Kevin Giovesi, l'italiano che sogna la F1: «Ce la metterò tutta»

Kevin Giovesi, l'italiano che sogna la F1: «Ce la metterò tutta»
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Kevin Giovesi è un giovane pilota che si sta facendo le ossa in GP2. E' entrato nell'orbita della Caterham e potrebbe regalarci il sogno di rivedere un italiano in F1
22 dicembre 2014

Classe 1993, Kevin Giovesi è una delle giovani promesse del motorsport nostrano. Le speranze di rivedere finalmente un pilota italiano in F1 oggi sono riposte su di lui, perché questo atleta ha già dato prova di saper tirare fuori i denti quando serve, facendosi notare anche ai piani alti del mondo delle corse.

 

Vive a Parabiago, in provincia di Milano, ma a soli 21 anni ha già corso su alcuni dei circuiti più famosi del mondo. La sua più grande passione sono le monoposto a ruote scoperte, che lo hanno portato a gareggiare in GP2 Main Series, AutoGP dove ha corso con il team Ghinzani, ma anche nella F3 italiana ed europea e in Formula Renault.

 

Giovesi ha fatto brillare gli occhi degli appassionati quando è entrato nell'orbita del Team Caterham di Formula 1, che quest'anno  lo ha inserito nel piano di crescita dei giovani talenti. Kevin ha iniziato subito a mettersi al lavoro sul simulatore ma oggi le sorti incerte del team anglo-malese, alle prese con guai finanziari non trascurabili, rimettono in discussione anche il futuro del giovane pilota italiano.

 

Nella nostra intervista in ogni caso Kevin ci è sembrato un atleta con le idee molto chiare, con la F1 che rimane il principale obiettivo su cui riversare tutte le proprie risorse ed energie.  

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Kevin si è già tolto molte soddisfazioni nelle formule

 

Come nasce la tua passione per le corse? Quando hai capito che saresti diventato un pilota professionista?

«La mia passione per le corse nasce all'età di nove anni quando ho provato per la prima volta un baby kart di un amichetto su un piazzale. Ho esordito nella easy kart birel, poi ho continuato nella categoria naz 60 poi 100 junior ed infine nell'europeo kf3 con la Maranello. A questo punto è avvenuto il passaggio alle formule. Ho capito che la professione di pilota stava diventanto un tassello fondamentale della mia carriera. Quello che mi entusiasma delle corse oggi è essere considerato per le mie capacità e riuscire a mia volta ad entusiasmare il team per il lavoro svolto, facendo la differenza».

 

Le più grandi soddisfazioni fino ad ora le hai raccolte con le vetture formula. Ci racconti brevemente la tua carriera? Oggi dove sei impegnato e come è andata la stagione di AutoGP?
«Dopo il kart con un piccolo team svizzero di formula BMW LO, dove a 15 anni vinsi il titolo, sono passato alla Formula 3 Italiana, un ambiente molto complicato, dove l'unico errore è stato quello di non fare tutto il percorso con Piercarlo Ghinzani. Lui è stato il mio vero professore come penso sia stato per tutti i piloti che hanno avuto l'occasione di lavorare con lui. Ho chiuso la mia carriera in F3 con la dav nel campionato europeo open f3 vincendo il titolo delle 308 copa con la soddisfazione di mettersi alle spalle diverse nuove f312. Ho fatto una comparsa anche in GP2. Una bellissima categoria, bellissima macchina, praticamente una formula uno. Poi nel 2013 a metà stagione, lasciata la GP2, mi ha chiamato di nuovo "il Ghinza" per ritrovare insieme i valori da mettere in campo. Ci siamo divertiti e abbiamo raccolto belle soddisfazioni. Quest'anno sono stato chiamato per correre in un nuovo team di AutoGP, correndo contro colossi storici del campionato. Non avendo database siamo comunque riusciti a giocarci posizioni di testa e comunque spero di aver fatto la differenza da chi correva con i miei stessi mezzi. E poi spero di aver entusiasmato chi ha lavorato al mio fianco».

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Kevin Giovesi al volante della sua GP2 sullo spettacolare circuito di Abu Dhabi

 

Dalla scorsa estate sei entrato nell'orbita della Caterham. Come hai preso la notizia?
«Entrare a far parte di un team di F1 è sempre galvanizzante per un pilota».

 

Quanto ti manca per arrivare in F1? E' realmente possibile? Saremmo felici di rivedere finalmente un pilota italiano nel circus...
«Quanto mi manca non ne ho idea. Oggi ci sono piloti sulla porta della F1 con la mia stessa esperienza o anche meno. E' possibile? Sì... Ci vuole un investitore che creda in me e poi tanto, tanto impegno e lavoro da parte mia».

 

Non è un momento facile per la Caterham, continuerai a collaborare con il team di Leafield?
«E' stata una bella parentesi ma ora loro hanno altro da risolvere, speriamo con successo».

Oggi ci sono piloti sulla porta della F1 con la mia stessa esperienza o anche meno

 

Davide Valsecchi sembrava ad un passo dalla F1, poi il nulla. Perché secondo te è così difficile arrivare in F1? E' solo una questione di budget?
«Davide è un pilota che ha maturato molta esperienza sicuramente più di altri oggi in F1 ma probabilmente non basta».

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Kevin si sta facendo le ossa sulle auto a ruote scoperte e il suo sogno resta la F1

 

Ci sono moltissimi piloti che avrebbero meritato un volante in F1, eppure troppo spesso vediamo piloti paganti durante i Gran Premi, che corrono solo perché hanno grandi capitali alle spalle. Sei d'accordo? Cosa ne pensi?
«E' un vero punto di domanda. Io credo che lo spettacolo in F1 nasca dall'estro di un pilota, dalle sue capacità di reazione alla guida, dal sorpasso in staccata o all'esterno di una curva. Però il motorsport è tecnologia e potenza e alcune volte in gara ti chiedi come puoi non riuscire non solo sorpassare ma nemmeno a tenere la scia di certe vetture».

 

Sei giovanissimo e hai ancora grandi prospettive davanti a te. A cosa punti nell'immediato? Pensi solo alla F1 o ti piacerebbe correre anche in altre categorie, per esempio nell'endurance dove abbiamo un altro italiano, Marco Bonanomi?
«La F1 è un sogno. Chi è cresciuto su una vettura formula aspetta e cerca la persona, il team o, perché no, il marchio che crede in te e che può rendere possibile questo sogno. Per un pilota come me correre è dissetare il mio desiderio di competitività. Mettermi alla prova, valutarmi. Velocità, sterzo, freni, gomme e motore in pista sono il mio pane».

Penso che 20 anni fa piloti, economia regolamenti e spettacolo erano un'altra cosa

 

Pensi di essere fortunato ad esserti ritrovato nel mondo delle corse nel 2014 o avresti preferito farlo 20 anni fa? Cosa pensi sia cambiato rispetto agli anni d'oro?
«Penso che 20 anni fa piloti, economia regolamenti e spettacolo fossero un'altra cosa. Di oggi terrei la sicurezza delle vetture e anche la sua evoluzione».

 

Cosa pensi delle novità regolamentari introdotte quest'anno in F1? I motori ibridi hanno snaturato questo sport?
«No, la F1 è un campo sperimentale che velocizza in maniera esponenziale le capacità evolutive. Tecnologie applicabili poi sulle autovetture, ma non solo stradali. Forse eliminerei i pit stop che alcune volte alterano i risultati ed alzano costi di gestione ai team».

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