Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Sono passati 40 anni esatti: era il 1975 e Niki Lauda vinceva il GP di Montecarlo rompendo il digiuno della Ferrari che durava da 20 anni, da quando Trintignant vinse l’edizione del 1955. Ora, 40 anni dopo quel successo, Niki Lauda è ancora in F.1, come Presidente non esecutivo Mercedes, e ancora usa la sua testa per fare un paragone con il tempo che fu e quello attuale.
«Diciamo che vincere a Monaco per me fu meglio che vincere il mondiale, c’era la bella gente, quelli ricchi sulle barche, gli sponsor, si aprirono prospettive uniche per me. Rispetto all’ultima vittoria Ferrari del 1955 era cambiato molto poco. Anche se le macchine sembravano diverse, in realtà era sempre il pilota a controllarle. Ricordo ancora la mano destra piagata dalla leva del cambio, le scalate fatte con attenzione perché se avessi superato di 200 giri il limite, si rompeva il motore. Il cambio da usare con attenzione per non rompere una marcia, proprio come facevano nel 1955, anche se con macchine diverse. Oggi no, fa tutto l’elettronica, per me siamo andati troppo avanti, si deve mettere un freno e togliere tutti questi dispositivi intelligenti che consentono a tutti di non sbagliare nulla, dalla cambiata alla partenza, fa tutto l’elettronica.»
Bene, ma visto il progresso e visto che non si può tornare indietro, su cosa interverresti?
«Io dico che per il 2017 possiamo fare molte cose. La partenza ad esempio. Il pilota attiva il sistema e fa tutto il computer, devi solo accelerare ed evitare di andare a sbattere. Questo si può fare togliendo i sistemi intelligenti di controllo, così come si può fare togliendo il controllo del cambio, se uno sbaglia, si rompe tutto e va a casa. Certo magari diventa più costoso per un team, ma vi pare normale che nessuno rompe più nulla e sono solo i guasti elettrici a lasciarlo a piedi? No, per me si può eliminare tanta roba inutile che impediscono ai piloti di guidare da soli.»
Quindi un passo indietro rispetto ad oggi, credi sia possibile?
«Non lo so, se ci si mette d’accordo ci vuole un attimo a farlo, mica servono gli ingegneri…”
Già e poi finisce come a Montecarlo col pit stop di Hamilton…
«Altro esempio che tutti questi computer non servono a niente, se alla fine nessuno decide e ci si rimpalla tutte le volte che bisogna fare qualcosa. C’è stato un errore chiaro ed evidente, dobbiamo capire cosa è successo, ma in cucina di solito basta un cuoco, troppi rovinano il piatto.»
Uno come te, della vecchia guardia, è sempre disponibile a parlare, anche in questa intervista ti abbiamo interrotto mentre facevi colazione, perché coi piloti di oggi non è possibile tirare fuori nulla di più? Colpa del marketing? Colpa tua come Presidente Mercedes, ad esempio?
«No, è colpa dei piloti. Se mi chiedi qualcosa al massimo ti mando al quel paese, poi ti parlo e scherziamo insieme, oggi questi non decidono nulla, guardano il manager, l’addetto stampa, tutto controllato. La colpa è solo dei piloti che son troppo controllati, non certo colpa mia. Io come Mercedes vorrei più partecipazione, interesse coinvolgimento dei miei piloti…»
Beh, potresti obbligarli, magari una volta Hamilton manda a quel paese Rosberg, Nico che si incazza con Lewis…
«Non lo faranno mai, qua l’unico che si arrabbia davvero sono io se le cose non vanno come dovrebbero, ma con questi due scordati che succeda qualcosa. E anche con gli altri…»
Belle prospettive, davvero. Ma che sia l’unica soluzione quella di tornare a una F.1 più ignorante?