Nico Hulkenberg a 37 anni non si sente "vicino alla data di scadenza". “Mia figlia in F1? Dovrebbe trovarsi un lavoro come si deve"

Nico Hulkenberg a 37 anni non si sente "vicino alla data di scadenza". “Mia figlia in F1? Dovrebbe trovarsi un lavoro come si deve"
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Nico Hulkenberg compie 37 anni, ma non sente di avere "una data di scadenza" come pilota. Per la figlia Noemi, però, vorrebbe un futuro più sicuro e meno oneroso dal punto di vista economico rispetto alla sua carriera. Ecco la nostra intervista al futuro uomo di Audi in Formula 1
18 agosto 2024

È una domanda o un’affermazione?”. Nico Hulkenberg ha gli occhi che si accendono di una luce guascona quando, seduti di fronte a lui nella hospitality della Haas a Spa, gli chiediamo quanto la Formula 1 sia cambiata dai tempi in cui era lui il rookie da tenere d’occhio, 14 anni fa. Hulkenberg ha la capacità di tenerti sulle spine, di interrogarsi su quello che stai chiedendo con una punta di divertimento che tradisce il ragazzino che è stato, e che in fondo è ancora dentro di lui. Quiescente, ma pronto a uscire faclmente allo scoperto. 

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“È cambiata così tanto? – si chiede -. Certe cose non sono più le stesse, come le monoposto. Ma il core business è rimasto identico o quasi. Sicuramente la F1 è cresciuta in termini di popolarità rispetto a quando cominciai nel 2010. C’è più attenzione, ci riconoscono più frequentemente”. Dal punto di vista tecnico, invece, nel 2026 “l’apporto del motore endotermico sarà comunque del 50%. Era inevitabile che la F1 dovesse cambiare per adeguarsi al modo in cui il mondo si è evoluto nell’ultimo decennio. Non si poteva che intraprendere questa decisione per giustificarne l’esistenza in un contesto dominato dal cambiamento climatico”.

Nicolas Hulkenberg, da Emmerich am Rhein, il 19 agosto compie 37 anni. Ma non dà peso al tempo che scorre veloce. “Non mi sento vecchio, o vicino alla mia data di scadenza. Non ci penso nemmeno, vado avanti passo per passo, stagione per stagione. Ad oggi credo di avere ancora quello che serve per stare in F1, e finché sarà così, andrò avanti. Ovviamente a patto che mi vogliano qui”. “Se un giorno dovessi pensare di non essere in grado di tenere testa ai ragazzi più giovani, sarei io stesso a lasciare. Ma non siamo ancora a quel punto”.

A guidarlo nella sua valutazione ci sono le sensazioni restituite dal suo fisico. “Quando ti alleni costantemente – osserva – finisci per conoscere bene il tuo corpo, e hai un metro di paragone rispetto al passato. Fisicamente, credo di essere al massimo della mia forma”. “È interessante vedere come in F1, ma anche in altri sport, la carriera degli atleti oggi si estenda molto di più rispetto al passato. Merito della medicina attualei”, riflette.

Hulkenberg oggi non è solo un atleta ancora convinto della sua forza, ma è anche padre di Noemi Sky, terremoto biondo di quasi tre anni pronto a esplodere in un tripudio di vivacità mentre scorrazza per il paddock con il suo fido monopattino. Una versione di Nico in miniatura, sia per le fattezze che per lo sguardo furbo che rivediamo nel padre quando gli chiediamo cosa farebbe se Noemi volesse ripercorrere le sue orme. “È una domanda trabocchetto?”, domanda sorridendo sornione. “Mancano ancora un bel po’ di anni, ma spero che prenda un’altra strada. È troppo costoso. Dovrebbe fare un lavoro come si deve, che abbia una longevità maggiore".

Lui, invece, dalla F1 non sembra volersi staccare. E ha l'esperienza giusta per riflettere su alcuni temi spinosi, come il tentativo da parte della FIA di ridurre le disparità tra le scuderie.“Ovviamente i team investono un sacco di denaro in infrastrutture, in risorse umane, per fare in qualche modo la differenza. E anche se la FIA cerca di appianare le distanze tra i team, gli ingegneri troveranno in ogni caso delle zone grigie da sfruttare per ottimizzare il pacchetto. Io, comunque, non ho alcuna voce in capitolo. Ma mi fido dell’operato della FIA”.

Sul fronte delle decisioni dei commissari per i contatti, invece, “Ogni gara e ogni circuito sono a sé stanti. Ci sono analogie tra situazioni diverse, ma mai equivalenze. Per quanto mi riguarda, in alcuni frangenti i commissari sono stati fin troppo solerti. Ci saranno sempre gli incidenti di gara, sono cose che capitano e va bene così, fa parte del gioco. Credo che a volte i commissari potrebbero non intervenire. D’altro canto, è normale avere divergenze di opinioni con loro”.

Al netto di queste minuzie, Hulkenberg si appresta a lasciare un team, la Haas, che definisce “un’organizzazione efficiente, in salute". "Alla fine dello scorso anno sono occorsi alcuni cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda il reparto tecnico. È cambiato ovviamente anche il team principal, ma credo che la chiave sia stata ottimizzare i processi, oltre a dare fiducia alle ottime risorse interne. E la costanza di rendimento che stiamo mostrando in questa stagione ne è la dimostrazione”. Abbandonare una scuderia “ha sempre un sapore amaro. Si creano dei rapporti, e se le cose sono andate per il verso giusto, un po’ di malinconia è inevitabile. Ma bisogna guardare al futuro. Si cambia per una ragione”.

E il motivo ha la forma dei Quattro anelli di uno dei colossi dell’automotive teutonico. “Spostarmi in quella che sarà la scuderia ufficiale di Audi da pilota tedesco comporterà tanta attenzione, grandi aspettative. Non sarà semplice, ma il mio approccio al lavoro non cambierà. Porterò con me il mio bagaglio di conoscenze e cercherò di contribuire alla causa di Audi in ogni modo”. Il fatto che si tratti di un marchio tedesco, comunque, “non è stato il fattore decisivo nella mia scelta”. “Il potenziale è maggiore, sia nel bene che nel male. Sarò più esposto, anche dal punto di vista mediatico, ma è una grande opportunità”.

È stato Gernot Döllner, il CEO di Audi, ad avvisare personalmente Hulkenberg della decisione di rimpiazzare Andreas Seidl e Oliver Hoffmann con Mattia Binotto. “Mi ha fatto piacere – riflette Nico – perché dimostra rispetto e serietà. Stanno prestando molta attenzione al processo”. A Hinwil Nico chiuderà un cerchio, che cominciò a tracciare nel 2013 con un team che di uguale a quello del prossimo anno aveva solo il nome, Sauber. “Sarà un’avventura molto diversa, a cominciare dall’impostazione della scuderia. In Haas abbiamo tre hub – negli USA, in Italia e nel Regno Unito – loro solo in Svizzera”, offre come esempio. “Ci vorrà del tempo per acclimatarmi. Ma è questo il mio compito”.

Da lì a poco sarà il momento di una sfida notevole. “L’aspetto entusiasmante del 2026 è l’ignoto, il fatto che sarà tutto diverso. È questo il motivo per cui Audi ha scelto di entrare in F1 per quella stagione, tutti partono da zero e sarà un’occasione per essere competitivi sin da subito. Per questo, dietro le quinte, Audi sta spingendo per reclutare personale, migliorare le infrastrutture e portarsi al livello dei grandi team. È impossibile prevedere la velocità della crescita di una scuderia. Ma il 2026 sarà molto interessante”. Nico Hulkenberg non può sapere come andranno le cose, ma a 37 anni ha la vitalità di chi vuole prendere a morsi un’occasione che attendeva da tempo. Con l'entusiasmo del ragazzino che è stato, e che sotto sotto è ancora oggi. 

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