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Del padre Enzo Ferrari ha preso lo sguardo, la passione e l’amore per la Ferrari. Ma Piero Ferrari è altra cosa, perché abituato a stare nell’ombra ha sempre lavorato senza mettersi mai in primo piano, ha sempre evitato di esporsi o parlare in prima persona.
Per lui la Ferrari è il gruppo, l’insieme, non è solo una azienda ma una filosofia di vita, quindi riuscire a farlo parlare della squadra, specie dopo una stagione come questa, fa emergere quella sofferenza per il risultato mancante. E qui emerge il lato buono del “signor Piero” come lo chiamano affettuosamente i dipendenti, anche se è ingegnere e conosce tutto della vita segreta della Rossa.
E allora, un po’ forzandolo facciamo leva sulla sua buona educazione che non dice di no a chi gli chiede un parere, partendo proprio dal bilancio di questa stagione 2013 finita anzitempo: cosa ci può dire?
«E’ stata una stagione che ci ha visti partire bene, avevamo avuto delle impressioni positive e poi man mano si è deteriorata e si sta concludendo in maniera triste, anche se il lavoro svolto è molto, però il risultato finale è questo…».
Mettiamoci nei panni del signor Rossi che non capisce le cose segrete della F.1. Accende la televisione, guarda la gara e si chiede: ma cosa è successo che prima la Ferrari vinceva e ora fatica a stare al passo degli avversari?
«Ah guardi, me lo chiedo anch’io, non creda! Penso che gli ingegneri abbiano capito, anzi sono certo che lo abbiano capito e che per l’anno prossimo possano costruire una monoposto vincente e competitiva e non ci si ritrovi in questa situazione. Noi, negli ultimi anni, abbiamo lottato per il mondiale fino all’ultima gara. Poi in queste condizioni ci sta vincere o perdere per un soffio, ci sono tanti fattori che condizionano il risultato in un caso simile. Però abbiamo lottato, quest’anno il mondiale è finito prima e non siamo stati della partita. Peccato, mi consolo pensando che anche la Ferrari spesso e volentieri aveva chiuso il discorso mondiale con gare di anticipo. Merito alla Red Bull e complimenti a loro per il gran lavoro svolto, sono stati i più bravi».
“Vettel vale molto, a parità di macchina all’ultima gara ha dato oltre 30 secondi al suo compagno di squadra, Webber, che è un pilota velocissimo, quindi non ci sono dubbi sul suo valore di pilota. E' un ragazzo che ha dei gran numeri e va veramente forte”
Leggiamo le interviste di Alonso e pare che ce l’abbia con la squadra, invece è uno che spinge molto il gruppo, poi arriva Raikkonen e cominciano le polemiche sul suo ritorno a Maranello e si paventano disastri per il futuro dei rapporti dei due piloti. Lei, stando dentro la Ferrari, ha queste percezioni o siamo noi all’esterno a sbagliare le valutazioni?
«Quando sei dentro una squadra, o quando sei dentro una azienda, le cose viste dall’interno hanno un aspetto diverso. Viste da fuori capisco le difficoltà della gente nel comprendere come stanno davvero le cose, è difficile anche perché non facciamo trapelare cose nostre, ovviamente. Io dico solo che la scelta di questi due piloti è una cosa buona per la Ferrari. Sono molto esperti, l’anno prossimo ci sarà tutto nuovo, motori, cambi, regole, per cui avere due piloti che conosciamo bene e sappiamo come lavorano, invece di piloti nuovi da scoprire, per noi è positivo, io sono molto favorevole a questa scelta».
Vero per voi, ma i tifosi sono spaccati sotto questo aspetto…
«Capisco perfettamente, in fondo oltre alla razionalità nelle scelte ci vuole anche un pizzico di tifoseria. Io dico che i bilanci bisogna farli a lungo termine, quindi dateci tempo».
Parlando di lungo termine, uno come Sebastian Vettel lo vedrebbe bene in rosso Ferrari? E quanto vale Vettel come campione?
«A valere vale molto, a parità di macchina all’ultima gara ha dato oltre 30 secondi al suo compagno di squadra, Webber, che è un pilota velocissimo, quindi non ci sono dubbi sul suo valore di pilota. Vettel è un ragazzo che ha dei gran numeri e va veramente forte».
Insomma, lo vorrebbe alla Ferrari?
«Non posso dire di no, mi farebbe molto piacere se un giorno Vettel vestisse di rosso, ma nella vita come nel film sliding doors si aprono le porte e poi ci monti su. Non so se arriverà quel momento e se una volta aperta la porta lui sarà disponibile o noi avremo posto, chi lo sa, è l’incognita della vita!».