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Ok le corse, ok lo spettacolo, ok l’adrenalina e lo spirito del motorsport, ma la Formula1 è destinata a implodere se ritroverà la capacità di anticipare il futuro della mobilità. E’ questo, in estrema sintesi, il pensiero di Sebastian Vettel. L’ormai ex pilota della Ferrari, oggi in Aston Martin, ha rilasciato nei giorni scorsi una lunga intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung e ne ha approfittato per lanciare un allarme sul futuro della Formula1. Parole, le sue, che sono state interpretate da molti come un richiamo ai temi dell’ecosostenibilità, ma Vettel, in realtà, ha voluto trattare una questione molto più ampia: il ruolo del motorsport e della Formula1 nello specifico riguardo al progresso. “In passato – ha spiegato – le tecnologie che venivano provate in F1 trovavano poi reale applicazione nell’industria dell’auto e questo ha permesso ad uno sport così costoso di sopravvivere. Il ruolo di anticipatori di futuro deve essere rispolverato, altrimenti rischiamo che l’intero sistema della Formula1 imploda”.
Lo spunto per provare a “ritrovarsi” dovrebbe arrivare proprio dai temi dell’ecosostenibilità, con Vettel che sull’argomento è stato molto chiaro: “Abbiamo il motore a combustione interna più efficiente al mondo, ma non serve a niente, perché non troverà mai la sua strada nella produzione di serie. L’unica cosa che passa è il messaggio del marchio, perché il motore ibrido è considerato molto più positivo per l’equilibrio ambientale rispetto al normale motore a combustione. La F1 è sempre costata tanti soldi. La concorrenza e l’ambizione hanno sempre aperto abbastanza portafogli. E’ vero che prima di tutto siamo un’azienda d‘intrattenimento. Ma ci sono cose che non sono più al passo coi tempi. In qualità di sport globale, abbiamo una piattaforma per trasmettere un esempio ed un messaggio a tutto il mondo. Perciò dovremmo cominciare a rinnovare velocemente. I piani individuali dei team sono poco utili per noi. La F1 ha bisogno di una strategia globale. Penso che abbiamo ignorato troppo a lungo la tecnologia ambientale come area di sviluppo”.