Il campione e il bambino

Il campione e il bambino
Pubblicità
E' una bella storia a lieto fine quella che è accaduta al GP di Monza, dove un bambino sfortunato voleva incontrare il suo beniamino. Ma per colpa delle regole... | <i>P. Ciccarone</i>
16 settembre 2015

Lui lo chiameremo Davide, è un bambino la cui vita è cominciata in salita senza averne alcuna colpa. Ha una passione che lo tiene incollato alla TV e non sono i cartoni animati, tipici della sua età. Segue le corse, si affeziona a un idolo che lo fa sorridere quando è sul podio e lo fa piangere quando non ce la fa. In quei momenti Davide è un bimbo come tutti gli altri, tifa, urla si sgola e incita il beniamino. 


Ha un sogno, conoscerlo, così scrive una letterina che per qualche strano caso arriva nelle mani del campione. Che gli fa un bel regalo, un cappellino con tanto di firma e dedica. Il bimbo capisce che impegnandosi più dei suoi coetanei può farcela a raggiungere risultati per altri impensati. E allora si ingegna, con la mamma premurosa e affettuosa, che quasi lo soffoca dal tanto amore, riesce a intrufolarsi in una di quelle palazzine dove passano tanti personaggi famosi. 

 

Lui è contento, vede dal vivo quelle macchine che ha visto solo in TV, sente il rumore delle altre formule, scopre un mondo che la televisione non gli mostrava mai e riconosce il suo beniamino, lo vuole conoscere e gli ha pure comprato un regalino con il disegnino personalizzato. Ma entrare nel paddock è dura, difficile, e quest’anno a Monza hanno pure raddoppiato il servizio di sorveglianza ai tornelli. 

 

Il campione sa che il suo tifoso speciale è lì, vuole vederlo, ma le regole sono regole. Davide non può entrare nel paddock e il campione non può uscire. Eh sì, perché nella F.1 di oggi uscire dal motor home, recarsi dietro una rete e firmare autografi viene considerato come insubordinazione, ovvero non si rispettano gli ordini di scuderia. Deprimente, come lo è il pianto di Davide che viene fermato al tornello. Niente pass, non entra. E per avere il pass? Nulla da fare, sono tutti nominativi, con foto e con accredito. 

Il campione sa che il suo tifoso speciale è lì, vuole vederlo, ma le regole sono regole. Davide non può entrare nel paddock e il campione non può uscire. Eh sì, perché nella F.1 di oggi uscire dal motor home, recarsi dietro una rete e firmare autografi viene considerato come insubordinazione

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

 

Siccome Monza è la patria dei furbi e ai monzesi c’è da farla pagare, oltre ai soliti controllori spuntano omaccioni in divisa FOM. Gli italiani al controllo si commuovono, chiudono tre occhi invece di due, ma il cerbero inglese non molla. Gli si dice che è un caso particolare, che il campione è informato e lo aspetta. Nulla da fare. Anche l’omaccione guarda negli occhi il bambino, poi si gira con la faccia contrita e fa segno all’alberello posto dietro la recinzione: «C’è una telecamera nascosta, stanno controllando tutto, se lo faccio passare mi licenziano, mi perdoni davvero ma perdo il posto di lavoro» e lo dice vergognandosi dal profondo del cuore. In fondo sarà pure lui padre di famiglia, avrà anche lui un bimbo a casa che è più fortunato di Davide e non deve lottare. 


La giornata finisce così, con un velo di tristezza e la delusione del bimbo che sa che tutti ci hanno provato, ma il suo sogno non si è realizzato. E forse non lo sarà mai. Fra un anno cambieranno tante cose, chissà se sarà possibile ripeterlo. 

 

E qui il campione si dimostra tale, dimostra di avere qualcosa dentro di sé. “Casualmente” viene dato un orario, un indirizzo di un hotel,  “casualmente” in mezzo a centinaia di persone c’è anche Davide col suo sorriso e il suo cappellino. Il campione ha letto il messaggio, ha visto il disegno e il regalino e decide di incontrare Davide coi fratellini e il resto della famiglia. E’ una storia a lieto fine dietro le quinte del GP di Monza, una storia che fa capire cosa si muove e in che modo. Peccato che il campione sia considerato un traditore, uno da schernire e da biasimare perché ha voluto essere onesto, con se stesso e la squadra. Invece il campione e il bambino a Monza hanno scritto una bellissima pagina della F.1 che orchi crudeli hanno cercato di impedire fino in fondo. 


Ma il campione è tale, anzi è un Campione di vita e di sport, peccato che non vinca più e che la sua macchina sia scadente. Non è colpa sua come non lo è stata in passato per i titoli persi all’ultimo momento. Davide ha coronato il suo sogno, è più sicuro di sé e dalla F.1 ha imparato che se studia e lotta nella vita ce la può fare, anche se parte da più lontano degli altri e anche se la sua corsa non sarà come quella degli altri. A Monza la sua piccola grande battaglia l’ha vinta. 


Grazie al Campione ma non certo a un sistema che ha ucciso la passione per la F.1 trasformando i protagonisti in tanti numeri validi solo per un pass. Per la cronaca, con le telecamere nascoste a Monza ne hanno sequestrati a centinaia per non aver rispettato le norme. Qualcuno gongola, qualcun altro è triste. Per un pezzo di mondo che sparisce sempre più…

Pubblicità