Messico, mi pare, ero molto giovane, forse era il 1967, ero meccanico di Rindt, gli dicevo di accendere la pompa ausiliaria per tirare fuori qualcosa in più. In altitudine i motori soffrivano molto, per cui si arricchiva la miscela. Ero giovane, tanto giovane. Ma non ero il solo a lavorare in F.1. A quel tempo c’erano tantissimi giovani meccanici in circolazione, era un discorso fatto di passione per le corse, non era un fatto economico. Mi ricordo ancora i sacrifici, le rinunce, ma era bello».
«Non ci sono più giovani nei box»
«Chissà perché i giovani non affollano più i box, oggi ce ne sono davvero pochi, anzi quasi nessuno nelle squadre. Una volta era raro trovare anziani, oggi nei box è raro trovare dei ragazzini, come ero io a quel tempo. Si vede che è cambiato il mondo, son cambiate tante cose, credo che solo la passione sia rimasta la stessa…».
E riguardando la foto sul telefono, Ron dice ancora: “Ero tanto giovane, un ragazzino, ma ricordo tutto di quella gara, delle prove, dei momenti vissuti nei box, ero tanto giovane…”. E poi si ferma a sorridere. Forse ha riscoperto che la vera molla per cui è ancora là dentro a dannarsi l’anima è la passione, che lo ha sempre accompagnato.