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“Non ho mai avuto dubbi sulle mie abilità. Sin dall’inizio ho capito che ero abbastanza bravo da poter lottare, e ho sempre dimostrato di essere competitivo fin da subito nei salti di categoria”. Quando sorride, Ollie Bearman sembra il bambino che è stato fino a pochi anni fa, con il suo viso pulito da adolescente. Ma sentendolo parlare, emerge tutta la sicurezza in sé di un ragazzo che vive tutto con la calma di chi sa benissimo di avere un talento capace di diventare un’ancora nei momenti più complessi.
“Provare la Haas lo scorso anno nelle libere mi ha dato un’iniezione di fiducia, perché ho fatto bene. E il weekend in Arabia Saudita, in circostanze complesse, mi ha consentito di dimostrare agli altri di che pasta ero fatto”, ha spiegato in un incontro con la stampa a cui ha partecipato anche Automoto.it nel corso del fine settimana del Gran Premio di Imola di F1, occasione in cui si è rimesso al volante di una monoposto della massima categoria, disputando le FP1 con la Haas VF-24 di Nico Hulkenberg.
È un’esperienza diversa dall’Arabia Saudita, “perché questa volta sapevo già prima di dover scendere in pista con una F1. Dopo Jeddah, ho avuto modo di girare in pista con Ferrari, quindi mi sento pronto a ritornare al volante di una monoposto di F1, la F1-75 del 2022. Mi ha aiutato ad arrivare preparato a questa FP1, soprattutto perché mi sono sentito sicuro. Accumulando chilometri, mi rendo conto di riuscire a spingere sempre di più, e mi sento sempre più a mio agio”.
Il passaggio di Nico Hulkenberg alla Haas ha lasciato vacante un sedile che sicuramente può fare gola al giovane inglese. Ma Bearman sa che deve guadagnarselo. "Il fatto che ci sia un sedile libero – osserva - non garantisce che sia mio di diritto. Devo meritarmelo non solo con buone performance in F2, ma anche nelle sei sessioni di prove libere che devo disputare quest’anno”. La pressione, però, non viene dall’esterno: “è soprattutto autoimposta, ma voglio continuare a imparare e a migliorare, continuando ad accumulare esperienza girando con una vettura di F1. Non ho ancora inanellato tanti giri rispetto agli altri piloti”.
Dopo l’assaggio di Formula 1 a Jeddah non è stato per nulla semplice tornare alla categoria propedeutica su cui avrebbe dovuto concentrarsi quest’anno. “È stato molto difficile concentrarmi sulla F2 dopo l’Arabia Saudita, perché è stato tutto così repentino. Guidare per la Ferrari vuol dire realizzare un sogno che avevo fin da bambino, ed essere il più giovane di sempre a farlo è stato incredibile. Tornare in F2 è stato un po’ come tornare a casa. Ho avuto un assaggio della vita fantastica in F1, e questo mi ha fatto venire voglia di tornarci il prima possibile”.
“Ovviamente sono stato penalizzato in F2, ma tutto è possibile – risponde a chi gli chiede se il titlo sia alla portata -. Siamo entrati nella stagione europea, con piste che conosciamo bene, e capiamo meglio la macchina. Per questo non vedo motivi per cui non possiamo lottare per il titolo in F2, e non vedo motivi perché non possa farlo. Le sei prove libere sono un’ottima occasione per dimostrare il mio talento. Non do più peso a queste occasioni rispetto alla F2, perché devo comunque dimostrare di saper correre bene. La F1 non è solo andare veloci sul giro secco”.
Riavvolgendo il nastro fino a Jeddah, Ollie il GP l’ha vissuto intensamente. “Ho visto la gara due volte in un giorno, una dall’abitacolo e l’altra fuori. È stata una lunga notte: siamo stati impegnati fino a tardi e poi ho tirato fino alle quattro guardando la corsa. Rivedendola mi sono concentrato sulle cose da migliorare. In qualifica potevo fare meglio, ma anche in gara in alcuni tentativi di sorpasso avrei potuto essere più preciso. Non ho avuto tempo di godermela, perché ero troppo concentrato a fare bene. Dopo qualche giorno, ho potuto apprezzare davvero la grande opportunità che ho avuto”.
Ed eccolo, mesi dopo, a vestire di nuovo abiti diversi nel corso di un singolo weekend. “Ormai sono diventato un maestro nel cambiare casacca – ha detto scherzando dopo essersi infilato una felpa della Haas sopra alla tuta della Prema alla fine del suo pazzo venerdì di Imola -. La prima volta che mi è successo ad Abu Dhabi ho faticato un po’, visto che ho compromesso la mia qualifica in F2. Ma sono contento di aver fatto quell’esperienza alla fine dello scorso anno, perché ora so come muovermi”.
Ma quanto è difficile affrontare due categorie così differenti nel corso dello stesso fine settimana? “Lo stile di guida è molto diverso – ha riflettuto - le macchine reagiscono in modo diverso alle asperità e ai cordoli. In F1 c’è più deportanza, e questo semplifica le cose. Ma il livello di sofisticazione in F1 è molto più alto”. Ancora più alto del già imponente Hulkenberg, Bearman ha scherzato sulla difficoltà di adattamento a una monoposto non sua: “Ho fatto fatica a calarmi nell’abitacolo, mi sarebbe servito un calzascarpe a misura di uomo. A parte gli scherzi, la macchina è più spaziosa di quanto pensassi, e sono consapevole del fatto che dieci anni fa non sarei riuscito a salire”.
Pur riconoscendo che la sessione di libere con la Haas è andata bene, Bearman mostra la pignoleria del campione in erba. “Non sono riuscito a massimizzare la mia simulazione di qualifica con le soft, ma non voglio mettermi troppa pressione, sono ancora agli inizi. Ovviamente, poi, nelle FP1 non voglio rischiare troppo. Nei long run mi sono sentito a mio agio, e ho avuto le risposte che volevo dai miei input”. “Spero che voi non abbiate visto il mio piccolo incidente in F2 - ride – ma sono contento di essere riuscito a metterlo da parte per concentrarmi sulla F1. Ero un po’ nervoso dopo quell’errore, ma questa pista punisce anche il più piccolo sbaglio. Sono contento di come sia andata la giornata, anche se la mia sbavatura ha complicato le cose”.
Dopo essersi visto cancellare e riammettere il crono migliore delle sue qualifiche in F2, Ollie ha tirato il fiato, riflettendo sulla sensazione di mettersi alla guida di una F1. “Non credo non riuscirò mai ad abituarmi al fatto di uscire dai box con una macchina di F1, soprattutto su una pista con così tanta storia come questa. Finisce sempre troppo presto”. Se dovesse sostituire Magnussen, a rischio penalità, non farebbe un plissé: “È ovvio che sono pronto, l’ho dimostrato in Arabia Saudita. Se dovessero chiamarmi, sarei più che felice di calarmi nell’abitacolo. Ma non è il modo in cui desidererei farlo”. Bearman lo ha detto chiaro e tondo, che in F1 arriverà per vincere. E con quella fierezza che non sfocia mai in arroganza e la calma del pilota sicuro di sé, ha la disposizione d’animo per farlo.