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Oscar Piastri in Qatar ha vinto la Sprint, una gara che non è un GP, così come aveva colto il primo piazzamento nella top three in Formula 1 non valevole come un podio nella gara lampo in Belgio. Come se non bastasse, oggi la prestazione maiuscola di Oscar è stata oscurata dal conseguimento del titolo mondiale 2023 di Formula 1 da parte di Max Verstappen, cui è bastato un secondo posto per entrare nel novero dei piloti che hanno saputo cogliere tre iridi consecutive.
Oscar non è comunque un tipo che si lancia in esultanze eccessive. Ha la compostezza di chi è perfettamente consapevole del proprio talento, e riesce a utilizzarlo come ancora nei momenti difficili. Piastri avrà anche l’aria dello studente diligente, ma dietro quell’aspetto innocuo si nasconde la tempra d’acciaio che gli consente di fare la differenza in una Formula 1 che mai come oggi non è a misura di rookie.
Vedendolo gestire in pista situazioni complesse con la freddezza del veterano, Piastri non sembra nemmeno un debuttante. Nella Sprint di oggi ha gestito con molta lucidità i frangenti in cui con le sue medie si è trovato in svantaggio rispetto a chi calzava le soft, trovandosi nella condizione di approfittare del momento in cui George Russell, che montava le rosse, si è ritrovato con le gomme a fine vita. Non pago, mentre la Sprint volgeva al termine ha acceso il monitor dei tempi ingaggiando una sfida al giro più veloce con Verstappen, che ha poi mollato il colpo.
Piastri sotto certi aspetti è ancora acerbo nella gestione della gara, ma un pilota che è capace di domare al primo colpo una pista come quella di Suzuka firmando un giro splendido in qualifica ha un potenziale incredibile. Dopotutto, è molto più facile lavorare sulla lucidità di quanto non lo sia affinare la velocità pura. I piloti ce l’hanno, o non ce l’hanno. E Oscar ne ha da vendere, di quella sensibilità speciale che permette di scomporre la pista facendola diventare idealmente un unico rettilineo.
Poco più di un anno fa, quando voltò le spalle all’Alpine per abbracciare la causa della McLaren, perfezionò, con l’aiuto del suo manager Mark Webber, una mossa d’azzardo da pilota navigato. Non sbagliava nell’avere piena fiducia nelle sue capacità, però. Perché Piastri ha le potenzialità per diventare un talento capace di definire un’intera generazione di piloti. Aveva ragione nel volersi liberare dal giogo di una scuderia che ancora oggi, un anno dopo, è in ambasce, senza una direzione certa.
In pochi pensavano che avesse preso la scelta giusta, quando la McLaren languiva in condizioni pietose a inizio stagione. Ma la McLaren ha saputo rinascere dalle sue ceneri, sotto la guida attenta e analitica di Andrea Stella, un uomo a cui in un mondo di prime donne preme molto più lasciare il segno con le sue azioni che apparire. Passo dopo passo, la MCL60 si è trasformata nella monoposto che oggi sta permettendo a Piastri di far vedere di che pasta è fatto, surclassando il pilota che finora era stato il faro della scuderia di Woking.
Se Piastri è il ritratto della calma, Lando Norris è invece corroso dai suoi stessi dubbi sul proprio operato. Si vede spesso surclassato da un pilota più giovane di lui, che si sta prendendo silenziosamente la ribalta. Ed è una situazione che lo destabilzza. Piastri, invece, ha l’atteggiamento sereno di chi sa di essere destinato a qualcosa di grande. Oggi tutti hanno celebrato Max Verstappen. Ma un giorno il palcoscenico sarà suo. Di questo non abbiamo alcun dubbio.