Il ricordo di Enzo Ferrari: “Un giorno io non ci sarò più, ma le mie vetture rosse continueranno a farsi onore nei circuiti del mondo”

Il ricordo di Enzo Ferrari: “Un giorno io non ci sarò più, ma le mie vetture rosse continueranno a farsi onore nei circuiti del mondo”
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Il 14 agosto 1988 Enzo Ferrari esalò il suo ultimo respiro. Un addio che, complice il Ferragosto di mezzo, è stato vissuto in intimità da familiari ed amici stretti, mentre il suo sogno continuava a volare alto, sempre di più
14 agosto 2024

Il sogno italiano. Così si potrebbe sottotitolare la vita di Enzo Ferrari. Un uomo che ha dato tutto sé stesso per portare a termine il suo desiderio più grande. Non a caso il suo motto era “Se lo puoi immaginare, lo puoi fare”. Queste sette parole sono incise a caratteri cubitali anche all’ingresso dello Store d’alta moda che sorge difronte la Gestione Sportiva del team di Maranello. Un chiaro monito che, chiunque arrivi nell’orbita Ferrari, per andare avanti non deve avere solamente cervello e forza nelle braccia. Ma amore e dedizione nei confronti di quel sogno di Enzo Ferrari che ha mosso mari e monti per renderlo realtà. Trentasei anni sono passati dalla sua scomparsa, alla vigilia di Ferragosto di quella torrida estate del 1988, ma quelle vetture rosso fuoco sono immortali.

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Modena, Maranello e qualche volta Viserba. Questa era la vita del Drake che, dopo un’infanzia difficile per la scomparsa del padre e del fratello durante la Seconda Guerra Mondiale, ha reso possibile l’impossibile, dando vita a quello che oggi è il massimo segno di “Made in Italy” nel mondo. Vetture che sono più di un “semplice” gioiellino di ingegneria e meccanica, ma segno di un chiaro esempio di stile di vita. Lo stile di vita italiano. Essere Ferrari. “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un'automobile, sicuramente la farà rossa”. Enzo Ferrari odiava non essere a stretto contatto con la Ferrari e la Scuderia. Un "maniaco del controllo" si potrebbe definire che, anche se si concedeva una giornata di riposo sulle coste adriatiche, doveva avere il punto della situazione. Anche il giorno di Ferragosto. Detestava le ferie. “Io non ho mai fatto un viaggio turistico e non sono mai andato una volta in vita mia in vacanza; per me le più belle ferie sono quelle di restare nella mia officina quando vi sono rimasti pochi collaboratori” disse una volta. Il destino in qualche modo l’ha voluto beffare, facendogli esulare l’ultimo respiro proprio alla vigilia di Ferragosto. In questo modo però, complice anche il periodo di ferie, ha potuto esaudire il suo desiderio di andarsene in silenzio, circondato dagli affetti più cari di amici e famiglia.

Solamente due giorni dopo il mondo venne a conoscenza della sua morte. Nel mentre, quando l’attenzione mediatica si concentrò sulla sua scomparsa, lui riposava già in pace al fianco di quel figlio che gli era strappato troppo in fretta, Dino. Non essere riuscito a trovare una cura alla sua malattia, di sua stessa ammissione, è stato l’unico vero e proprio rimpianto in novanta anni di vita. “Mi ha deluso l'impotenza a difendere la vita di mio figlio, che mi è stato strappato, giorno dopo giorno, per 24 anni”. Neanche la nascita di Piero, riconosciuto solamente anni dopo, quando morì sua moglie e socia in affari Laura, riuscì a far ritrovare la serenità al Drake. “Metto le lenti scure perché non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro” spiegò Enzo Ferrari. Vederlo con gli occhiali chiari, era un’occasione più unica che cara, riservata a pochi privilegiati che avevano dato prova di rispettare lui e il suo sogno più di ogni altra cosa. “Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo”. Il suo desiderio, Signor Commendatore, è ormai una solida realtà, oggi come allora e come sarà sempre, in pista, in città e nei cuori dei Tifosi.

L'ombra di Enzo: il ricordo della Ferrari

"È inevitabile. Ogni volta che succede qualcosa di nuovo – il lancio di un modello, un risultato sportivo o la costruzione di un edificio che amplia e ridefinisce i confini della fabbrica di Maranello – ci si pone la stessa domanda: che cosa direbbe Enzo Ferrari se fosse qui adesso? Il fondatore è morto il 14 agosto 1988, a 90 anni, ma tutto quello che è stato realizzato da quel momento in poi ha sempre tenuto conto della sua lezione. È come se la strada percorsa fino a oggi fosse stata percorsa sotto la sua ombra. Ed è per questo che un video ricorda alcuni degli eventi più significativi di questi ultimi mesi utilizzando come sfondo una sua immagine: dalle vittorie in Formula 1 a Melbourne e Montecarlo al trionfo della 499P alla 24 Ore di Le Mans, dalla presentazione della 12Cilindri alla nuova collezione di moda fino all’inaugurazione dell’e-building" questo si legge nel comunicsto pubblicato dal team di Maranello sul proprio sito. 

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