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Lo avevamo anticipato da tempo e adesso è arrivata la nomina ufficiale: Mohammed Ben Sulayem è il nuovo presidente della FIA e successore di Jean Todt, che era stato eletto a fine 2009. Con l'arrivo di Ben Sulayem, cambia lo scenario internazionale della federazione, coi Paesi emergenti che assumono un ruolo determinante nello sviluppo motoristico del futuro. A destare sorpresa, come avevamo già detto, è stato il voltafaccia degli automobil club britannici, capeggiati da David Richards, artefice della ProDrive e per un certo periodo di tempo a capo anche di Benetton F.1. Il loro votarsi alla causa del candidato di Dubai, voltando le spalle all'avvocato Graham Stoker, britannico e in lista per la successione a Jean Todt, ha fatto capire come dietro le quinte stesse avvenendo qualcosa di nuovo.
Non è quindi un caso che un ruolo importante nell'organigramma di Ben Sulayem lo rivestirà Fabiana Ecclestone, avvocato brasiliano e moglie di Bernie Ecclestone, per decenni padre padrone della F.1. Si tratta, insieme a Richards, di un chiaro segnale di chi prenderà in mano le redini sia dello sport sia del mondo automotive futuro. Con Paesi, vedi di recente Qatar e Arabia Saudita, che hanno poca cultura motoristica ma molti soldi da investire. Oltre che rifarsi una immagine, come accaduto in Arabia con l'ultimo GP di Jeddah, dove le donne, osteggiate per decenni, oltre a poter guidare, adesso possono anche correre in auto e diventare testimonial dell'apertura mentale di questi Paesi. Che si tratti di una pura operazione di facciata o che possa portare a sviluppi importanti, lo sapremo col tempo.
Quello che è certo è che la FIA cambia pelle, che dietro ci sono un gruppo di esperti britannici e che in questa opera di rinascita federale (o restaurazione del vecchio potere, fate voi) i nomi e i volti da presentare sono nuovi, come il nuovo presidente FIA, ma dietro c'è un gruppo di esperti conoscitori del mondo racing che farà di tutto per indirizzare in un certo senso lo sviluppo di progetti a senso unico. Non è un caso che in quella regione siano inglesi le strutture di comunicazione dei GP, che siano inglesi gli interlocutori, che siano inglesi i referenti per sponsor e progettazioni. L'Europa, e di conseguenza l'Italia, escono ridimensionati in un certo senso. Il ruolo onorario a Jean Todt, con la vicepresidenza italiana dell'ingegner Sticchi Damiani, presidente ACI, valgono nel momento in cui potranno agire e muoversi da soli. Per Todt il futuro parla di un ruolo importante all'ONU, come ambasciatore della sicurezza stradale e quindi interlocutore di rilievo coi ministri dei trasporti di tutto il mondo. Vederlo a fare il consulente a Maranello appare come il pensionato che va ai cantieri a passare il tempo e conoscendo Todt è un ruolo da escludere.
Piuttosto da tenere presente l'attività del figlio Nicholas, giovane, dinamico e conoscitore del mondo racing fin dal kart. La sua è forse la figura più importante in certi ambiti. Tornando invece al nuovo presidente, di sicuro aprirà le porte a nuovi GP, leggi Sud Africa, magari il ritorno dell'India, che ha un impianto mezzo sequestrato e ridato ai contadini, che avevano fatto causa per occupazione abusiva del terreno. Ma visto che l'India rappresenta un Paese emergente in fatto di viabilità e un mercato importante per molti costruttori, ecco che la mappa del mondo auto si sposterà sempre più verso oriente. Non solo, si parla di auto elettrica e con un ruolo importante della Cina, detentore quasi in esclusiva delle materie prime, gli sviluppi sono ancora tutti da scrivere. In un senso e nell'altro. Adesso aspettiamo le prime mosse del nuovo presidente Ben Sulayem e poi capiremo che strada prenderà la federazione.