Minardi: «Alonso? Ha vinto molto meno rispetto al suo vero valore»

Minardi: «Alonso? Ha vinto molto meno rispetto al suo vero valore»
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Abbiamo parlato con Giancarlo Minardi di Formula 1, di Ferrari, Montezemolo e Marchionne e molto altro ancora. Ecco cosa è emerso | <i>P. Ciccarone, Marina Bay</i>
20 settembre 2014

Singapore – In pista, come ospite, c’era anche Giancarlo Minardi, patron dell’ex team Minardi divenuto poi Toro Rosso. E’ ospite della DZ, l’azienda di Forlì che ha illuminato a giorno il circuito e proprio Minardi, da ex team manager, ha voluto sottolineare alcune cose sfuggite nel momento del passaggio di consegne fra Montezemolo e Marchionne: «Intanto dico che a Montezemolo devo molto e lo conosco dal 1975, quindi da tempo immemore. Purtroppo si arriva a un certo punto in cui il brand, il valore dell’azienda, supera quello di chi lo gestisce e con le prossime quotazioni in borsa e il diverso assetto societario della Ferrari, occorreva forse un passaggio di consegne».


«Dico però che Montezemolo conosceva molto bene la squadra corse, io da team manager, con un team che non arrivava a 100 persone, e uno staff tecnico che era un decimo della Ferrari, ero presente in azienda dalle 16 alle 18 ore al giorno. Fare il team manager è un lavoro complesso, devi pensare alle decisioni tecniche da affidare ai vari reparti, alle PR, agli sponsor, alla fabbrica e a tante altre cose insieme. E’ esaltante e bello ma stressante, ti porta via tutto. Capisco che Marchionne è abile e sveglio, ma non sarà presente giorno e notte in fabbrica, non avrà il polso della situazione per cui dovrà affidarsi a gente nuova o fidata».


«Questo per dire che, forse, i prossimi mesi della Ferrari saranno difficili per trovare un nuovo bilanciamento, un assetto diverso delle varie mansioni. L’importante è che non cambi in corsa il responsabile, uno che dirige e prenda su di sé le attribuzioni varie, ci vuole, giusto o sbagliato che sia e siccome c’è Mattiacci, che lo lascino operare».

C’è poi il malumore di Alonso, le polemiche sul rinnovo o meno del contratto, lei che Alonso lo ha fatto debuttare in F.1, come vede la situazione?
«Dico solo che Alonso ha vinto molto meno rispetto al suo vero valore di pilota. E’ il migliore di questa generazione, ma non ha indovinato i momenti e le squadre giuste per vincere. E’ uno competitivo, ha una visione della gara unica, sta vivendo male questa situazione, ma appena abbassa la visiera, pensa solo a guidare e lo fa in maniera splendida, come ha dimostrato anche a Singapore con una macchina che non è competitiva come le Mercedes. Fernando ha bisogno di stabilità, ma in questo momento il brand Ferrari è più importante dei singoli uomini».

Capisco che Marchionne è abile e sveglio, ma non sarà presente giorno e notte in fabbrica, non avrà il polso della situazione per cui dovrà affidarsi a gente nuova o fidata


«Guardate alla Red Bull. Hanno capito che con Ricciardo il loro brand fosse avvantaggiato e dopo 4 titoli mondiali Vettel si è “adeguato” e i risultati si vedono. Penso che lui stia vivendo male la situazione, ma come brand, marchio, la Red Bull ha preso un’altra strada».

E quindi Alonso resta?
«Se ragiono con la sua testa, ma non sono Alonso, penso che qualsiasi decisione, presa ora, potrebbe essere sbagliata e siccome Fernando è una persona intelligente, non farà sciocchezze».

Parlando di F.1, ha discusso ancora con Ecclestone sul futuro della categoria, cosa ne pensa?
«Penso che continuano a parlarsi addosso e non fanno nulla per cambiare davvero. Fra pochi mesi Ecclestone compirà 84 anni e al posto suo, se va bene, ce ne vorranno tre invece di uno solo come lui a gestire le cose. Ha una visione, sa dove andare a parare e cosa vuole, ha fatto il bene della F.1, ma ora non se ne esce. Manca pubblico in tribuna, anche il venerdì a Singapore non mi pare brillante, mancano iniziative per attirare giovani e altro ancora, ma loro i team manager, lo sanno, ne parlano ma non affrontano mai davvero il problema fino a quando non cadrà tutto in testa a qualcuno».

E dei baby piloti alla Max Verstappen, che dice?
«Dico che se uno è buono prima o poi emerge e vi posso garantire che insieme a Max ci sono un altro paio di piloti allo stesso livello, vedi Antonio Fuoco che è molto veloce. Solo che lui ha trovato un posto in F.1, l’italiano no.  Oggi i ragazzi sono diversi rispetto all’epoca dei Fangio o degli Stewart, imparano a usare le tecnologie e quindi, con questa F.1, un ragazzo può fare belle cose, magari sbaglierà all’inizio, ma se ha i numeri emergerà».

Qualcosa da recriminare?
«Se penso che l’impianto luci del circuito è della DZ di Forlì, che abbiamo la Magneti Marelli, la Brembo, la Pirelli e altro ancora ad altissimo livello in F.1, mi domando ancora perché non ci sia un pilota italiano da qualche anno a questa parte. Certo, se la Ferrari avesse fatto lo junior team, come speravo facesse a un certo punto, ora non saremmo qui a parlarne…».

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