Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Riccardo che avrebbe compiuto 24 anni due giorni dopo. Era il 13 giugno 1982. E non lo fece mai. La storia di Riccardo Paletti si intreccia fortemente con quegli avvenimenti della stagione 1982 che dopo 40 anni sembrano ancora incredibili e irreali. Nel mondiale F.1 ci sono degli anni che fanno da spartiacque. Il 1994 è passato alla storia come quello della tragedia Senna a Imola, ma 12 anni prima ci fu un'altra annata tragica con una serie di avvenimenti degni della miglior penna di film horror in circolazione. Una serie di drammi, storie e intrecci unici da sembrare scritti a tavolino e invece erano la realtà di una stagione pazza, drammatica e unica sotto certi aspetti. A Imola ad aprile ci fu il clamoroso epilogo del rapporto fra Gilles Villeneuve e Didier Pironi, seguito due settimane dopo dalla morte di Villeneuve in Belgio. In Canada, ottava gara della stagione, quegli anelli si sono intrecciati in una concatenazione di eventi tragici che sono costati la vita a Riccardo Paletti. Gilles Villeneuve e Riccardo, due ragazzi uniti dalla morte in pista. Il primo e l'ultimo. Come nel 1994 con Senna e Ratzenberger. Carriere diverse, stesso destino. E 40 anni dopo, come era doveroso ricordare Gilles, lo è altrettanto ricordare Riccardo, di cui resta l'autodromo di Varano de Melegari come intestazione perpetua dedicata a un giovane sfortunato nell'epilogo della sua carriera, ma fortunato perché era arrivato lì dove sognava di essere.
In Canada, circuito appena dedicato a Gilles Villeneuve, Didier Pironi partiva proprio dalla piazzola dedicata al canadese. Un segno del destino, visto che la scomparsa di Gilles era una conseguenza della rivalità e del tradimento di Didier. Al via la Ferrari si blocca, quasi una mano invisibile la tenesse ferma al suolo, impedendole di proseguire quel cammino vincente che a Gilles era stato impedito dal destino. Riccardo Paletti partiva 23, era la seconda gara di quel mondiale, dopo il debutto a Imola. Sì, proprio quella Imola, quella del tradimento, delle polemiche, della rottura dei rapporti di amicizia. A Detroit, sette giorni prima, Paletti si era qualificato, ma un problema nel warm up gli aveva impedito di usare la sua vettura. C'era il muletto, ma toccava a Jarier fermo anch'egli per un problema durante la sessione del mattino. Per cui qualificato, ma a piedi. Fino a Montreal. Qui la seconda partenza della sua vita in F.1. Al muretto la mamma e l'amica di sempre, Mariangela Chambers, del negozio Competition Market all'interno dell'autodromo di Monza. Ed era qui, nei mesi invernali, che Riccardo passava le sue domeniche. A parlare di corse, dal debutto in Superford al passaggio in F.3 e la speranza e il sogno di arrivare in F.1. Le domeniche in cui ci raccontavamo i nostri sogni. Chi scrive voleva entrare nel circus come giornalista, visto che le prestazioni in pista erano scadenti e servivano molti soldi che non c'erano. Lui, invece, i soldi li aveva. Da parte della famiglia e degli sponsor che lo spingevano. I dubbi e i problemi di quell'inverno 1981, quando la Pioneer gli aveva spianato la strada in F.1 con l'Osella. Ricordi, dubbi e tentennamenti che poi, in pista, erano spariti. Paletti botti perfetti, lo pigliavamo in giro (di nascosto) in quel negozietto dell'autodromo. Eh sì, perché quando c'era un botto o un incidente di un certo rilievo, lui c'era sempre: "Io non mollo, lo facciano gli altri" diceva con quella faccia pallida, magra e smunta e quegli occhiali da vista troppo grandi per il suo viso. Quel giorno, a Montreal, Mariangela ad accompagnare la mamma. E Gianfranco Palazzoli, il DS, a coordinare il tutto. Il Nord America era occasione ghiotta per le amanti dello shopping. La sede della Timberland era poco distante da Montreal, Detroit giusto dall'altra parte. E a Monza, in quel periodo, poche gare salvo qualche apparizione della F.Monza in via di sparizione in attesa della nuova F.Panda del 1983. Quindi Mariangela chiuse tutto e si avviò.
Partenza della gara, Pironi resta fermo, dietro il gruppo in ordine sparso evita la Ferrari, Paletti, partito 23 e lanciato verso la prima curva, non fa in tempo a capire che c'era la morte che lo aspettava su quella piazzola dedicata a Gilles Villeneuve. L'urto fu tremendo, l'Osella si accartoccia contro il retro della Ferrari. Il serbatoio si rompe e mentre Pironi scende e va a soccorrere Riccardo, la mamma sul muretto dei box cerca di buttarsi in pista, trattenuta a stento da Mariangela e da Palazzoli. E' uno strazio unico, indicibile, il fuoco, i pompieri a rilento, 20 minuti per estrarre il corpo di Riccardo che è rimasto schiacciato e con gravi ferite alle gambe e torace, oltre ad aver respirato i fumi di estintori e benzina. La corsa all'ospedale, le urla disperate della madre. L'annuncio ufficiale della sua morte e la gara che riparte con la prima vittoria, anzi doppietta, della BMW in F.1 con Piquet davanti a Patrese con le Brabham. Poi il ritorno a casa, le pratiche burocratiche, il funerale e quel ricordo di sto ragazzo pallido dagli occhialoni enormi e il sorriso triste che aveva realizzato il suo sogno e lo aveva visto svanire in un lampo. Oggi, 40 anni dopo, ricordiamo Riccardo che avrebbe compiuto 24 anni il 15 giugno di quel 1982 e che invece non li compì mai.