Quella volta in cui Michael Schumacher cercò di riappacificarsi con Jacques Villeneuve

Quella volta in cui Michael Schumacher cercò di riappacificarsi con Jacques Villeneuve
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Nel giorno del cinquantaquattresimo compleanno di Michael Schumacher, riavvolgiamo il nastro fino a ritrovare una notte unica di fine ottobre 1997
3 gennaio 2023

Qualche anno prima che Michael Schumacher, 54 anni oggi, si producesse in un filotto di vittorie mondiali con la Ferrari venne prodotta una caterva di cappellini celebrativi di un successo che non sarebbe mai arrivato. Willi Weber, storico manager di Michael, li aveva fatti realizzare sul volgere del termine della stagione 1997 di F1. Quegli accessori, però, non avrebbero mai visto la luce. Che fine abbiano fatto non lo sappiamo, ma qualcosa è trapelato. Uno lo conserva ancora oggi Jock Clear, all’epoca ingegnere di pista di Jacques Villeneuve. E un altro lo possiede Adam Cooper, giornalista britannico di lunghissimo corso di cui si sente ancora oggi rimbombare la voce profonda nelle conferenze stampa in circuito. 

Vero decano del Circus, Cooper era già un habitué del paddock in quel weekend di oltre 25 anni fa a Jerez destinato a far scalpore sin dalle qualifiche, quando ben tre piloti misero a segno lo stesso tempo, 1’21”072. Ad aggiudicarsi la pole fu Villeneuve, perché aveva colto il tempo per primo. Il resto è storia nota. Alla Dry Sac, Jacques tentò il sorpasso, Michael si difese chiudendolo con foga e gettando nella sabbia la sua monoposto e le sue speranze mondiali. Fu polemica, onta, squalifica. Michael avrebbe vinto moltissimo, dopo. Ma quel giorno vinse Jacques. Quello che pochi conoscono accadde dopo, con testimone proprio Cooper, che decadi dopo ne avrebbe scritto per Autosport.

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Cooper, insieme a Villeneuve e al suo entourage, dopo un deludente party a Barcellona per celebrare l’ultima gara di Renault come fornitore di motori in F1, decise di tornare verso Jerez, alla ricerca di un altro posto dove fare baldoria. A una rotonda della silenziosa cittadina spagnola, la combriccola incrociò un altro gruppo di auto. A bordo c’erano Schumacher, Eddie Irvine e il resto della ciurma della Ferrari, di ritorno da una festa di Marlboro. Le due fazioni decisero di tornare nell’hotel dove alloggiavano entrambe, ma il bar era chiuso.

Nemmeno le insistenze del neocampione del mondo e del suo vice fecero smuovere il responsabile. Ma la voglia di festeggiare – o di consolarsi, a seconda dei casi – era talmente grande da portare a un piano alternativo. Una rapida puntata in camera per razziare i rispettivi frigobar consentì di mettere insieme un bottino che scaldò gli animi. A quel punto, il manager decise di aprire il bar, senza però che ci fosse qualcuno a gestirlo. A rimboccarsi le mani, mettendosi dietro al bancone, furono proprio i due grandi protagonisti della stagione, Schumacher e Villeneuve.

La ragione suggerirebbe della frizione tra due uomini la cui lotta, poche ore prima, era sublimata in un incidente destinato a passare alla storia. E invece un sorridente Schumacher, con indosso una delle parrucche bionde che i meccanici della Williams avevano usato per celebrare Jacques, si approcciò con naturalezza a Villeneuve, che, dopo una certa riluttanza iniziale, si lasciò andare, senza parlare di quanto era successo in pista. Un’immagine incredibile, che in un’epoca ancora fortemente analogica, avrebbe potuto restare segreta per sempre.

E invece qualcuno – che Cooper sostiene facesse parte dell’entourage del Kaiser – scattò una foto, destinata ad essere pubblicata da un tabloid tedesco. Verrebbe da pensare a un tentativo di riabilitare Schumacher. Ma se così fosse stato, non avrebbe avuto comunque gli effetti sperati, visto che Michael era destinato ad essere squalificato dal mondiale. Ma a noi piace pensare che, dopo un anno vissuto con grande intensità, anche Michael - dall’apparenza algida, ma divertente ed esuberante nel privato – si sia sciolto, cercando una connessione con un rivale che non avrebbe potuto essere così diverso da lui. Un lato nascosto con insistenza dell’uomo ferocemente privato la cui assenza, nel giorno del suo cinquantaquattresimo compleanno, si fa sentire più di tante presenze. 

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