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Mamma mia che silenzio c’è stasera…
Passano gli anni ma non si finisce mai di imparare. A seguito di una serie di lavori stradali attorno al circuito di Hockenheim, finalmente si è visto cosa c’è dietro un basso muro di cinta che costeggia l’ingresso all’autodromo. La presenza di un marmista in loco avrebbe dovuto far pensare, ma visto che lo spazio antistante è stato usato come parcheggio auto per la stampa, nessuno ci aveva fatto caso prima: dietro quel muretto di cinta c’è il cimitero locale, con una bassa costruzione a fianco che funge da crematorio.
E pensare che la notte in zona i tedeschi si accampano per seguire meglio la gara. Vabbè che son nordici e poco superstiziosi, vabbè che durante l’anno la zona è un mortorio, ma forse era meglio lasciare gli alberi e cintata la zona invece che farci una bella strada che mostra i loculi e le tombe!
Un precedente in F.1 c’era, però, negli anni '90 a Phoenix. Prima dell’ultima curva c’era infatti il crematorio e il deposito ceneri funebri, con tanto di cartello che fungeva da punto di riferimento per i piloti. Mentre le salette di attesa dei parenti, erano state adattate a sala stampa… L’unico pilota che all’epoca sbagliava spesso la staccata era Riccardo Patrese: non sapeva se fare gli scongiuri spostando la mano agli…appositi congegni, o tenerla sul cambio per scalare: «Dopo qualche giro decisi di cambiare marcia, ma al primo passaggio lo scongiuro lo facevo sempre» - ci disse una volta…
Regali fra campioni
Jenson Button è una persona per bene e anche Mark Webber, tanto che entrambi son benvoluti nel grande circo. Entrambi hanno la passione per le moto e per le bici da corsa. Tanto che Button, a precisa richiesta di Mark, ha deciso di fare un regalo a Webber: ha comprato due caschetti in carbonio per ciclisti e, tramite la fidanzata Jessica Michibata (che li ha acquistati in Giappone), li ha consegnati all’allenatore del pilota della Red Bull, che ha ringraziato e offerto una cena ai due. Gesti di classe fra piloti gentlemen.
Anche in Germania fanno flop
Brutte nuove dal circuito del Nürburgring, con un passivo accumulato nel corso degli ultimi quattro anni. Tutta colpa della megastruttura costruita all’esterno del rettilineo principale, in cui ci sono sale giochi, piste di kart, ristoranti, montagne russe velocissime che costeggiano il rettilineo centrale e tanto altro ancora. La spesa è stata di 330 milioni di euro (ci avrebbero fatto un altro circuito completo…) ma la rata da 18 milioni di euro all’anno che i promotori avrebbero dovuto pagare alla banca che li ha finanziati, latita.
E nel corso degli ultimi due anni il passivo è aumentato. Risultato, per salvarsi dalla banca rotta e dal fallimento hanno chiesto aiuto al governo del Land Federale, che in clima di austerità ha rifiutato ogni aiuto. Ora a tremare c’è anche Hochenheim perché i conti erano in rosso da un paio d’anni, ma aveva dimezzato le spese dividendo i costi organizzativi del GP di Germania col Nurburgring (in Germania sono due gli Automobil Club esistenti), solo che ora salta tutto e da soli non ce la fanno.
Poco male, dopo la Francia anche la Germania potrebbe perdere un GP e la cosa ridicola è che le aziende locali hanno i soldi per salvare tutto (basti dire degli utili di BMW, Mercedes e AUDI o di Continental gomme), ma in nome dell’austerità voluta dalla Merkel e dal suo partito, ora rischiano di pagarne le conseguenze anche loro…
E la banda suonò…
Vecchia ma divertente: per rendere ancora più vivo il collegamento dalla griglia del GP di Silverstone, Eddie Jordan e il suo collega della BBC avevano deciso di farsi riprendere davanti alla Royal Band, formata da militari, solo che al momento della messa in onda del collegamento, è arrivato l’ordine di suonare la marcia per accompagnare le personalità fuori dalla pista alle tribune d’onore. Risultato, non si è sentito niente di quanto stavano dicendo Jordan e compagnia e quando finalmente è sceso il silenzio, c’era da dare la linea alla cabina di commento per il via della gara…
Il caffè rende nervosi…
Il motor home della Pirelli è diventato il punto più frequentato del paddock, vuoi per l’ottima cucina, vuoi perché c’è spazio e un ambiente di classe. Fatto sta che i fitters (in maggior parte inglesi) che lavoravano prima alla Bridgestone, qui han trovato una seconda casa. Non si muovono mai dal paddock al contrario di quando c’erano i giapponesi.
All’epoca c’era un motor home piccolo con quattro tavoli e 12 posti a sedere e 4 in piedi, in cui gli ospiti (pochi) si alternavano a mangiare una insalata. I meccanici che montavano le gomme (i fitters…) andavano di panini e bevanda. Alla Pirelli, invece, mangiano al mattino, mezzogiorno e sera con menù a la carte e, soprattutto, pausa caffè abbastanza spesso, d’altronde è roba buona italiana. A fine week end siamo sui 1.200-1.300 caffè erogati dalle due macchinette a disposizione.
Venerdì, penalizzazioni
Grosjean partirà 5 posizioni indietro perché ha dovuto sostituire la scatola del cambio.