Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Alle ore 14.17 del 1 maggio 1994, a Imola la storia della F1 cambiò radicalmente.
E' in momenti come questi che da qualche parte nell'inconscio scatta una molla che ti obbliga a concentrarti su quello che devi fare e non farti abbandonare agli eventi esterni.
Torno in sala stampa, chiamo il giornale e domando al collega Massimo Costa di spulciare in archivio perché dovremo recuperare tutto il possibile sulla carriera di Senna: «Ma perché, è ferito grave?» chiede Costa. «Magari, qui dicono che è morto, ma non è ufficiale. Cremonini dall'ospedale non ha ancora chiamato?».
Quasi fosse stato evocato, il collega chiama dall'ospedale e chiede del direttore Sabbatini. Alberto riattacca il telefono e comincia a dare disposizioni su quello che c'è da fare, chi sentire, chi intervistare.
I medici, amici di Cremonini, non hanno avuto dubbi nella diagnosi e nella terapia adottata «Gli hanno fatto 18 trasfusioni di sangue sull'elicottero». Intanto arriva come una furia Gianfranco Mazzoni della RAI: «C'è un lancio d'agenzia della France Presse che dice che Senna è morto: dove è Patrick (il corrispondente dell'agenzia, ndr) qualcuno l'ha visto?».
No, Patrick è in ospedale e deve aver parlato con qualche medico che gli ha rivelato la gravità delle ferite alla testa. Intanto il rottame della Williams viene chiuso a chiave in un garage dopo essere stato osservato dai tecnici del team e dai pochi curiosi che si sono potuti avvicinare.
Comincia la sarabanda delle accuse, tutti hanno qualcosa da dire e nelle ore seguenti alla gara, vinta da Schumacher (ma chi se ne è accorto?) si dice tutto e il contrario di tutto. Bisogna andare a fondo, sentire il parere di tutti, Briatore da una parte e i ferraristi dall'altra.
Correre, non correre, giusto, sbagliato. Smettere, ripensarci, colpa delle sospensioni attive (vietate da quell'anno: la vettura era progettata per montarle, ed Ayrton si lamentava della continua alternanza di sottosterzo e sovrasterzo della vettura che era divenuta impossibile da gestire). Senna si è sentito male. Uno svenimento, me lo ha detto Dennis. No, si è rotta la macchina. La sospensione. No, lo sterzo. Ma va là, erano le gomme. Ho visto tutto. Io pure.
Intanto è arrivata la prima conferma dall'ospedale della gravità delle lesioni al capo. Nel frattempo l'addetto stampa della FIA, Martin Withaker, legge uno scarno comunicato. Ne sappiamo di più noi. Ore 18. Cremonini ha già chiamato dicendo che Senna è clinicamente morto. Ore 18,10, la dottoressa Melandri, primario del reparto dove Ayrton è stato ricoverato, legge poche righe di un comunicato ufficiale: il cuore di Ayrton Senna ha cessato di battere alle 17,40.
Ore 18.10, la dottoressa Melandri, primario del reparto dove Ayrton è stato ricoverato, legge poche righe di un comunicato ufficiale: il cuore di Ayrton Senna ha cessato di battere alle 17.40
Il pilota brasiliano è morto. Resterà all'ospedale Maggiore di Bologna nella attesa di essere sottoposto ad autopsia. Ore 18,30: Martin Withaker legge un comunicato in cui si dice che Senna è in stato di coma profondo e appena ci saranno altre novità, verrà ad informarci. Lo informiano noi e mandiamo al diavolo lui e la FIA e tutta l'organizzazione di Ecclestone.
Scendiamo nei box per trovare ancora qualcuno con cui parlare ma, cosa strana, dobbiamo farci da parte perché i mezzi della televisione gestiti dalla FOCA se ne stanno andando via. Strano, di solito partono un bel pezzo dopo la gara e non così rapidamente. Il particolare verrà analizzato in seguito, quando si è parlato delle immagini TV della camera car di Senna che erano sparite e poi ricomparse. In quel momento a tutto si pensava, tranne che alle immagini della televisione.
“Correre, non correre, giusto, sbagliato. Smettere, ripensarci, colpa delle sospensioni. Senna si è sentito male. Uno svenimento, me lo ha detto Dennis. No, si è rotta la macchina. La sospensione. No, lo sterzo. Ma va là, erano le gomme. Ho visto tutto. Io pure”
Torniamo in sala stampa. Cominciamo a scrivere, sono migliaia di parole messe in fila per spiegare cosa è successo quel giorno, nessuno parla più in sala stampa. Il bar è chiuso, è mezza notte e abbiamo tutti fame, siamo stanchi e stravolti per aver vissuto una giornata allucinante.
Lasciamo la sala stampa, scendiamo le stesse scale che abbiamo salito al mattino e speriamo di incrociare Ayrton che ci dice che era tutto finto, uno scherzo per farci capire che ci eravamo spinti oltre tutti i limiti. Ma non è così.
Passiamo davanti al motorhome della Williams. Hanno fatto pulizia, portando via tutto e mettendo da parte le cose inutili. Da una parte, appoggiata a una transenna, c'è la bicicletta Senna, con tanto di cartello giallo con su scritto a mano: "da fotografare al mattino con Ayrton sopra per spot pubblicitario".
C'è rimasta solo la bicicletta, appoggiata da parte. Nessuno ha avuto il coraggio di toccarla o spostarla. Di Ayrton Senna da Silva, 34 anni compiuti il 21 marzo, non c'è rimasto che quella testimonianza così assurda dopo tutto quello che è successo. Lasciamo l'autodromo al buio, prendiamo la macchina al parcheggio e ci avviamo verso la redazione di Bologna.
Arrivai a casa alle 5.30 del mattino. Pacheggiai, mi spogliai e andai a letto. Lì realizzai: è morto Senna!? No. lui non morirà mai
Il lavoro non è ancora finito, dobbiamo ancora raccontare tutto quello che è successo a Imola. Ma chi l'ha capito cosa è successo a Imola? Dopo tanti mesi stiamo ancora tutti lì a chiedercelo. A cena, fra colleghi che hanno vissuto l' olocausto in diretta, ce lo domandiamo ancora dopo tanti mesi, anni, cercando di capire qualcosa.
Bologna. La redazione è in fermento, pezzi da tagliare, didascalie da sistemare, impaginati da controllare. Aggiungi qua, togli là, metti una foto qui. Sono ormai le 3,30 del mattino. Ci sarebbe da andarsene a dormire. Ma oggi non è stata una giornata come le altre. Lo si capisce dai silenzi pesanti che aleggiano dappertutto. I colleghi di Superbasket evitano di fare domande, hanno capito che è accaduto un'enormità.
Non ho voglia di andare a letto. Riprendo la macchina, infilo l'autostrada e torno a casa a Bergamo. Arriverò alle 5,30 del mattino. Parcheggio, mi spoglio, mi infilo a letto: Madonna, ma è morto Senna! E chi lo racconta adesso? Io. E gli altri colleghi. L'abbiamo già fatto. Chissà, forse svegliandomi mi accorgerò di aver fatto un brutto sogno. Domani lo racconterò. Ho sognato che è morto Senna. Ma Senna non può morire. Non morirà mai.