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È stato capace di vincere in F.1 alla Benetton al fianco di Schumacher e di vincere con la Stewart prima che diventasse Jaguar, Johnny Herbert appartiene a una categoria di piloti che si è persa per strada. È uno che ama le corse, l’ambiente e si diverte da matti tutte le volte che può e da quando fa il telecronista per la BBC ha pure scoperto l’altro lato del mestiere, quello di chi deve raccontare le cose ma trova le porte chiuse.
Difficile la vita, vero?
«Ma no era peggio fare il pilota e trovarsi senza freni in fondo al dritto! Diciamo che è diverso ma io mi diverto lo stesso. Certo, se penso a quando facevo il pilota e vedo questi di oggi, mi chiedo in cosa ho sbagliato io. Questi rischiano meno e guadagnano di più. L'ho sempre detto che non ho capito niente della vita!»
Scherzi a parte, secondo te cosa non funziona in questa F.1?
«Non va che c’è gente che non conta un c…avolo e se la tira, sembrano tutti indaffarati, presi, impegnati, ma cosa combinano dentro i motor home? Per me giocano alla playstation e si danno delle arie. Poi se guardo dal punto di vista sportivo, vedo che abbiamo un gruppo di piloti eccezionali, come Vettel e Alonso, Hamilton e Raikkonen, Webber e Button, che sono fantastici per quello che fanno e per la lotta che li anima.»
“Certo, se penso a quando facevo il pilota e vedo questi di oggi, mi chiedo in cosa ho sbagliato io. Questi rischiano meno e guadagnano di più. L'ho sempre detto che non ho capito niente della vita”
«Davvero incredibile e da applausi a scena aperta. Vederli da vicino mi entusiasma anche se sto sempre dietro una telecamera e vorrei vederli in pista dal vivo…»
Tu però correvi e ridevi, oggi se dici buon giorno a un pilota ti ritrovi l’addetto stampa che ti rimprovera perché non devi fare interviste…
«È colpa delle squadre, i piloti sarebbero anche simpatici e disponibili. Pensa che quando ero alla Stewart mi hanno ripreso più di una volta, rimproverato e anche multato perché parlavo o ridevo con i giornalisti.»
«Se ti rompono un giorno e l’altro pure, alla fine stai zitto e non ti muovi, diventi un automa. È colpa loro ed è colpa degli sponsor che pagano per non avere nulla in cambio. Guarda il week end di gara, comprano i posti sulle salette e li pagano cari, poi arriva il pilota cinque minuti, un saluto, e poi via scappano di nuovo.»
«E la gente paga per queste cose qua? Folle, come è folle pagare tanti soldi di diritti TV per vedere grandi gare, è vero, ma mi sembrano tutte fasulle con gente che non è vera e purtroppo chi sta a casa lo capisce, lo sente. E si disamora della F.1 e delle corse. Non è un caso che i giovani sono attratti da altri sport, magari le moto dove anche un Valentino che non vince ha più seguito di un Vettel trionfale.»
“Il paddock è diventato freddo, distante, si parla di donne e motori ma qua non se ne vedono in giro e ti garantisco che sarebbe bello vedere qualche figliola in più. Poi ci sono gli interessi televisivi in ballo, le guerre degli ascolti, ma soprattutto, sentendo i piloti e i team manager, sono troppe 20 gare”
Quindi cosa suggerisci?
«Poco da dire, andrebbe cambiato qualcosa, il paddock è diventato freddo, distante, si parla di donne e motori ma qua non se ne vedono in giro e ti garantisco che sarebbe bello vedere qualche figliola in più. Poi ci sono gli interessi televisivi in ballo, le guerre degli ascolti, ma soprattutto, sentendo i piloti e i team manager, sono troppe 20 gare.»
«Non ce la fanno più, sono stanchi ma hanno paura a dirlo perché arrivano soldi e quelli mettono tutti d’accordo, ma davvero 20 GP sono una follia, ci sono famiglie che son saltate, gente sull’orlo di una crisi di nervi. Se viaggi in prima classe ce la puoi fare, ma se devo sgobbare, prima o poi scoppi.»
Ti viaggi in prima classe?
«Sì, ma non sono matto da farmi 20 gare in un anno!»