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Mentre non giungono nuove notizie, perlomeno ufficiali, sulle condizioni di salute di Michael Schumacher, si aggiunge un nuovo importante dettaglio alla tragedia che ha coinvolto il sette volte campione del mondo di F1.
Michael fuori pista, è sua la responsabilità dell'accaduto
La procura di Albertville infatti, che aveva aperto un'inchiesta subito dopo l'incidente sulle piste da sci del Méribel, ha comunicato ufficialmente che il 12 febbraio scorso sono state chiuse le indagini sull'incidente che ha coinvolto Schumacher.
Questo significa non solo che il caso è definitivamente archiviato, ma soprattutto che secondo il tribunale francese la responsabilità dell'incidente ricade interamente su Michael Schumacher, dal momento che il Campione ha deciso volontariamente di allontanarsi fuori pista. Patrick Quincy, il Procuratore di Albertville, ha puntualizzato infatti che “l'incidente di Michael Schumacher del 29 dicembre sulle nevi nel comprensorio di Meribel è avvenuto in una zona fuori pista.”
Impianti a norma. Secondo le leggi francesi
Allo stesso tempo l'indagine conferma quanto già anticipato lo scorso 8 gennaio, confermando che i gestori degli impianti e delle piste da sci avevamo provveduto a segnalare la presenza di rocce e fuori pista a norma di legge.
Secondo il procuratore infatti “la segnaletica, le limitazioni, la picchettatura e le informazioni disponibili ai bordi del tratto di pista interessato dall'incidente erano conformi alle norme francesi in vigore. Non è stata rilevata alcuna infrazione nei confronti di alcun soggetto”.
In Italia sarebbe potuto accadere? Probabilmente no...
A questo proposito non si può fare a meno di evidenziare in ogni caso che, a giudicare almeno dalle immagini del tratto di pista dove è avvnuto l'incidente, la segnaletica di pericolo, pur essendo in regola secondo le norme francesi, era comunque molto scarsa rispetto agli standard delle piste italiane, che in quanto a sicurezza sono tra le migliori del panorama europeo.
Nel nostro Paese un tratto di pista così micidiale come quello dove Schumacher è andato ad impattare, non sarebbe stato soltanto segnalato a dovere, ma sarebbe stato letteralmente circondato da reti di protezione per impedire totalmente l'accesso, anche involontario.
Schumacher sciava ad alta velocità? La perizia sembra confermare
Quincy argomenta la posizione del tribunale francese spiegando che “la roccia che ha provocato la caduta e quella contro la quale Schumacher è andato a sbattere la testa sono distanti 10,40 metri l'una dall'altra e sono situate rispettivamente a 4,50 metri dal limite della pista rossa Chamois».
Questo elemento non è da trascurare perché sembra smentire quanto anticipato tempo addietro dallo stesso Quincy, che in un primo momento aveva affermato che Schumacher stesse sciando a velocità moderata. I dieci metri e mezzo che separano la roccia dove è iniziata la caduta e quella dell'impatto finale però fanno pensare che l'ex campione di F1 non stesse scendendo lungo il fuori pista a bassa velocità.
Assolti da ogni responsabilità i gestori degli impianti di risalita del Méribel quindi, anche se non ci sarebbe da sorprendersi se la famiglia di Schumacher decidesse di fare causa, riaprendo l'inchiesta.
In attesa di nuove notizie
Intanto, dopo che i medici hanno iniziato ad innescare la fase di risveglio dal coma artificiale del campione, riducendo gradualmente la somministrazione di farmaci, la famiglia – questo è l'ultimo comunicato ufficiale della settimana scorsa – ha dichiarato di “credere fortemente nel recupero di Michael” rinnovando “la piena fiducia nell'équipe di medici che lo curano”.