Lewis Hamilton è il vero problema della Formula 1 attuale

Lewis Hamilton è il vero problema della Formula 1 attuale
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Altro che la Mercedes, è Lewis Hamilton il problema della Formula 1 attuale. Per due ordini di motivi. E con l'importante concorso di colpa di un certo Nico Rosberg
23 dicembre 2020

La Mercedes è ormai da anni sul banco degli imputati nel processo contro la noia in Formula 1. È la scuderia di Brackley – sostengono gli appassionati comprensibilmente esasperati – ad aver reso, con il suo dominio, la F1 un esercizio di stile dall’esito scontato. Il vero problema, però, è un altro, e risponde al nome di Lewis Hamilton. Sette volte campione del mondo, fa sembrare tutto facile, anche quando il compito tanto semplice non è. Porta a casa il risultato, pure nel caso in la situazione non deponga a suo favore. Fortuna? Certo. Talento sconfinato? Pure.

Hamilton è il problema della Formula 1 attuale per due ordini di motivi. Il primo è che sbaglia davvero pochissimo. E quando si ha a disposizione una monoposto dominante come la Mercedes, la sua precisione chirurgica ammazza lo spettacolo in pista, rendendo il risultato scontato. Negli anni, Hamilton ha affinato moltissimo la sua condotta di gara, e, soprattutto, la lettura strategica di ciò che accade durante un GP. Non solo: ha anche eliminato sapientemente il suo tallone d’Achille, la gestione delle gomme. Prima se le mangiava. Ora le coccola con attenzione, in modo tale da poterle sfruttare al massimo al momento debito.

Merito di una maggiore attenzione ai dati, a quanto emerge dai briefing con gli ingegneri. Hamilton con la Mercedes ha imparato a puntare alla perfezione. E la colpa di tutto questo è da attribuire al signor Nico Rosberg. Prima che l’ex amico Nico gli fregasse abilmente un mondiale, Lewis era spesso sornione nella prima parte della stagione, meno preciso. Presuntuoso perché consapevole di aver più talento del suo diretto avversario, e quindi di essere perfettamente in grado di recuperare terreno più avanti. Peccato che nel 2016 abbia imparato nel peggiore dei modi che non sempre basta essere superiori sulla carta.

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Hamilton si è visto sconfiggere da un avversario che sapeva essere meno talentuoso di lui. Uno smacco che – si vede perfettamente – gli brucia ancora, a quattro anni suonati dalla beffa del 2016. E ha fatto in modo che non accadesse più. È diventato una sorta di cyborg, un Terminator in salsa motorsport che non ha alcuna intenzione di lasciare nemmeno le briciole alla concorrenza. Ha ancora la fame di successo da bambino petulante che hanno tutti i campioni, anche se, a 35 anni, è tutto meno che un bambino. Ma la sconfitta contro Rosberg ha avuto anche un altro effetto devastante per la F1.

E qui arriviamo al secondo motivo per cui Lewis Hamilton è il vero problema della F1 attuale. Dopo Rosberg, Lewis si è assicurato che in Mercedes non si verificassero più le condizioni per cui potesse essere disturbato da un compagno di squadra fastidioso. E così è arrivato il buon Valtteri Bottas, una scelta di comodo che ha semplificato – e non di poco – la vita della Mercedes, che aveva gestito a fatica la spettacolare deflagrazione del rapporto tra Lewis e Nico. Il placido Bottas, gregario di fatto, a parole dice da anni di essere in grado di dare del filo da torcere ad Hamiton, ma non lo fa mai. Pazienza - si diranno in Daimler - tanto i mondiali li vinciamo lo stesso. Il problema è che così facendo la scuderia di Brackley azzera lo spettacolo, visto che la concorrenza è – diciamolo pure – deficitaria, quantomeno allo stato attuale delle cose.

Per rendere il risultato finale meno scontato, in Mercedes al fianco di Hamilton ci vorrebbe uno come George Russell. Capace di pungere nel vivo Lewis, e di dare vita a una lotta dalla quale nessuno dei due uscirebbe sconfitto. Perché Hamilton potrebbe rendere più evidenti le sue capacità, che sono paradossalmente minimizzate dall’avere a disposizione una monoposto immacolata. E Russell si giocherebbe con le unghie e con i denti una chance irripetibile. Quella di sfidare ad armi pari un pilota che, nel bene o nel male, ha segnato l’epoca della F1 che stiamo vivendo.

Non succederà mai, beninteso. Hamilton lo sa bene cosa può accadere quando un giovane di talento sfida un pilota affermato. Lo ha vissuto, a parti rovesciate, con Fernando Alonso nell’ormai preistorico 2007. Dal suo punto di vista, sarebbe solo una fatica ulteriore. Ha il suo Barrichello personale, così come lo aveva ai tempi Michael Schumacher. Ma sarebbe il modo migliore per concludere la sua carriera in F1. Potrebbe finalmente dimostrare che non vincerebbe chiunque con quella macchina. Almeno non nel caso in cui sia lui, il re della F1 attuale, il compagno di squadra da battere.

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