Questa non è Formula 1: lo sport ucciso dallo show a tutti i costi in Australia

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Il grottesco finale del Gran Premio d'Australia 2023 di Formula 1 ha visto lo sport sacrificato in nome dello spettacolo. E una decisione che avrebbe dovuto garantire maggior sicurezza ha invece alzato l'asticella del rischio
2 aprile 2023

Sul podio del Gran Premio d’Australia 2023 sono saliti undici titoli mondiali, ma poco importa. Perché quanto visto nelle fasi finali della corsa non è degno della Formula 1. La volontà di cercare spettacolo a tutti i costi, scegliendo di imporre una bandiera rossa quando era sufficiente la Safety Car dopo l’incidente occorso a Kevin Magnussen, ha ucciso questo sport. Per capire perché, bisogna riavvolgere il nastro fino al momento in cui il pilota danese è impattato contro le barriere, rompendo il cerchio dello pneumatico posteriore destro, volato via.

Oltre alla gomma, per la pista erano dispersi anche dei detriti. La direzione gara, anziché optare per una Safety Car per disputare i giri rimanenti in sicurezza, ha disposto una bandiera rossa. Una decisione che, verrebbe da pensare, potrebbe perfino risultare coerente visto il precedente stabilito all’inizio del GP, quando, dopo l’incidente di Alexander Albon e il conseguente spargimento di detriti, era stato deciso di sventolare una bandiera rossa. E così, con soli tre giri al termine della corsa, la direzione gara ha scelto di far ripartire la corsa con uno start da da fermo. Poi, il caos più totale.

Alla ripartenza, Carlos Sainz è impattato contro Fernando Alonso, che è finito in testacoda. Incidente, questo, che ha scatenato un effetto domino devastante. Più indietro, Pierre Gasly è uscito di pista, ed è rientrato in maniera erratica. Il suo compagno di squadra, Esteban Ocon, non è riuscito ad evitarlo, e i due sono stati protagonisti di uno schianto da doppio zero per Alpine. Lance Stroll e Sergio Perez sono finiti nella ghiaia. Ancora più indietro, anche Nyck De Vries e Logan Sargeant sono arrivati al contatto. Con una serie di vetture ferme in pista, è stata disposta una nuova bandiera rossa. Da qui in avanti, la lettura di quanto successo diventa complessa.

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Da regolamento, se la gara non fosse ricominciata, sarebbe valsa la norma per cui la classifica valida è quella del giro precedente alla bandiera rossa, cioè quella dello schieramento della ripartenza. Dopo un’attesa molto lunga, in cui gli stessi team faticavano a comprendere cosa sarebbe successo, si è deciso di ritornare in pista alle spalle della Safety Car, per una passerella fino al traguardo. L’ordine di ripartenza è stato quello del giro precedente alla bandiera rossa, ovviamente senza i piloti ritirati per gli incidenti.

Prima che i piloti arrivassero finalmente al traguardo della gara, è arrivata la notizia della penalità di Carlos Sainz. Sanzione, questa, su cui vanno fatte due precisazioni. La prima è che i commissari non decidono le penalità in base alle conseguenze dello schianto, ma per le colpe dei piloti. La seconda è che le sanzioni vengono comminate anche per infrazioni nei giri di formazione o di installazione; quindi, il fatto che il giro “incriminato” non sia risultato valido ai fini della gara, in questo caso, è irrilevante.

Ma il vero problema, a proposito di cose irrilevanti, è il fatto che i primi 55 giri della gara siano stati di fatto oscurati dall’abbagliante voglia di creare spettacolo a tutti i costi. Quanto successo oggi qualche anno fa non sarebbe accaduto. La gara sarebbe stata conclusa dietro la Safety Car, senza troppi plissé. Ma il prurito di generare spettacolo in maniera forzata è stato troppo forte perché i poteri di questa F1 non decidessero di intervenire, cambiando il corso di quanto visto fino a quel momento.

Fosse stato inevitabile, non avremmo avuto nulla da ridire. Ma la verità è che la bandiera rossa avrebbe potuto non essere disposta senza mettere a repentaglio la salvaguardia di piloti. Anzi, una scelta che sulla carta avrebbe dovuto garantire maggiore sicurezza in realtà ha generato un caos indicibile, con piloti che hanno cercato il tutto per tutto per ottenere un risultato migliore, rischiando parecchio. La Formula 1 è prima di tutto uno sport, e in seconda battuta genera spettacolo. Ricercare lo show a tutti i costi, alla lunga, non farà altro che disaffezionare sia gli spettatori di vecchia data che i nuovi. Perché i fan attratti negli ultimi tempi non sono stupidi. E il fatto che certi scenari siano grotteschi è evidente a tutti. I tifosi, e le donne e gli uomini della F1 si meritano meglio di questo avanspettacolo, che non giova a nessuno.

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