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Finito il drammatico 1982 alla Ferrari si presentò il problema della squadra per l'anno seguente. Patrick Tambay venne confermato e al suo fianco arrivò Renè Arnoux. Il piccolo francese era stato protagonista del duello di Digione con Villeneuve e nei cuori dei tifosi il posto alla Ferrari doveva essere il suo. A Maranello, quindi, dopo Pironi Tambay arriva il terzo francese Arnoux, ma in quegli anni non c'era da stupirsene, visto che la scuola Elf aveva sfornato tantissimi piloti di alto livello per cui a Maranello, visto che Alboreto era ancora bloccato da un contratto con Ken Tyrrell, si pensò anche ai tifosi e a chi aveva nel cuore il mitico Gilles la cui ombra aleggiava ancora sul cavallino rampante. La storia di Arnoux a Maranello è molto particolare, tanto vale partire dall'inizio...
C’è gente che per rinsaldare una amicizia si stringe la mano o si dà una pacca sulla spalla. René Arnoux e Gilles Villeneuve si prendevano a ruotate
C’è gente che per rinsaldare una amicizia si stringe la mano o si dà una pacca sulla spalla. René Arnoux e Gilles Villeneuve si prendevano a ruotate. Più se ne davano, e più si rinsaldava il loro rapporto. Cominciò tutto negli ultimi giri del GP di Francia del 1979. In testa alla corsa c’era la Renault di Jean Pierre Jabouille e Arnoux stava lottando per la seconda posizione contro la Ferrari di Gilles Villeneuve. Il canadese non mollava, Arnoux nemmeno. Dapprima furono staccate a ruote fumanti, poi il contatto apparve inevitabile e la sagoma della gialla Renault si confondeva con la rossa Ferrari. Una botta, due, tre, quattro, uscite di pista, tagli di curva, ruote bloccate e fumo dappertutto. Nella storia dei duelli di F.1 quei giri a Digione furono la summa di cosa deve essere un pilota da corsa, ma anche di cosa non dovrebbe fare uno che vorrebbe terminare la corsa. Alla fine Villeneuve ebbe il sopravvento e finì al secondo posto. Arnoux salì sul terzo gradino del podio. Gli applausi e l’attenzione erano tutti per quei due matti scatenati che avevano fatto saltare sulla sedia milioni di telespettatori. Della prima storica vittoria della Renault in F.1 (e di un motore turbo dell’era moderna) non se ne accorse quasi nessuno. Un duello del genere avrebbe generato polemiche e arrabbiature, invece Arnoux e Villeneuve ridevano come ragazzini che l’avevano fatta grossa e si complimentavano a vicenda. Oggi sarebbero finiti in direzione gara, avrebbero beccato penalizzazione e tolti i punti dalla licenza con pubbliche scuse in mondo visione... Da quel momento in poi i due fecero coppia anche nella vita di tutti i giorni, si scambiavano gli inviti a cena, andavano in vacanza con le rispettive famiglie.
Insomma, anche se Arnoux era un pilota della Renault, per i tifosi della Ferrari era uno dei beniamini da sostenere. Quando a fine 1982, con la scomparsa di Gilles Villeneuve e il grave incidente di Didier Pironi, la Ferrari annuncia la formazione per l’83, la squadra non potrebbe essere migliore. Al fianco di Patrick Tambay, altro amico di Gilles, sarebbe arrivato René Arnoux. Per i tifosi è la massima soddisfazione possibile perché il legame affettivo con Villeneuve non veniva dimenticato ma, anzi, diventava la molla per la squadra che avrebbe dovuto cogliere quei successi svaniti l’anno precedente. Il 1983 si preannuncia con diverse novità tecniche, la più importante è la scomparsa dell’effetto suolo e l’adozione di un fondo piatto su tutte le monoposto. In questo modo non ci saranno più le polemiche sui correttori di assetto, le minigonne e macchine estreme nelle fiancate: abitacoli strettissimi per condotti laterali larghissimi.
Il 1983 si preannuncia con diverse novità tecniche, la più importante è la scomparsa dell’effetto suolo e l’adozione di un fondo piatto su tutte le monoposto
Quasi tutte le monoposto adottano fiancate larghe al cui interno vengono sistemati i radiatori. Le vetture a effetto suolo hanno avuto però un grande pregio: quello di far spostare il serbatoio fra il pilota e il motore, in una zona molto protetta della monoposto. Il rischio di incendio, rispetto alle vetture con i serbatoi nelle fiancate, si è ridotto drasticamente. Il peso viene portato a 540 kg invece che 580. Quasi tutti, Ferrari compresa, adottano fiancate larghe, ad eccezione della Brabham che schiera una monoposto singolare. La BT52 progettata da Gordon Murray è una vera e propria freccia. Praticamente ai fianchi del pilota non c’è nessuna protezione. I radiatori vengono spostati indietro con apertura a 45 gradi. Il muso è a punta di freccia e l’abitacolo non ha nessuna protezione. La macchina si dimostra subito molto competitiva.
Ma poco importa, perché le prime avvisaglie della Ferrari 126 C3 sono positive. Anche col fondo piatto non si è perso la competitività mostrata a lungo nel 1982 e mai concretizzata nel titolo mondiale piloti, mentre quello costruttori è stata solo una magra consolazione di fronte ai drammi di quella stagione. Insomma, la Ferrari sa che nel 1983 può giocarsela per il titolo contro la Brabham e la Renault. Purtroppo l’avvio del mondiale, in Brasile, non è dei più esaltanti: Nelson Piquet vince la gara di casa, Rosberg finisce secondo ma al pit stop la sua Williams brucia. Spente le fiamme, il finlandese risale in macchina e riparte ma i commissari lo squalificheranno a fine corsa. Arnoux non va oltre il decimo posto, poco meglio Tambay, col quinto. Le cose vanno decisamente meglio due settimane dopo a Long Beach. La corsa è fra le più pazze che si ricordino. Watson e Lauda con le McLaren partono dalla 22 e 23 posizione, ma rimontano fino a fare la doppietta! Arnoux riesce a salire sul terzo gradino del podio mentre Tambay finisce ruote all’aria in un duello con Rosberg al tornantino.
La Ferrari 126 C3 è senza dubbio la più veloce sul giro, ma questa superiorità in qualifica si perde poi in gara per altri motivi
Per rivedere ancora Arnoux sul podio bisogna aspettare Imola. A pochi giri dalla fine le due Ferrari subiscono la rimonta di Patrese, fino a quando il padovano esce di pista alle Acque Minerali. Tambay va a vincere, ma Arnoux, scattato dalla pole position, riesce a concludere al terzo posto dietro ad Alain Prost. Tre francesi sul podio, in F.1 qualcuno comincia a farci l’abitudine. In prova le Ferrari volano: Arnoux raccoglie altre tre pole position nel GP Usa Est, in Canada e a Silverstone; Tambay va in pole invece negli USA Ovest (Long Beach), Germania, Austria e Sud Africa. I due della Ferrari finiscono in prima fila rispettivamente otto volte Arnoux e nove Tambay. Insomma, la Ferrari 126 C3 è senza dubbio la più veloce sul giro, ma questa superiorità in qualifica si perde poi in gara per altri motivi. A Montecarlo, Belgio e Detroit Arnoux è costretto al ritiro, la superiorità della Ferrari non è concretizzata in corsa, ma come spesso accade, sarà poi il destino a decidere quale sarà il GP da vincere.
Nel 1982 il GP del Canada a Montreal fu drammatico per i piloti coinvolti: Pironi in pole non scatta, Paletti lo tampona partendo dalle retrovie e muore. Nel 1983 sulla pista intitolata a Gilles Villeneuve, con le due Ferrari corrono gli amici dello scomparso pilota canadese. Il tifo è tutto per loro e Arnoux si esalta: ottiene la pole position, la terza della stagione, scatta al comando e va a vincere il suo primo GP al volante della Ferrari. Tambay completa la festa in rosso finendo al terzo posto. Le due rosse dimostrano di essere le migliori, la classifica iridata costruttori le sta premiando ma ai tifosi interessa il mondiale piloti. Arnoux è scatenato. A Silverstone finisce quinto dopo aver segnato la pole position, ma in Germania vince la gara, siamo al 7 agosto. Sette giorni dopo a Zeltweg ottiene un secondo posto, due settimane più tardi René si impone ancora nel GP d’Olanda. E’ una cavalcata vittoriosa che mette Arnoux fra i leader del mondiale.
Nel 1983 sulla pista intitolata a Gilles Villeneuve, con le due Ferrari corrono gli amici dello scomparso pilota canadese. Il tifo è tutto per loro e Arnoux si esalta: ottiene la pole position, la terza della stagione, scatta al comando e va a vincere il suo primo GP al volante della Ferrari
A Monza ci si gioca buona parte del campionato: Piquet sta infilando una serie positiva di gare: se non vince Arnoux, è il brasiliano a imporsi. Sul veloce tracciato brianzolo i 1430 cavalli del motore BMW Turbo della Brabham hanno la meglio su quelli della Ferrari e Arnoux si accontenta del secondo posto: in sei gare il francese incamera 41 punti contro gli appena 8 delle otto gare precedenti. Il finale di stagione si annuncia incandescente: Prost naufraga e lascia via libera a Piquet, ma la Ferrari perde la grande occasione a Brands Hatch con Arnoux soltanto 9 e ritirato in Sudafrica nell’ultima gara della stagione. Anche Tambay è costretto alla resa. Il terzo posto di Piquet e la vittoria di Patrese non bastano però a battere la Ferrari nel mondiale costruttori che la rossa vince con 10 punti di vantaggio sulla Renault e 17 sulla Brabham. Il mondiale piloti è svanito, le polemiche investono la Brabham e la federazione perché a un controllo sui carburanti, si scopre che il limite di 102 ottani per le benzine è stato superato, anche se di pochi decimi. Alla fine la classifica non cambia, resta l’amaro in bocca per un’altra occasione sfuggita.
Ma con l’arrivo di Michele Alboreto al fianco di René Arnoux, il 1984 si annuncia ancora una volta come l’anno della svolta. E invece no. Le McLaren Porsche fanno il bello e il cattivo tempo, Arnoux si ritira nelle prime due gare della stagione, mentre in Belgio sale sul podio: è terzo col compagno di squadra che vince il suo primo GP in rosso. Il confronto con Alboreto vede Arnoux in difficoltà. Tanto è deciso e grintoso il milanese, tanto appare sotto tono a tratti distratto il francese. A Imola e a Dallas Arnoux arriva secondo, in altre due occasioni arriva sesto. Ma a partire dal GP di Germania, a Hockenheim, Arnoux patisce il confronto. Passeranno infatti tre mesi prima di rivederlo in zona punti, al Nurburgring per il GP d’Europa. In mezzo una serie di ritiri o piazzamenti fuori dalla zona che conta mentre Alboreto centra due secondi posti, un terzo e un quarto. La Ferrari c’è, Arnoux un po’ meno. Più di tutti, però, c’è la McLaren Porsche che consente a Lauda e Prost di giocarsi il titolo nella volata più incredibile della storia del mondiale F.1 Complice il GP di Montecarlo, interrotto per pioggia prima del 75 per cento della distanza, pertanto i punteggi vengono dimezzati.
Il confronto con Alboreto vede Arnoux in difficoltà. Tanto è deciso e grintoso il milanese, tanto appare sotto tono a tratti distratto il francese.
In quella gara Arnoux va in crisi, ma nonostante un testacoda riesce ad arrivare lo stesso quarto. Nessuno tiene il ritmo di Ayrton Senna con la sorprendente Toleman. E sorprende anche Piercarlo Ghinzani, con una Osella per niente competitiva ma che sull’acqua sembra volare nelle prime posizioni, prima che il V8 turbo Alfa Romeo si metta a fare le bizze per la troppa acqua che manda in corto le centraline, relegando all’ottavo posto il pilota bergamasco. Quella corsa segnerà anche il mondiale, perché con la vittoria Prost incamera appena 4,5 punti invece dei 9 previsti per la gara. Se avesse vinto Senna e la corsa fosse stata disputata per intero, Alain avrebbe preso i 6 punti del secondo posto, ovvero avrebbe avuto a fine anno un punto in più di Lauda, che invece vince il titolo per appena mezza lunghezza! Invece al 29.giro il direttore di gara decide di sospendere le operazioni: il legno con cui sono costruiti i cordoli della chicane del porto, si sono talmente inzuppati d’acqua da sollevarsi dall’asfalto, diventando pericolosi per i piloti e i commissari, che rischiano di essere colpiti da schegge o pezzi vaganti. Un’altra tegola colpisce invece la Tyrrell. Il tribunale d’appello della federazione decide di squalificare la squadra e annullare i punti segnati dai piloti Brundle e Bellof. Nei serbatoi, dopo il GP USA, sono state trovate palline di piombo che vengono immesse per far rientrare le macchine nei limiti di peso.
Il 1984 finisce ancora una volta senza titolo mondiale, si riparte per il 1985 con la determinazione a farcela. In Brasile Alboreto lotta contro Prost per la vittoria, ma arriverà secondo. Arnoux sfiora il podio in scia alla Lotus di De Angelis. La Ferrari sembra essere in grado di lottare per il titolo, Arnoux torna a casa soddisfatto per il risultato del primo GP, ma pochi giorni dopo arriva la doccia fredda: la Ferrari ringrazia il suo pilota, afflitto da un non meglio definito problema a un ginocchio e al suo posto arriva Stefan Johansson. Per Arnoux è la fine della carriera in rosso, proseguita poi nelle quattro stagioni seguenti al volante della Ligier, senza però ripetere più le prestazioni e i successi dell’83.
Arnoux ancora oggi, parlando di quel periodo, con gli occhi lucidi ricorda quello che è stato ma, sopratutto, avrebbe potuto essere...
Il mistero su quel divorzio, mai spiegato dalle parti in causa, è scritto ancora nelle pagine segrete della storia della F.1. Di voci ne circolano tante, di sicuro fu un fatto clamoroso improvviso e senza appello, perché con Enzo Ferrari al timone certe cose non erano ammesse. Si parlò di strani giri in discoteca a Desenzano, di avance alla donna sbagliata nel momento sbagliato. Fatto sta che dalla Ferrari non trapelò nulla tantomeno da Arnoux che ancora oggi, parlando di quel periodo, con gli occhi lucidi ricorda quello che è stato ma, sopratutto, avrebbe potuto essere...