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Adrian Newey ha un sogno nel cassetto ma non si chiama Ferrari. Chris Horner ha un sogno nel cassetto ma non si chiama Red Bull. Tutti e due hanno in comune una cosa: ne hanno piene le scatole della gestione di Helmut Marko e del modo di condurre la squadra in nome e per conto di Mathesicz gran capo della Red Bull. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso la vicenda Ricciardo.
Horner voleva Raikkonen, ma Marko, che ha investito la sua immagine sul giovane australiano, si è imposto e ha impedito la nascita del dream team che invece ha fatto la Ferrari. Da qui l’idea: fare un nuovo team con Horner ai comandi e Newey responsabile tecnico. Sarebbe stato il team Newey F.1 a fare la differenza e non i capricci di Helmut Marko.
Servono 80 milioni di euro
La cosa al momento si è arenata perché non sono stati trovati i soldi necessari, ci vogliono circa 80 milioni di euro, motore escluso, per partire, ma la base logistica c’è già. Infatti Chris Horner, team manager della Red Bull, col padre Gary è proprietario della Arden Grand Prix, scuderia di GP2! Insomma, la Red Bull è pronta a spaccarsi perché il suo team manager e il progettista stanno programmando una via autonoma e indipendente dai capitali di Mr Mathesicz.
In Red Bull c’è anche il malcontento di alcuni grossi sponsor, come il costruttore Infiniti, marchio di lusso di Nissan, o di altri come Geox, che nonostante gli investimenti fatti sulla squadra, vengono trattati da comprimari alla Red Bull e non possono fare o sfruttare la comunicazione delle vittorie in F.1.
Cambiamenti in vista
Da qui, da questi malcontenti e dalla voglia di nuove sfide, ecco il progetto che potrebbe già partire dal 2015: «Ho vinto titoli con Williams, McLaren e Red Bull, è sempre bello trovare nuove sfide – ha detto Newey – mi trovo bene in Italia, vengo a farci le vacanze e quando posso a correrci con le GT (è pilota di Lamborghini, Maserati e Ferrari, ndr) ma ci vuole una nuova sfida per dare una scossa. Vediamo cosa succederà, per ora sto bene alla Red Bull».
Il geniale progettista, infatti, è uno che quando può prova le sue macchine. Lo faceva negli anni 90 con la Leyton House di Ivan Capelli, durante le sessioni di test privati e lo ha fatto di recente a Silverstone provando la Red Bull campione del mondo del 2012. E’ uno che sa cosa serve a un pilota e ama questo lavoro mettendoci passione e fantasia. Chris Horner, invece, dopo aver calcato le piste come pilota di F3000 è diventato un abile e bravo manager e deve ancora compiere 40 anni.
Col padre ha costruito il team Arden GP2, di cui è socio Mark Webber, e vorrebbe proseguire in proprio invece che stare alle dipendenze altrui. Per ora si parla di un supporto tecnico da Renault, interessata a una partecipazione diretta nella nuova formazione.
Insomma, c’è da aspettare un po’, ma è chiaro che la Red Bull non è quel team affiatato e unito che tutti pensano, visti i propositi di fuga del braccio e della mente operativa di questa scuderia. E se a fornire i motori alla futura Newey F.1 fosse la Ferrari?