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Lewis Hamilton è unico. Così Toto Wolff ha descritto il suo ormai ex pilota. Una relazione, sportiva e non solo, che è durata ben dodici anni, costellati di alti e bassi, ma soprattutto di grandi momenti vissuti fianco a fianco, pilota e l’intero team Mercedes. Un legame, però, che va ben oltre ai successi, ben sei titolo mondiali, perché Hamilton ha creato insieme al suo storico team principal un binomio difficilmente replicabile nella storia della Formula 1, e un addio del genere non va lasciato in sordina.
Lewis Hamilton al taglio del traguardo del Gran Premio di Abu Dhabi 2024 ha chiuso uno dei capitoli più lunghi e importanti della sua vita, non solo da pilota professionista ma anche come essere umano. Si è fatto apprezzare dal grande pubblico per il suo carattere introverso e attento a tutto ciò che lo circonda, ma la sua vera natura è stata conosciuta a fondo e apprezzata soprattutto dalla sua squadra, una famiglia che gli ha fatto compagnia in questi dodici lunghi anni, un rapporto che difficilmente verrà messo da parte. La decisione di accettare il passaggio in Ferrari non è stato frutto solamente di voler chiudere la sua carriera nel team più vincente della storia della Formula 1, ma anche della volontà di mettersi alla prova, lontano dalla sua confort zone. Una sfida ardua lo attende, ma quella più complicata è stata già portata a termine. Staccarsi dalla Mercedes e tutti le persone che compongono il team che l’ha visto crescere fino ad oggi. Il cordone ombelicale è stato tagliato, tutto le sue cose sono già in viaggio verso Maranello, ma nel cuore restano tutti i bei ricordi e gli annedoti, minuziosamente custoditi nel suo cuore, in quello di Toto Wolff e Andrew Shovlin.
“Per un anno intero abbiamo saputo che questo momento sarebbe arrivato. Siamo professionisti ed abbiamo fatto per masso per eseguire questa stagione al massimo delle nostre possibilità. Gara dopo gara sapevamo che si avvicinava sempre di più questo momento, ma non era una sensazione predominante. Ovviamente adesso realizziamo che stia veramente accadendo - ha ammesso con commozione Toto Wolff - Il pomeriggio di Abu Dhabi per me è stato veramente molto emozionante. Prima di quel momento non avevo ben realizzato che questa sarebbe stata la sua ultima qualifica, la sua ultima gara, il suo ultimo giro. Questo non vuol dire che il nostro rapporto, oltre quello professionale, finisce qua. Quello che abbiamo vissuto come team, ma anche io e mia moglie Susie con lui va ben oltre. Lewis ha deciso di cambiare per la sua ultima parte di carriera e lo capisco. Ma lui farà sempre parte della nostra famiglia e un giorno, quando si tirerà, quando vorrà, potrà tornare da noi”.
“Abbiamo iniziato questo progetto tredici anni fa e lui ne ha sempre fatto parte. Era un qualcosa di nuovo, sia per me che per lui ed abbiamo genuinamente imparato a conoscerci a vicenda piano piano. Ma come in tutte le storie, anche con un fratello, un padre oppure un amico, ci sono dei momenti in cui inciampi per la via perché si hanno prospettive o percezioni diverse, ma abbiamo sempre cercato di superare il tutto parlandone” ha proseguito il team principal della Mercedes ai microfoni di Beyond The Grid parlando del lungo viaggio condiviso con Lewis Hamilton. “Gli ultimi anni sono stati i bei momenti della mia vita, dentro e fuori la pista, con lui. Quel mondiale perso all’ultimo contro Nico Rosberg, gli ha permesso di tornare ancora più forte, giorno dopo giorno, anno dopo anno. È una persona costante nello sviluppo dato che è molto critico con sé stesso, e questo si traduce in un miglioramento non sono in termini di velocità, ma anche di personalità e maturità. Questo lo rende il più grande di tutti i tempi. La fine del 2021 è stata un qualcosa che resterà per sempre nelle nostre vite professionali. Ma non penso che abbia poi avuto qualche correlazione nel modo di guidare di Lewis o di lavorare della squadra. Ma nel complesso, come persona e professionista, anche fuori dalla monoposto, è diventato sempre più completo” ha continuato parlando delle battute di arresto che il pilota britannico e la squadra di Brackley hanno dovuto affrontare nel loro lungo cammino.
“Fatico a nominare solo alcuni attributi di Lewis come pilota perché non gli faresti abbastanza giustizia. Ma i più importanti credo siano resilienza, determinazione, talento, intelligenza, abilità e tanti altri. Anche fuori dalla pista, ha un grande cuore e si cura veramente molto delle persone che sono importanti per lui; non è la personalità che presenta ai media perché cerca di proteggere sé stesso, quello vero. Tutti vogliono qualcosa, ma quando sei privato con lui, tipo in vacanza o facendo sport assieme, è un ragazzo incredibile”. E questo è in parte vero perché Lewis Hamilton, nonostante il suo costante impegno per il sociale, ha sempre indossato una maschera di protezione con chiunque non faccia parte della sua vita privata, quotidiana. Una sfera che ingloba anche tutti i membri della Mercedes, e il suo addio è stata forse la parentesi più dolorosa di questo ultimo anno assieme. “È difficile dire solamente un aneddoto di Lewis perché parliamo di 12 anni insieme. Ci siamo divertii molto soprattutto un giorno guidando avuto storiche della Mercedes. Forse un po’ troppa competitività perché lo siamo entrambi di carattere. Lewis è Lewis. Un essere umano unico”.
“Un momento in cui veramente mi sono chiesto come ci sia riuscito a fare quella determinata cosa è stato durante le qualifiche di Singapore 2018. Era finito il rapporto commerciale con Boss e così abbiamo dato a Lewis la possibilità di portare Tommy Hilfiger come sponsor di Mercedes. Ci è riuscito ed ha iniziato a curare la sua personale capsule collection. L’ha presentata la settimana del Gran Premio di Singapore ed ha fatto avanti e indietro. Prima a Shangai per la sua prima passerella, poi è tornato in America e infine a Singapore. Molti mi hanno chiesto come abbia tollerato tutto questo da parte sua con questi continui viaggi. Sai… i piloti dovrebbero essere adeguatamente preparati. Niki Lauda mi disse che in quel momento stavo sbagliando. Lewis mi chiamò e mi disse che sarebbe arrivato tardi al briefing del giovedì pomeriggio perchè il volo era stato ritardato. Sapevo che il suo obiettivo era quello di fare bene in gara così gli ho mandato dei “compiti” da fare. Lui è arrivato giusto in tempo ed ha distrutto tutti in qualifica. Niki venne poi da me e mi disse “lascio la gestione di Lewis a te perché io non vi capisco”. Tutti percepivano queste cose di Lewis come stravaganze, ma per me era il suo spazio di libertà”.
“Senza Niki Lauda Lewis Hamilton non sarebbe mai venuto in Mercedes. Fu così persistente nel cercare di convincerlo a venire da noi. Niki ci riuscì la sera di Singapore quando Lewis non finì la gara con McLaren e così decise di accettare. Lauda ha fatto veramente di tutto per averlo in Mercedes ed è stato fondamentale nella storia d’amore tra la squadra e Lewis perché parlava come un tre volte campione del mondo ed aveva molto rispetto per Lewis. Sai… i piloti quando firmano un contratto pensano alle clausole e quanto avranno come stipendio; se le cose non dovessero andare con la macchina, sarebbero pronti ad andare via, dal migliore offerente. Lewis non ha mai fatto così, non ha mai guardato al contratto come dipendente ma come membro della squadra. Quando Niki è morto nel 2019, non penso che il suo rapporto con Mercedes sia cambiato. È stata ovviamente una grande perdita per tutti noi, come amico e mentore”.
“Ci siamo divertiti tanto, ma soprattutto abbiamo avuto tanto successo anche se gli ultimi anni sono stati più complicati di quanto avremmo voluto. Ma la Formula 1 è anche un susseguirsi di problemi e quindi bisogna lavorare con gli ingegneri e piloti per cercare di uscire fuori da queste difficoltà e risolvere quello che non va con la macchina. Ma lui ha avuto piacere in questi momenti e per questo posso dire di aver avuto un grande privilegio nel riuscire a condividere questo capitolo di Lewis Hamilton con la Mercedes come parte della mia carriera” sono state le prime parole di Andrew Shovlin, direttore tecnico del team di Brackley, da sempre al fianco di Lewis Hamilton.
“Lewis ha vinto diversi titoli, possiamo dire che sia il meglio del meglio in Formula 1. Ha delle qualità che nessun altro ha. Ma forse è la sua dedizione alla ricerca della vittoria che lo rende così. Quando perde qualche gara non si abbatte, ma si mette subito al lavoro per cercare in ogni modo di evitare che possa riaccadere. Non bastano solamente talento e velocità, chiudere sorpassi mentre salvaguardi le gomme. Per vincere i campionati devi essere in grado di correre con un bilanciamento, nonostante le diverse condizioni e circuiti. Lui non ha tracciati che sono un punto debole. In generale, non ha punti deboli, potrei dire”.
“Fin dal suo arrivo nel 2013, Lewis ogni volta che iniziava la pausa invernale cercava un modo per migliorarsi ulteriormente per tornare ancora più forte di prima come pilota. Quindi potrei dire che quando è arrivato a Brackley per la prima volta non era al livello in cui è adesso perché è migliorato anno dopo anno. E questa è una delle cose che gli ha permesso di vincere così tanti campionati. Vincere un titolo non era un buon motivo per alzare il gas e goderselo durante l’inverno. Era così concentrato sul “dove posso trovare il prossimo stop di miglioramento”, ma soprattutto ha paura di essere superato, di perdere e vuole solamente essere sicuro di riuscire a tornare più forte e ambizioso per l’anno successivo”.
“Io e lui abbiamo avuto diversi screzi a livello tecnico nella progettazione della monoposto. Non li discrederei tanto come screzi perché io parlo come ingegnere e lui come pilota, quindi c’è un gap tra i due ruoli. Abbiamo vinto ottantaquattro gare insieme quini è chiaro che qualcosa ha funzionato bene con lui e la dinamica con la squadra. Ma la cosa importante per Lewis è avere il giusto feeling con la macchina e quello che fa. Riesce a trovare anche le più piccole sfumature già durante i test inverali e questa sua qualità ci ha permesso di aiutarci nel trovare cosa dovevamo sbloccare per avere più performance. Chiaramente abbiamo avuto dei test complicati, ma poi siamo comunque riuscii a dominare per il resto della stagione. Lui non prova ad essere un ingegnere perché non è il suo lavoro, ma è brillante nel descrivere cosa la macchina fa e di cosa lui ha bisogno per andare ancora veloce”.
“I migliori piloti, i campioni del mondo, sono in grado di estrarre il massimo anche da macchine che non sono al livello. Abbiamo riguardato a queste ultime tre stagioni e dobbiamo ammettere che hanno mancato nel dare a Lewis una monoposto abbastanza veloce e che fosse nelle sue corde. Basta vedere come sia andata a Las Vegas, lui non era lento perché la vettura andava bene per quella pista. Anche se abbiamo sbagliato, lui è riuscito a trovare un range di condizioni a lui favorevoli”.
“Lui è un pilota molto emotivo ma fa in modo che questi sentimenti non vadano ad impattare negativamente sulla sua guida. Quando un pilota è sotto pressione o comunque coinvolto, potrebbe commettere degli errori oppure andare lento; certamente non è il caso di Lewis. È una persona che sa esprimere quello che prova ma questo, senza dubbio, lo rende chi è oggi ed è parte del suo successo. Ma ci sono stati dei momenti in cui, quando in difficoltà con le prestazioni, non riusciva ad esprimersi”.
Lewis Hamilton quando è stato ingaggiato dalla Mercedes ha ereditato il sedile di colui che ha ora eguagliato in termini di titoli mondiali, il Kaiser. Shovlin era già presente nel team da vissuto questo periodo di transizione. “Lui e Michael Schumacher sono molto diversi in termini di personalità, nel modo in cui lavorano e coinvolgono la squadra. Ma quando guardiamo a quello che fanno o hanno fatto dietro al voltante, come preparazione e feedback, possiamo dire che si assomigliano molto. Penso che Michael fosse grandioso nel modo in cui è riuscito ad alzare il livello di questo team. Veniva dalla Ferrari, che aveva dominato per molto tempo, per cui noi abbiamo dovuto lavorare molto duramente per il suo arrivo. Ma questo impegno è proseguito anche quando è arrivato Lewis. Hai un nuovo grande pilota e devi essere in grando di dargli le giuste informazioni se vuoi mettere la macchina al posto giusto. Quindi è stato incredibile il modo in cui siamo riusciti ad avere una continuità nel metodo di lavoro tra ingegneri e piloti” ha chiosato il direttore tecnico della Mercedes.