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Dall’ultima volta che il Circus ha fatto tappa sul circuito alle porte di Budapest, le cose sono decisamente cambiate. Prima tra tutte la situazione della Red Bullche lo scorso anno mandava in archivio un ennesimo Gran Premio coi fiocchi, terminato con la vittoria di Max Verstappen nonostante la pole position siglata da Lewis Hamilton. Adesso i campioni del mondo si trovano in una fase di “difficoltà” e non più di dominio. Continuano, però, a fare affidamento solamente sul tre volte del mondo olandese che traina la squadra in campionato piloti e costruttori, mentre Sergio Perez risulta ancora disperso, anche se ha da poco firmato il rinnovo con la squadra di Milton Keynes per altri due anni. Se da una parte la Red Bull fatica, non si può dire lo stesso di McLaren che già lo scorso anno ha dimostrato di avere una macchina competitiva su questa pista, ma in questo campionato ci arriva con una consapevolezza diversa.

Hanno soprattutto conquistato una vittoria che mancava a Woking dal 2021 con Daniel Ricciardo grazie a Lando Norris, per la prima volta in carriera sul gradino più alto del podio a Miami e con un Oscar Piastri sempre sul pezzo, pronto anche lui ad assaggiare il sapore della vittoria. Il britannico ha anche un conto in sospeso, non tanto con Verstappen perché la questione Austria è stata definitivamente messa da parte, quanto più con sé stesso. Ogni volta che ha avuto l’occasione di portare a casa il secondo trionfo stagionale, ha avuto delle sfumature che hanno messo a rischio il suo obiettivo, che fossero da parte sua o da parte del team, come a Silverstone con la strategia sbagliata. La MCL38 ha tutte le carte in regola per essere l’anti-RB20, basterà mettere a punto gli ultimi dettagli alla gestione di Andrea Stella e al talento puro di Norris. Tuttavia, McLaren dovrà fare i conti anche con la Mercedes, che sembrava essere decisamente in difficoltà ad inizio anno ma che adesso ha finalmente trovato la chiave di volta di un progetto nato sotto una cattiva stella, come tutti quelli dell’era ad effetto suolo; un peccato che ci siano riusciti solamente oggi, ad un anno e mezzo dall’inizio del prossimo capitolo della Formula 1.

George Russell avrà voglia di riscattarsi dopo il ritiro dal suo Gran Premio di casa in Gran Bretagna, dove ha dovuto dire addio alla pole position per un problema all’idraulica della sua W15. Lewis Hamilton, invece, avrà voglia di confermare al mondo che la vittoria di due settimane fa a Silverstone non è stato solamente un caso, ma che il Re è tornato per restare, in attesa soprattutto di iniziare un nuovo capitolo della sua carriera in Ferrari nel 2025. Parlando proprio del team di Maranello, la tappa all’Hungaroring sarà fondamentale perché, almeno su carta, gli aggiornamenti portati a Barcellona, che si sono poi dimostrati fallimentari in Austria e in Gran Bretagna, potrebbero mostrare la loro bontà su questa pista molto tortuosa, che per certi versi ricorda anche Montecarlo. Il fenomeno del bouncing, che ha spinto Charles Leclerc e Carlos Sainz, con il via libera di Frédéric Vasseur e dell’allora direttore tecnico, Enrico Cardile, che ha sposato la causa Aston Martin, a tornare indietro alla configurazione di Imola, bocciando gli sviluppi, almeno per le piste con curvoni ad alta velocità. Ma attenzione, perché il bouncing potrebbe essere un fattore cruciale in curva 4 e 11, mettendoli a rischio track limits. Non solo, potrebbe diventare un tema anche lo sporco che i piloti troveranno sul tracciato, essendo una pista che non viene utilizzata nel corso dell’anno per altri eventi legati al mondo del motorsport e che sorge vicino ad un terreno molto polveroso. Questo, insieme alle alte e torride temperature previste a Budapest, potrebbe comportare del graining agli pneumatici.