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Otto maggio 1982, 33 anni fa, era un sabato, non un venerdì come sarà quest’anno. Ma poco importa, sempre week end di gara è. Per Gilles Villeneuve, però, quello sarà l’ultimo week end della sua vita. E come sempre capita, quando un campione come lui scompare, finisce la storia, comincia la leggenda. Una leggenda cominciata alcuni anni prima in un paesino del Canada.
Berthierville è un piccolo centro a una quarantina di chilometri a nord est di Montreal e per arrivarci basta prendere l’autostrada che porta a Quebec City. Appena usciti c’è solo una strada che porta verso il centro, costeggiato dal fiume San Lorenzo. Sparse qua e là ci sono delle abitazioni povere, dei casolari e delle cascine. E un allevamento di polli. Nascosta dietro al cascinale dei polli, c’è una piccola casa senza recinzione.
Sulla Mustang, su due ruote
Al pian terreno, subito dopo l’ingresso, basta prendere la porta a sinistra e trovarsi in una stanza enorme dove al centro c’è un tavolo da biliardo, sulle pareti foto di corse, caccia e pesca invernale sul San Lorenzo ghiacciato. Una tromba alle pareti, usata di tanto in tanto da padre e figlio. E’ lì che abita Seville Villeneuve, padre di due ragazzi: Gilles e Jacques. I sabato sera e le lunghe giornate di inverno non passano mai. Bisogna inventarsi qualcosa per trascorrere il tempo e Gilles lo ha trovato. Poco prima di arrivare all’allevamento di polli, la strada sale leggermente e fa una curva ampia in salita che chiude proprio quando arriva all’apice, quando la strada torna in piano. Gli amici di Gilles si ritrovano tutti lì il sabato sera.
Gilles è uno che dà spettacolo e sulle sue imprese fioccano le scommesse. Al volante di una vecchia Mustang, Gilles stupisce facendo la curva su due ruote
Perché Gilles è uno che dà spettacolo e sulle sue imprese fioccano le scommesse. Al volante di una vecchia Mustang, Gilles stupisce facendo la curva su due ruote. Applausi, birra che scorre a fiumi e risate. Il sabato sera finisce così. Con una partita a biliardo a casa di Gilles che ogni tanto suona la tromba, in malo modo a dire il vero, ma almeno ci prova. Come fa con tutte le cose della sua vita.
La “scuola” della motoslitta
In inverno, invece, quella strada è impraticabile. Si può percorrere solo con le motoslitte. E Gilles dà spettacolo anche con quelle. Anzi, diventa un vero e proprio campione della specialità: ha un controllo del mezzo in sbandata che altri non hanno. Sa come guidare senza vedere niente, in mezzo alla neve sparata negli occhi dagli altri concorrenti. Andare al limite, sempre più forte. Con una filosofia di vita: una volta trovato il limite, bisogna superarlo. Non arrendersi alle avversità della natura o a quelle del mezzo meccanico.
Il ragazzino ha talento, ma non ha un soldo. Si inventa di tutto, ma Berthierville non è un grosso centro e bisogna gravitare attorno a Montreal e ai comuni limitrofi. Gilles incontra Johanne, si fidanza, la sposa e lei lo segue in quella pazza avventura che sono le corse americane. Fino a quando, con quattro soldi in tasca, investiti in un camper col quale Gilles trasporta tutta la famiglia sui circuiti, arriva l’occasione per mettersi in mostra.
Un debutto vittorioso, contro Hunt
Succede a fine 1976 sulla pista di Trois Rivier. C’è l’ultima gara di F.Atlantic, una specie di F.2 nordamericana e sono stati invitati i campioni della F.1, come James Hunt e Vittorio Brambilla. Gilles vince a mani basse, stupisce per il controllo di macchina e per la guida. Hunt ne parla con i suoi alla McLaren e quando scatta il programma Marlboro per i giovani piloti nel 1977, a Gilles viene offerta la possibilità di correre il GP d’Inghilterra sulla terza McLaren. Gilles debutta a Silverstone il 16 luglio, non brilla particolarmente, ma ha lasciato il segno e torna in Canada.
Ne parla, però, anche Franco Lini, giornalista ed ex ds della Ferrari, mentre tempo dopo saranno Chris Amon, ex pilota della F.1, Walter Wolf magnate austro-canadese del petrolio e un italiano residente in Canada a fare il nome di Villeneuve al Drake a Maranello, segnalando la bravura di Gilles. Ma il 1977 è l’anno del grande divorzio fra Niki Lauda e la Ferrari. Dal suo eremo di Maranello il Grande Vecchio cerca un pilota per sostituire l’austriaco. Qualcuno gli ricorda il nome di quel ragazzino canadese che con le F.Atlantic andava davvero forte. Prendere uno sconosciuto, farlo girare fino alla nausea a Fiorano, renderlo un vincente. E’ la grande scommessa di Enzo Ferrari per dimostrare che è la squadra, la Ferrari, che crea i campioni e non è il pilota, in questo caso Niki Lauda, a fare grande la squadra.
L'incontro con il "Drake"
Gilles viene contatto per un appuntamento, Gianfranco Gozzi, segretario e qualcosa di più di Enzo Ferrari, va a prenderlo all’aeroporto della Malpensa al volante di una Fiat 132 di servizio. Gilles arriva in camicia e jeans, ha una sacca che butta nel bagagliaio della macchina, si siede e si addormenta. Gozzi farà tutto il viaggio con Gilles a fianco addormentato. L’ingresso nell’ufficio di Enzo Ferrari non provoca particolari emozioni in Gilles Villeneuve.
Il Grande Vecchio lo guarda, lo analizza e gli chiede: «Quanto vuole per essere felice?». Gilles non capisce, Gozzi fa da interprete al che Villeneuve risponde con una cifra in dollari canadesi. Attimo di smarrimento, poi arriva la soluzione. Gozzi si alza, va in un altro ufficio, prende il giornale e guarda il cambio ufficiale della giornata. L’accordo è presto fatto. Gilles Villeneuve sostituisce Niki Lauda e disputerà le ultime due corse della stagione in Canada e Giappone.
Comincia l’era Villeneuve e quel 9 ottobre 1977, sul circuito di Mosport, segnerà lo spartiacque fra l’epoca pre Villeneuve, con tutto quello che c’era prima, e il dopo Villeneuve, che comincerà l’8 maggio 1982, quando Gilles morirà in Belgio durante le prove ufficiali. In F.1 niente sarà più uguale, specialmente per quei tifosi troppo vecchi per innamorarsi ancora.
1977, inizia l'era Villeneuve
Gli inizi alla Ferrari sono però difficili: in Canada Gilles va fuori e sfascia la Ferrari. In Giappone, durante un duello con Ronnie Peterson, va ancora peggio. Al sesto giro, in fondo alla staccata del rettilineo, la Ferrari decolla sulla Tyrrell, finisce nel prato e atterrando uccide due spettatori. L’inchiesta dirà che quella gente non doveva trovarsi in quel punto, ma le polemiche, intanto, sono feroci. Qualcuno comincia col ribattezzare Gilles “l’aviatore”, perché passa più tempo per aria che in pista.
Enzo Ferrari, però, capisce il suo pilota ed è sempre più convinto nel proseguire la sfida lanciata a suo tempo. Gilles prova a lungo a Fiorano, chilometri e chilometri macinando cambi, motori, frizioni e semiassi. La sua guida è sempre al limite, non si arrende e cerca di apprendere dal più esperto Carlos Reutemann i segreti della messa a punto della F.1, suo punto carente. Lui, infatti, è capace di portare al limite ogni mezzo, ma non ha quella finezza tecnica nella messa a punto che fa la differenza fra un pilota come Lauda e uno grezzo, ma efficace, come Villeneuve.
In Argentina, gara di apertura del 1978, Gilles porta la macchina al traguardo per la prima volta, anche se finirà soltanto ottavo. In Brasile e in Sudafrica ci sono ancora due ritiri, ma a Long Beach l’esperienza di circuiti cittadini porta Gilles in testa alla gara. Fino a quando non incontra Clay Regazzoni. Lo svizzero è doppiato, sa che la Ferrari è in testa ma pensa che Gilles tenti il sorpasso in un punto idoneo, invece Villeneuve si infila in una stretta curva a sinistra e decolla sulla Shadow di Ragazzoni. La corsa la vince Reutemann con l’altra Ferrari e le polemiche su Villeneuve si riaprono dolorosamente, tanto che qualche giornale comincia col titolare, giocando sul nome e sulle tendenze spettacolari in fatto di incidenti, “Voladinueve”.
A Montecarlo questa fama viene rafforzata da un altro terribile incidente all’uscita del tunnel. Nel punto più veloce del circuito Gilles stampa la sua Ferrari contro le barriere. Le polemiche si sprecano a questo punto: da più parti si chiede a Enzo Ferrari di lasciare a piedi il canadese e di ammettere l’errore. Sono giorni difficili per Gilles, che sa di non avere tutte le colpe. Ferrari insiste e parlando col suo pilota si convince di avere per le mani un campione che deve solo trovare la propria strada, consapevole dei propri mezzi e dei propri limiti. In Belgio, sul circuito di Zolder, Gilles compie una corsa impeccabile. Le due Lotus 79 di Andretti e Peterson viaggiano su un altro pianeta.
L’effetto suolo, introdotto sulla vecchia 78, è stato amplificato e perfezionato in questa wing car ultima generazione. Gli altri devono solo accodarsi. Gilles porta in fondo la sua Ferrari in scia alla gemella di Reutemann. In Spagna non va bene come in Svezia e Francia. Gilles è fuori dai punti ma porta la macchina al traguardo. Dopo i disastri iniziali è un deciso cambio di marcia.
Dal camper... al podio
Per ritrovare Gilles in zona punti bisognerà aspettare Zeltweg con il primo podio. Dietro al vincitore Andretti e a Depailler, Gilles sale sul terzo gradino con l’emozione e la gioia di chi vede i primi risultati. Sua moglie Johanne festeggia con il piccolo Jacques e la sorellina Melanie che vivono nel camper col quale Gilles si trasferisce ai GP, proprio come faceva ai tempi della F.Atlantic agli inizi di carriera. In Olanda Gilles va ancora a punti, ma a Monza il canadese si scatena. Parte in prima fila a fianco di Mario Andretti. La tensione è enorme perché nella gara precedente si sono agganciati diversi piloti, fra cui Patrese e Pironi. La stagione è stata tutta una serie di vendette in pista in cui i piloti, in duelli rusticani, se le sono date di santa ragione.
Al mattino, nel warm up, Peterson è uscito di pista alla seconda variante e deve prendere il muletto perché la sua Lotus 79 non è riparabile. Quando parte la gara, Patrese viene stretto da Hunt che tocca Peterson, partito molto lento. Il contatto è violento, la Lotus finisce contro il rail e si incendia. Al centro del gruppo ci sono numerose toccate di cui ne fanno le spese anche Reutemann, Pironi e Vittorio Brambilla, che viene colpito in testa da una ruota vagante. Dopo aver spento l’incendio e portato Peterson in ospedale, si teme per la vita di Brambilla, in coma ma durante la notte una embolia stronca la vita di Peterson mentre il pilota monzese si salverà dopo una lunga degenza.
Al secondo via gli animi sono bollenti. Andretti e Villeneuve sono molto nervosi in prima fila, ognuno guarda negli occhi l’altro e il motivo è presto detto. La prima curva, dopo quello che è successo poche ore prima, diventa una trappola micidiale. I due scattano all’unisono prima che il direttore di gara dia effettivamente il via. A fine gara saranno primo e secondo, ma verranno penalizzati per il via anticipato. La corsa la vince a tavolino Niki Lauda davanti a Watson e Reutemann. Andretti viene classificato sesto ed è campione del mondo, Villeneuve è settimo e fuori dalla zona punti, ma per come ha lottato e combattuto contro una macchina superiore, conquista i tifosi monzesi che vedono in lui il prototipo del pilota che non si arrende mai.
La prima vittoria in F.1
In Canada, sul nuovo circuito cittadino di Montreal, Gilles Villeneuve vince il suo primo GP in una giornata dove vento, pioggia e freddo la fanno da padrona. Un anno prima, a Mosport, aveva debuttato con la Ferrari distruggendo la prima rossa contro le barriere. In 12 mesi si è compiuta la trasformazione: da aviatore a campione.
Gilles è un altro uomo, ha preso consapevolezza di sé e quando la Ferrari gli mette a disposizione la nuova 312 T4 e Jody Scheckter al suo fianco, Gilles è pronto a lottare per il mondiale. Le prime due gare del 79 sono interlocutorie, contro le Ligier c’è poco da fare, ma in Sudafrica e a Long Beach arrivano altre due vittorie. A Kyalami precede il compagno di squadra Scheckter, che avrebbe voluto vincere la gara di casa, negli USA riscatta la delusione dell’anno prima e dell’aggancio con Regazzoni. La Ferrari è competitiva, ma Gilles non riesce a sfruttare al massimo il potenziale.
Digione: quel duello leggendario con Arnoux
A Montecarlo rompe un semiasse e lascia la vittoria a Scheckter. In Francia Gilles firma il capolavoro delle corse di tutti i tempi: in lotta con Arnoux per il secondo posto, si inventa sorpassi e ruotate come mai si erano viste nella storia della F.1. Alla fine di una lotta serrata, entrata negli annali, ha ragione della Renault e porta la Ferrari al secondo posto! Come al solito la critica si divide: chi dice che ha esagerato, e chi lo esalta.
Enzo Ferrari apprezza quel suo pilota che dà emozioni, che è imprevedibile e che regala entusiasmo attorno al marchio. Il Grande Vecchio sa che la sua scommessa è stata vinta, perché due anni dopo nessuno parla più di Niki Lauda ma tutti esaltano l’intuito e la decisone di Ferrari.
La “febbre Villeneuve”
In Canada, intanto, un gruppo di amici di Berthierville, paese di origine di Gilles, si fa contagiare dal morbo Villeneuve e con adesivi “J’ai la fievre Villeneuve” invadono il Quebec. La Febbre Villeneuve esplode anche in Italia quando a Zandvoort, GP d’Olanda, Gilles fora una gomma e torna ai box a una velocità tale che per strada perde pezzi e quando entra nei garage, c’è solo un moncherino attaccato alla sospensione posteriore. Il giro di pista su tre ruote, anzi due perché spesso quella anteriore è sollevata da terra, fa impazzire i tifosi. E’ il momento cruciale del campionato perché, con la vittoria di Scheckter, Gilles capisce che il mondiale è compromesso, come infatti succederà a Monza, quando la Ferrari gli chiede se è d’accordo nell’aiutare il sudafricano.
Gilles accetta e in gara protegge il compagno di squadra. Quando sale sul podio e prende la coppa del secondo posto, l’ovazione dei tifosi è tutta per lui che viene festeggiato più che Scheckter, che pure ha vinto il mondiale. Il finale di stagione è di altissimo livello: ancora secondo in Canada e primo negli USA. Il mondiale 1979 ha consacrato un nuovo idolo delle folle, il 1980 sarà l’anno di Gilles. Almeno è quello che pensano tutti senza fare i conti con i problemi tecnici della Ferrari. La 312 T5 è la brutta copia della macchina che ha vinto il mondiale 79, le wing car spopolano, la Ferrari deve fare i conti con un motore boxer più largo e con una aerodinamica poco riuscita.
Sarà un anno disastroso in cui Gilles non va oltre il quinto posto a Montecarlo e a Montreal, raccoglie un sesto posto in Belgio e in Germania. Eppure, nonostante tutto, in Canada compie un mezzo miracolo visto che si era qualificato in penultima fila e per finire al quinto posto ha fatto tanti di quei sorpassi che a fine corsa Gilles è distrutto. A Imola, in prova, la Ferrari fa debuttare il motore turbo, in gara Gilles usa ancora la vecchia 312 T5 ma alla staccata prima della Tosa esce di pista violentemente.
Macchina distrutta e pilota scosso. Il punto in cui è uscito, oggi si chiama curva Villeneuve. La stagione viene archiviata con la speranza che la nuova monoposto col motore turbo e aerodinamica da wing car, sia sufficiente per puntare al successo. Ma le prime tre corse sono piene di problemi, ritiri a ripetizione e solo un settimo posto a Imola.
Uno sprazzo di luce, però, si vede al via del GP di Long Beach, quando Gilles è in testa al gruppo in fondo al rettilineo solo che arriverà talmente veloce da andare lungo e perdere le posizioni, ma almeno si è rivisto il Villeneuve combattente del 1979.
Per scrivere la prima pagina del capolavoro della stagione 1981, Gilles sceglie il GP di Montecarlo. E’ la pista più stretta del mondiale, i motori turbo hanno un ritardo alla risposta all’acceleratore che Villeneuve sopperisce usando il piede sinistro sul freno e il destro sul pedale del gas, introducendo una nuova tecnica di guida. In testa alla corsa c’è Alan Jones che sul finire comincia ad accusare problemi di alimentazione. Gilles non molla e a pochi giri dalla fine sorprende l’australiano infilandosi fra il guard rail alla sua destra e la Williams a sinistra in pieno rettilineo!
«E' nato Dio!»
Alla fine è il trionfo e a Montecarlo le barche ormeggiate nel porto cominciano a suonare le sirene, aprendo una tradizione che fino a quel momento le aveva viste silenziose spettatrici. Da un balcone di fronte al box della Ferrari un appassionato prende un megafono e urla a squarciagola: «Suonate, suonate le sirene perché oggi è nato Dio!», segnale evidente dell’esaltazione generale di fronte a quel successo insperato.
Montecarlo 1981: Da un balcone di fronte al box della Ferrari un appassionato prende un megafono e urla a squarciagola: «Suonate, suonate le sirene perché oggi è nato Dio!»
In Spagna due settimane dopo ci sarà un altro capolavoro: dopo una partenza al fulmicotone che da metà gruppo lo porta in testa alla prima curva, passando fra guard rail e linea bianca ben oltre la pista, Gilles resiste in testa alla corsa per 66 giri chiudendo tutti i varchi agli inseguitori. Vince tagliando la bandiera a scacchi senza rendersi conto di aver vinto perché in fondo al rettilineo si spegne il motore privo di benzina. Gilles è furente perché crede di aver perso la gara, invece è entrato nella storia perché Laffite, Watson, Reutemann e De Angelis non sono riusciti a scavalcarlo e hanno concluso in volata.
La stagione 81 prosegue con alti e bassi. A Silverstone Gilles finisce in testacoda coinvolgendo anche De Cesaris che lo inseguiva. A Monza Villeneuve si ritira ma a Montreal mette in scena un altro capolavoro. Durante un tentativo di sorpasso tocca una vettura davanti a sé, l’ala anteriore si alza e gli impedisce la visuale, Gilles non molla e fra acrobazie di ogni genere, che ricordano quelle fatte in motoslitta, riesce a salire sul podio con la macchina priva di muso e piena di fango, raccolto in giro lungo la pista. L’anno finisce col ricordo dei due successi e la speranza che la Ferrari del 1982 sia migliore.
E così è, solo che l’inizio di stagione viene caratterizzato dalle lotte politiche fra i costruttori, la FOCA e la federazione. Le squalifiche per Williams e Brabham, le ripicche regolamentari che porteranno la Ferrari, a Long Beach, a schierarsi col doppio alettone e conseguente squalifica di Gilles che aveva finito al terzo posto.
Fino a quando si giunge a Imola. La storia è nota: dapprima i piloti dovevano fare spettacolo per non deludere il pubblico. Infatti, al via c’erano solo 14 monoposto perché le squadre inglesi, per protesta, rifiutarono di venire a patti. Col ritiro delle due Renault in testa Villeneuve e Pironi si alternano al comando fino a quando dal box viene esposto il cartello “slow” che vuol dire rallentare, o come intende Gilles: tenere le posizioni.
Pironi non ci sta e sorprende il compagno di squadra che, sul podio, si sente tradito dal compagno ma anche dalla squadra che non lo ha difeso. «E ora cercatevi un altro pilota» dirà furente ai box.
Otto maggio 1982
Sarà una tragica profezia perché due settimane dopo, a Zolder, durante le qualifiche Gilles vuole vendicare il torto subito e non vuole perdere tempo. Decolla sulla March di Jochen Mass, chiude la sua storia con un volo drammatico, come lo aveva iniziato in Giappone. Stavolta per Gilles l’aviatore non ci sarà niente da fare.
Alle 13,52 dell’otto maggio 1982 (ma il certificato di morte segna le 22,15) si chiude la storia di Gilles Villeneuve e comincia la sua leggenda. La leggenda del pilota che non si arrende mai, di chi una volta scoperto il limite lo deve superare. La leggenda di Gilles Villeneuve. «Un pilota che ha dato, aggiunto, tanta notorietà alla Ferrari. Io gli volevo bene», dirà Enzo Ferrari per ricordare il suo pilota. Amato dalle folle, odiato dai colleghi. Idolo dell’impossibile per i tifosi, un pazzo scatenato imprevedibile per chi ci correva insieme.
La verità non la diranno mai, perché la leggenda e il credo popolare su Gilles Villeneuve è tale che ogni parola detta da chi ci ha corso insieme sarebbe inutile. E allora meglio il silenzio. Quel silenzio e quel rispetto che meritano gli eroi, quelli che contro tutto e tutti hanno imposto la loro ragione, a costo della loro vita.