Ricordando Senna. La sorella Viviane: "Finchè si parla di Ayrton, lui vivrà per sempre"

Ricordando Senna. La sorella Viviane: "Finchè si parla di Ayrton, lui vivrà per sempre"
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Il nostro Paolo Ciccarone ricorda Ayrton Senna, scomparso il 1° maggio di 24 anni fa
30 aprile 2018

La parola a Viviane

Ma in cosa consiste il ruolo di assistenza della Fondazione Senna? Viviane prova a spiegarlo, anche se le parole per definire i vari settori di intervento non rendono a dovere l'ampiezza del lavoro: «Il principio di base è uno solo: dare a chiunque una possibilità. Ci sarà il ragazzo più dotato dal punto di vista intellettuale, per cui la sua strada sarà quella dell'informatico o dell'insegnante. E c'è chi magari nello sport troverà la sua via. Noi cerchiamo di dare a tutti una base, sulla quale costruire la propria vita».

«Sappiamo che è una goccia nel mare del bisogno, ma da qualche parte dovevamo pur cominciare. Ogni goccia messa insieme alla fine forma una marea. Non abbiamo la presunzione di risolvere tutti i problemi e non è detto che tutti i ragazzi seguiti da noi avranno la vita felice. Però noi - prosegue Viviane - diamo a tutti una possibilità. Facendoli studiare, dando loro le opportunità necessarie ai vari interventi. Per esempio, in sei città brasiliane abbiamo cominciato un programma scolastico cui partecipano circa 6000 studenti. Il livello medio delle scuole in Brasile è molto basso e noi abbiamo cercato di impostare un metodo di studio e lavoro che sta dando dei buoni risultati. Noi lo chiamiamo "metodo di tecnologia sociale", perché tramite la tecnologia, i computer, il ragazzo si valorizza e si inserisce nella vita di tutti i giorni».

Nonostante la Fondazione Senna svolga le sue attività prevalentemente in Brasile, in Italia è ancora molto vivo il ricordo di Ayrton. Tante aziende collaborano con la Fondazione, tra cui la Ducati. Nella foto la 1199 Panigale Senna
Nonostante la Fondazione Senna svolga le sue attività prevalentemente in Brasile, in Italia è ancora molto vivo il ricordo di Ayrton. Tante aziende collaborano con la Fondazione, tra cui la Ducati. Nella foto la 1199 Panigale Senna
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Un legame molto forte con l'Italia

Anche se l'attività della Fondazione si svolge prevalentemente in Brasile, l'attenzione in Italia è sempre molto alta. Lo conferma Viviane Senna: «Abbiamo delle grosse aziende che partecipano al lavoro della Fondazione, come la Ducati, per esempio, e poi riceviamo molte lettere dai tifosi. Il ricordo di Ayrton è ancora molto forte in Italia e questo ci fa piacere. Anche se noi della Fondazione Senna non seguiamo nessun ragazzo al di fuori dal Brasile, il legame con l'Italia è sempre molto forte».

In Brasile, nei giorni del GP, proprio il 21 marzo del 2000, che sarebbe stato il 40° compleanno di Ayrton, la Fondazione ha lanciato un accordo con Embratel, l'impresa telefonica brasiliana: «Sì, è partito un programma congiunto che ha portato nuova linfa, ma anche aiuto tecnologico alla Fondazione. Ogni anno, poi, si assegna anche un premio giornalistico dedicato ad Ayrton Senna al giornale o alla TV che ha seguito le attività della Fondazione». Ma il mondo della F.1 come segue ancora la moltitudine di servizi della Fondazione? «Nel nostro consiglio di amministrazione fanno parte Frank Williams, Ron Dennis, Alain Prost: facciamo un incontro stabilendo i programmi e le iniziative. Siamo spesso in contatto e devo dire che il ruolo e l'interesse di questi è ancora molto alto. Il ricordo di Ayrton Senna non è scomparso. E fin che vivrà il ricordo, vivrà Ayrton».

Nonostante quanto decretato dall'esito del processo, la famiglia Senna non smette di chiedersi cosa sia successo ad Ayrton il 1° maggio 1994, ma non per cercare un colpevole. Nella foto Frank Williams con Ayrton Senna
Nonostante quanto decretato dall'esito del processo, la famiglia Senna non smette di chiedersi cosa sia successo ad Ayrton il 1° maggio 1994, ma non per cercare un colpevole. Nella foto Frank Williams con Ayrton Senna

Ma cosa successe veramente quel 1° maggio 1994 ad Imola?

C'è ancora un argomento che Viviane Senna fatica a mandare giù: l'esito del processo di Imola. Come si ricorderà, sia il giudizio di primo grado, sia il secondo, non hanno chiarito del tutto cosa è successo domenica 1 maggio 1994. E questo a Viviane da' fastidio: «Il primo processo non ha detto nulla, ma proprio nulla, su ciò che è accaduto a mio fratello. Non ha preso una decisione, non ha spiegato cosa è successo in quella curva. Si sa solo che Ayrton è uscito di strada e si è ucciso. Perché sia uscito di strada, la legge non l'ha detto. Questo a noi da' fastidio perché avremmo voluto chiarezza una volta per tutte».

Il primo processo non ha detto nulla, ma proprio nulla, su ciò che è accaduto a mio fratello. Non ha preso una decisione, non ha spiegato cosa è successo in quella curva. Si sa solo che Ayrton è uscito di strada e si è ucciso

«Non stiamo accusando nessuno - continua Viviane Senna - perché Ayrton e noi sapevamo bene che la F.1 è uno sport pericoloso e che può capitare di tutto. Anche l'incidente fatale. Noi sappiamo che lui in quella curva non ha sbagliato, non è uscito per aver commesso un errore, è successo qualcosa sulla macchina. Ma questo il processo non l'ha detto, non ha chiarito nulla di quanto è successo a Imola quel giorno. Noi però non vogliamo un colpevole a tutti i costi, sia chiaro, volevamo solo una risposta. Quello che non possiamo accettare è che Ayrton sia morto senza un perché, anche se le cause reali le conoscono tutti ma non ci sarà mai un verdetto che lo renderà ufficiale. Con questo non dico che volevamo vedere condannati Frank Williams o Patrick Head. Volevamo solo un perché. Che non c'è stato».

Da quel 1° maggio 1994 Viviane Senna non ha più frequentato il mondo della formula 1, fino a quando Bruno Senna non decise di seguire le orme dello zio
Da quel 1° maggio 1994 Viviane Senna non ha più frequentato il mondo della formula 1, fino a quando Bruno Senna non decise di seguire le orme dello zio

Ma lei ha mai parlato con Frank Williams, chiedendogli una risposta definitiva? «No, io di questo non parlo con Frank, anche se lui fa parte del comitato direttivo della Fondazione Senna. Di questo argomento non diciamo niente, anche perché io seguo un altro aspetto della Fondazione e con Frank i rapporti vengono tenuti spesso da una mia assistente o da altri collaboratori della Fondazione. So che Frank è rimasto molto colpito da quanto accaduto, lui aveva una enorme stima per Ayrton: anche lui soffre per la perdita subita».

Il legame con la Formula 1

Anche se il mondo della F.1 è molto presente nella famiglia e nella Fondazione, Viviane confessa una cosa: «Non seguo più le corse, non guardo mai i GP alla televisione. Per me e tutta la famiglia è ancora un dolore troppo forte. Non ce la facciamo più. Leggiamo sui giornali come vanno le cose, ma vedere in TV le gare no. Proprio non ci riusciamo. La vita va avanti. Ma sentire ogni tanto qualcuno, come i vecchi amici del mondo della F.1, ci fa ancora bene perché significa che i legami di affetto intrecciati in passato sono ancora molto forti. E questo è molto bello».

Fino a quando il figlio non ha deciso di seguire la strada dello zio e Viviane si è ritrovata, suo malgrado, a ricalcare le piste, a riguardare in TV, col terrore, un suo familiare sfidarsi a 300 all’ora. Strano destino quello della famiglia Da Silva (Senna è il cognome della madre), avere il mondo a portata di mano, e non poter dire di aver vissuto felicemente: «non è vero, ogni istante di vita vissuto come si desidera vale la pena di essere fatto. Questo resterà per sempre, non serve vivere 100 anni, serve vivere bene».

E’ questo uno degli insegnamenti di Ayrton Senna  e della sua famiglia. Con lo sguardo di papà Milton che si perde lontano, con l’occhio che diventa lucido e stringe la mano ormai quasi scheletrica della moglie Neide. Chi non è stato a casa di Ayrton Senna da Silva, a San Paolo, Brasile, chi non ha vissuto l’aria delle sue stanze, non può capire cosa sia e perché ancora oggi è ancora vivo in mezzo a noi.

Continua...

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