Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
La bandiera rossa del GP di Jeddah passerà certamente alla storia, in ambiti complottistici, per il vantaggio che intrinsecamente ha fornito a Max Verstappen nella lotta con Lewis Hamilton: l’olandese, infatti, a differenza dell’inglese non ha sfruttato la finestra della safety car per cambiare le gomme sfruttando l’inattesa bandiera rossa per farlo a bocce ferme e quindi senza perdere un secondo.
Apriti cielo. I social scatenati, le TV impazzite contro il Direttore di Gara Masi, ma la realtà è diversa da come descritta ed ha un motivo tecnico ben preciso…che ci spiega Jarno Zaffelli, CEO dell’azienda italiana (Dromo) che sta disegnando e ridisegnando i profili delle piste più belle al mondo.
La bandiera rossa è stata corretta o no? “Sì, la bandiera rossa è stata corretta. Le barriere Tech-pro sono dei blocchi di plastica rotazionale che all’interno hanno due piastre d’acciaio. Sono legate una all’altra con una sorta di cintura di sicurezza che ne abbraccia una trentina e quando la macchina esce di pista sposta una trentina di blocchi. Ci sono due possibilità a quel punto: se il movimento della barriera è regolare si sistema tutto con velocità ma se qualche elemento si buca, come nel caso dell’incidente di Schumacher, è necessario cambiare degli elementi della barriera sganciando la cintura che le tiene. Con tempi che non sono calcolabili in funzione del proseguimento “prevedibile” della corsa in regime di safety car. Ecco perché è stata corretta la scelta di Masi.”
Quindi non era possibile ripararla in regime di Safety Car? “No, quando Masi ha capito che la bandiera era rotta non c’era modo di ripararla in regime di safety car. L’incognita di quando ci si mette è troppo variabile. Capisco che televisivamente non si capiscano i tempi, per un milione di ragioni, ci sta. Ma sotto il profilo strettamente tecnico la scelta è stata perfetta.”