I donuts costano 25.000 euro a Vettel. Ma che F1 è questa?

I donuts costano 25.000 euro a Vettel. Ma che F1 è questa?
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Sebastian Vettel, vincitore del GP di F1 d'India e quattro volte campione del mondo ha festeggiato il titolo con un gesto d'altri tempi, ma alla FIA questo non piace | <i>P. Ciccarone, Nuova Delhi</i>
27 ottobre 2013

Buddh Circuit – Spiace dirlo, ma ormai la F.1 non è più una cosa seria. Anzi è diventata troppo seria per essere presa sul serio. Prendete Vettel e i suoi testacoda sul traguardo in India. Ha appena vinto il quarto titolo mondiale e la federazione che fa? Lo richiama in direzione gara, gli danno una reprimenda ufficiale e alla squadra danno 25.000 euro di multa.

Mancano i personaggi?

E poi ci chiediamo perché manchino i personaggi e le occasioni per parlare di sport e di uomini, con queste regole bislacche, che pretendono di controllare anche quante volte al giorno un pilota va a far la pipì, nessuno si azzarda a fare nulla più del dovuto, altrimenti scattano le multe, le sanzioni, le squalifiche. E’ diventata una faccenda troppo ridicola e riduttiva.

Precedenti

Altri esempi? Ad Alonso è stata data una reprimenda in Spagna perché aveva sventolato la bandiera del suo Paese dopo aver vinto la

gara. E lo stesso era accaduto l’anno prima a Valencia. Due anni fa Hamilton fu multato in Australia dalla polizia perché aveva fatto pattinare le gomme a un semaforo e la FIA lo ha punito costringendolo a parlare di educazione stradale.

 

Di questo passo se il conte Dracula dovesse mordere qualcuno, la FIA lo manderebbe ai corsi dell’AVIS per favorire la donazione del sangue. E che dire di Massa, beccato a un semaforo rosso a Monza e ora rischia ritorsioni dalla FIA per comportamento scorretto fuori dai circuiti? E Fisichella beccato in eccesso di velocità a Roma mentre accorreva dal figlio malato? Certo, un minimo di serietà e coerenza ci vuole, un pilota deve essere un esempio positivo, specie per i tanti ragazzi che vanno per strada.

f1 india 2013 vettel burnout (3)
Vettel è stato multato per aver effettuato dei burnout a fine gara per festeggiare il quarto titolo mondiale. Ma dov'è finita l'anima di questo sport?

Non tutti sono da imitare, ma qui si esagera

Vedere gente come Villeneuve che da Montecarlo a Modena impiegava due ore di autostrada (500 km il tratto) mentre c’era la nebbia o Hakkinen che da Montecarlo andava a Brescia (sempre col nebbione) a 240 di media per svezzare la sua Porsche, forse è eccessivo e non è il caso di ripeterlo, ma quando tutto accade in pista, per il divertimento degli spettatori (che pagano fior di quattrini per  assistervi) occorre un minimo di intelligenza.

Negli USA uno come Zanardi è diventato l’idolo delle folle coi suoi donut (i testacoda da fermo), uno come Valentino Rossi e i suoi siparietti, poi imitati da tanti altri piloti, fanno la felicità delle folle. In F.1 no, non si può fare. Ti multano e ti puniscono. E allora non lamentatevi se c’è il calo di ascolti, se gli sponsor fuggono e i piloti sono diventati tutti piatti e inconcludenti. E allora viva Vettel e il suo gesto liberatorio, viva i piloti veri e lo spettacolo in pista. Abbasso questi parrucconi federali che stanno uccidendo questo sport.

 

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