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F.1 e l’anno che verrà. In un mondiale lunghissimo, con 24 gare in calendario più sei gare sprint, per un totale di 30 partenze (nuovo record assoluto) il circo iridato si domanda su che stagione sarà. Sarà ancora dominio Red Bull, come l’anno scorso, in cui il team austro inglese ha ottenuto il record con 21 successi su 22 gare (unica eccezione Singapore con la Ferrari di Sainz) o finalmente si ritorna a un mondiale combattuto fra più squadre? La domanda è lecita, perché nonostante i record di incassi e utili di Liberty Media, che gestisce il campionato (a settembre avevano sforato di 107 milioni di utili rispetto ai 22 dell’anno precedente), un’altra stagione a senso unico potrebbe dare una mazzata all’interesse del campionato. Quindi, parola d’ordine: lottare, lottare, lottare. Magari con il ritorno della Ferrari al vertice.
Il terzo posto nella classifica costruttori del 2023 fa capire come l’unico rosso di Maranello è quello del gambero, avendo fatto peggio che nel 2022, per cui la risalita è obbligatoria se si vuole rispettare il blasone e gli obiettivi della scuderia. Le notizie, poche, che trapelano da Maranello sono le solite intrise di entusiasmo, ottimismo e fiducia. Si parla di 30 punti di recupero nel carico aerodinamico (una enormità se si pensa che a Silverstone 23, a fronte di un incidente, Sainz aveva perso 10 punti di carico e preferirono ritirare la macchina…), si parla di meraviglie col nuovo motore del 2026 che gira al banco prova, dimenticandosi che c’è ancora il 24 e 25 da correre… Insomma, il solito corollario cui deve far seguito la pista e per quello ci sarà da aspettare fine febbraio coi test in Bahrain prima della gara di apertura sulla stessa pista. Al momento il progetto 676 della rossa sembra procedere secondo i piani, il crash test è stato superato nei laboratori CSI di Bollate (Milano) e si sottolinea che la Red Bull, invece, avrebbe fallito il test di resistenza. Secondo i tifosi Ferrari è una bella notizia, in realtà è esattamente il contrario. Superare un crash test vuol dire aver seguito le misure minime di sicurezza imposte dal regolamento. Fallire vuol dire che si è cercato qualcosa di alternativo in fatto di leggerezza e questo fa capire come in Red Bull, con il progetto RB20, si stia cercando il limite dappertutto, senza sviluppare e basta la macchina vecchia. Fallire il test è sintomo di ricerca estrema, di soluzioni inedite. E questo deve far preoccupare perché vuol dire, al solito, tradizione (Ferrari) contro innovazione (Red Bull).
Chi spera è anche Mercedes, che dopo due stagioni disastrose con macchine sbagliate, deve risalire la china e quindi si riapre il gruppo di contendenti. James Allison ha ripreso in mano le redini del progetto che era di Elliot e ha detto chiaramente che c’erano degli errori di base. Se hanno corretto gli errori, vuol dire ripartire in ritardo rispetto a Red Bull, per cui credere in una Mercedes già al livello dei bibitari è più speranza che realtà. Come a Maranello. Unica sorpresa, che poi sarebbe una conferma, potrebbe arrivare da McLaren, che sotto la guida di Andrea Stella, team principal di origine Ferrari, ha fatto una crescita importante nella seconda parte di stagione. Se la tendenza viene confermata, si aggiunge un altro elemento di sfida ai primi tre del mondiale. E che dire di Alpine? Dopo la rivoluzione di luglio, con la fuoriuscita in serie di Laurent Rossi, direttore della Marca, nonché del team principal, del Direttore Tecnico, del capo ingegneri e infine di Davide Brivio, responsabile academy, la squadra francese agli ordini di Bruno Famin è attesa a un risveglio che deve soddisfare il presidente Luca De Meo, altrimenti il destino del team è segnato a breve termine.
Aston Martin, dopo l’avvio esaltante del 2023, è attesa a una controprova, ma il finale di stagione in calando, non fa presagire nulla di buono per Alonso, che a 42 anni è ancora lì che ci dà dentro come un pivello alle prime armi togliendosi soddisfazioni a raffica. Il resto della truppa farà da comprimari al solito. Nel capitolo piloti, Verstappen è atteso al ruolo di lepre, Hamilton e Russell in Mercedes dovranno spingere per risalire, con il primo che ha voglia di rivincita nonostante gli anni che si avvicinano ai 40, mentre in Ferrari Leclerc e Sainz aspettano di vedere come va la nuova macchina e poi decideranno sui rinnovi dei contratti. Leclerc sembra destinato a un prolungamento di altre 5 stagioni, un errore per entrambi se le cose non dovessero funzionare, mentre Sainz aspetta almeno un rinnovo biennale se non tre anni, sempre a patto di capire come va la macchina. Fred Vasseur, il team principal, non ha fretta, perché deve capire anche lui quale futuro è scritto nelle stelle. Il 13 febbraio verrà svelata la nuova rossa, da lì in poi tutto il quadro F.1 prenderà forma e si capirà cosa succederà in futuro.