Lotus: in Formula 1 i conti non tornano (e i fondi non arrivano)

Lotus: in Formula 1 i conti non tornano (e i fondi non arrivano)
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Stipendi non pagati, fondi insufficienti e piloti che oltre al rischio devono metterci i soldi. Una disamina dalle origini dell'attuale Team Lotus da Formula 1 | <i>P.Ciccarone, Austin</i>
15 novembre 2013

Adesso che a farne le spese è stato il nostro Davide Valsecchi, cominciano a criticare la gestione della Lotus. Non è una novità e su questa squadra, forse, sarebbe il caso di concentrarsi per una serie di cose non trascurabili. Ultima, in ordine di tempo, le verifiche che hanno escluso Raikkonen all’ultima qualifica ad Abu Dhabi: il fondo fletteva. E lo aveva fatto anche in Ungheria con Grosjean.

Ritorno alle origini

Insomma, due volte beccati in una stagione con una grave irregolarità, da altre parti li avrebbero accompagnati alla porta, ma siamo in F.1 per cui scordatevelo. E allora torniamo agli inizi di questa avventura, quando Gerard Lopez, magnate del fondo Genii Capital con sede in Lussemburgo, decise di prendere parte al mondiale rilevando le quote lasciate della Renault dopo la fuoriuscita di Briatore.


I risultati sportivi non sono stati malvagi, i piloti pure, vedi Kubica e vedi Raikkonen. Ma perché uno come Lopez che opera con una finanziaria doveva impegnarsi in F.1 che con il suo business c’entra come i cavoli a merenda? «Sono venuto in F.1 per creare possibilità di business, fare scambi, proposte e contattare società internazionali per creare sinergie» disse il giovane boss franco lussemburghese. E fin qua ci sta tutto. Niente come la F.1 muove capitali e interessi.

La (russa) fenice. Dalle ceneri della Renault alla nascita della Lotus

Il primo dubbio venne quando a fianco di Kubica presero Petrov e i rubli russi. Tantissimi, visto che dietro c’era Putin. Eppure, nonostante tutto, i soldi sembravano non bastare tanto che nacque la sinergia con il marchio Lotus di proprietà dei malesi della Proton. Una Casa automobilistica che dava un suo marchio prestigioso nel mondo delle competizioni. Fa niente che le Lotus erano due, c’era infatti anche quella di Trulli e Kovalainen di Texeira, boss di Air Asia.

Ci fu anche una disputa legale per il nome, tanto che quest’ultimo dovette lasciare il nome Lotus alla… Lotus e ribattezzare Catheram la propria squadra. Dopo un anno di Lotus nera e oro, cominciano le prime magagne. La squadra non paga i fornitori, Petrov non paga la squadra e viene lasciato a piedi e va alla Catheram. Porta 10 milioni di euro, Trulli vede la mala parata, prende i soldi arretrati e saluta la compagnia. Kovalainen resta.

I risultati sportivi non sono stati malvagi, i piloti pure, vedi Kubica e vedi Raikkonen. Ma perché uno come Lopez che opera con una finanziaria doveva impegnarsi in F.1 che con il suo business c’entra come i cavoli a merenda?


Petrov viene poi appiedato a fine anno perché i fantomatici rubli dei russi erano molti meno del previsto e la squadra era in crisi. Ma questo per ora non ci riguarda. La Lotus, nel frattempo, si ritira e molla Lopez, lasciando però il nome per gli anni a venire. Non solo, chiedono pure di partecipare alla spartizione dei premi FOM per il mondiale costruttori che Lopez deve dare per forza visto che, per cambiare nome al team, rischia di non beccare neanche un quattrino.

Ciò che era resta

E quindi, obtorto collo, Lotus era e Lotus rimane anche se della società malese non c’è nessuna traccia e nessun legame. A questo punto (siamo nel 2012) il team è in sofferenza economica e chiede un anticipo dei premi FOM del 2013 (una quarantina di milioni di euro) che ottiene. Salda parte dei debiti e ricomincia la stagione 2013 perdendo anche parte dei capitali Total, la benzina francese, che da 15 milioni di euro del 2012 passa a un terzo ma solo per finanziare Grosjean.

La Rexona garantisce il resto e Genii Capital i finanziamenti. Solo che, partita la stagione, ricominciano i guai economici. La squadra ha un budget ufficiale di 140 milioni di euro e per andare avanti imbarca più piloti possibile. Arriva Valsecchi che porta una dote che dovrebbe garantirgli di provare la macchina nei test giovani e fare il terzo pilota. Ci sarebbe anche D’Ambrosio  e pure Nicholas Prost e un altro paio, tanto fin che pagano alla Lotus c’è posto.

A giugno smettono i pagamenti ai ragazzi del catering, gente che prende 2000 euro a gara e che dopo 5 gare, siamo in Belgio a fine agosto, comincia a chiedere il conto. Anche Raikkonen non vede un soldo, l’unico che gode è Grosjean, a lui lo paga la Total. Si arriva al divorzio fra Kimi e Lotus, la squadra lo tratta male, ma per come si sono comportati dovrebbero essere i dipendenti a trattare male la squadra visto i ritardi nei pagamenti.

Accuse infondate

Infine Raikkonen molla per operarsi. Si sapeva da fine settembre, a Singapore, che doveva farlo, ma Kimi ha voluto proseguire finché ha potuto. Ora la stampa inglese accusa la Ferrari di oscure manovre ai danni della Lotus, andassero a verificare i conti del team magari chiederebbero scusa a Maranello.

Questo, in breve, il tragitto di un team che ha una solida base tecnica, quella di Enstone che poi era la Benetton e poi la Renault, ma che a livello manageriale (escluso Boullier, lui è un tecnico prestato alla gestione sportiva) mostra delle lacune. Infatti, se voi aveste dei soldi da investire a livello mondiale, di questi tempi li affidereste alla Genii Capital, una finanziaria che per promuoversi rischia il fallimento non pagando gli stipendi e lo viene a sapere tutto il mondo oppure ve ne stasereste alla larga? Ecco, la risposta ve la siete data da soli e allora, tornando a capo: signor Lopez, perché è venuto in F.1?

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