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Abbiamo già scritto della crisi dei piloti italiani in F.1 e allora tanto vale ricordare cosa era la gestione che Cesare Fiorio, critico con la situazione attuale, aveva messo in atto. Ovvero una scuola tricolore, dare opportunità ai giovani italiani e instradarli verso carriere ad alto livello. Lo aveva fatto nei rally, nei prototipi e aveva cominciato a farlo anche in F.1. Un nome per tutti, Gianni Morbidelli.
Oggi il pesarese si alterna fra le corse turismo del TCR e qualche exploit nel WRX, ma a suo tempo, dopo essere stato collaudatore della Ferrari (al pari di Montermini e Badoer) arrivò la sua grande occasione con la rossa a un GP, quello d’Australia. Ma intanto raccontiamo cosa era la sua vita ai box con la Ferrari.
La scommessa con Mansell
All’inizio era un gioco. Durante i collaudi invernali c’era una scommessa fra Nigel Mansell e Gianni Morbidelli. Il pesarese faceva il collaudatore della Ferrari e da Mansell imparava giorno per giorno l’arte della messa a punto di una monoposto. Quello che però Gianni non imparava mai, era come facesse Nigel a scoprirlo lungo la pista. Il giochino era questo: Morbidelli andava in una curva, appostato dietro a una rete, e Mansell, passando in quel punto al primo giro di pista, doveva alzare la mano e salutarlo.
Per il campione italiano e europeo di F.3 era un modo per allentare la tensione di doversi sedere nell’ abitacolo di una Ferrari di F.1, anche se solo per dei collaudi. Chiamato da Cesare Fiorio alla corte di Maranello, Morbidelli alternava i GP con la Minardi Ferrari (fu la prima fornitura di motori dell’era moderna a una scuderia concorrente) ai collaudi con la rossa. Il giochino si trasformò presto in una sfida vera e propria. Mansell entrava in pista, Morbidelli si truccava, mettendo giacche a vento di colore diverso o magliette improbabili, e Nigel lo scopriva sempre.
Il culmine avvenne durante i test della Ferrari a Estoril agli inizi del 1990. In due giri Morbidelli cambiò tre posizioni e Mansell lo scoprì in tutti e tre i punti in cui si era nascosto. Di solito una cena o una bevuta concludeva la sfida, ma come facesse Nigel a scoprire dove fosse “Morbido” (facendo pure dei tempi veloci, mica andando a spasso) resta ancora un mistero. Quando Mansell lasciò la Ferrari nel '91, Morbidelli restò al suo posto da tester e non avrebbe mai pensato, tantomeno sperato, che quella carriera da pilota e collaudatore a mezzo servizio finisse per trasformarsi tutto a un tratto. Avvenne nel modo e nel momento meno indicato.
Nel GP del Giappone di Suzuka, la Ferrari non brillò di certo. Jean Alesi ritirato, Alain Prost quarto, ma staccato dal vincitore Gerhard Berger, cui Senna cedette la vittoria proprio sul traguardo. Nel dopo corsa, per spiegare le difficoltà incontrate in gara, Prost ricorse a un paragone infelice: «La mia Ferrari era molto pesante da guidare, lo sterzo sembrava quello di un camion», disse nei box. I titoli sui giornali del giorno dopo furono semplici: «Questa Ferrari è un camion».
Il debutto nei GP con la Rossa
Tanto bastò per provocare il licenziamento immediato di Alain Prost e il problema della sua sostituzione per l’ultima gara della stagione. Cesare Fiorio era già stato licenziato a metà stagione e il nuovo corso della Ferrari prese in considerazione l’unico pilota disponibile per quella evenienza: Gianni Morbidelli. Grazie alla Minardi che prestò il proprio pilota per l’ultima gara, Morbido si mostrò un duro perché ad Adelaide la pressione sulla Ferrari e sul debuttante in rosso era altissima.
Ma Gianni non se la cavò male e nella corsa più breve della storia della F.1 (appena 14 giri a causa della pioggia fitta che fece bloccare il GP) riuscì a portare a casa un sesto posto (e mezzo punto iridato). Il compagno di squadra, Alesi, si ritirò dopo una serie impressionante di piroette. Quei 14 giri al volante della Ferrari furono tutto quello che Morbidelli riuscì a concludere nella sua avventura in rosso dopo due stagioni da collaudatore e pilota Minardi. La carriera di Gianni proseguì ancora fra alti (pochi) e bassi (tanti) con Minardi Lamborghini, Arrows Ford e Sauber Petronas. Il miglior risultato, scherzo del destino, ancora una volta in Australia nel 1995.
Nell’ultima volta di Adelaide, prima che si passasse a Melbourne, Gianni Morbidelli salì sul podio ottenendo un terzo posto, miglior risultato di una carriera cominciata nel 1990 al GP del Brasile al volante della Dallara Ford e conclusa con una doppia frattura al braccio destro durante le prove del GP di Francia del 1997 al volante della deludente Sauber Petronas: nella esse veloce dopo il tornante, la Sauber finì con violenza contro le barriere. Il contraccolpo del volante provocò la duplice frattura e con essa la fine della carriera di pilota di F.1 di Gianni Morbidelli.
Il cui ricordo più bello, strano a dirsi, non sono quei 14 giri al volante di una Ferrari in gara, ma gli scherzi con Nigel Mansell durante i test invernali. Ancora oggi il buon Gianni si chiede ancora come diavolo facesse Nigel a scoprire dove si fosse nascosto a bordo pista e per giunta come facesse a salutarlo con una mano guidando al limite.