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Il parc fermé in vigore dalle qualifiche del venerdì ha mietuto le sue vittime. Le due Haas di Kevin Magnussen e Nico Hulkenberg e le due Aston Martin di Fernando Alonso e Lance Stroll scatteranno dalla pitlane nel Gran Premio degli Stati Uniti 2023 di Formula 1, non per problemi tecnici, ma per altri motivi. In Haas hanno deciso di apportare modifiche all'assetto per capire meglio l'efficacia degli aggiornamenti apportati sulla VF-23 ad Austin. In Aston Martin, invece, si è deciso addirittura di perfezionare una prova comparativa. Alonso sarà in pista con il fondo usato fino al Qatar, mentre Stroll manterrà la soluzione adottata su entrambe le vetture ad Austin.
Questa è la F1 ai tempi della Sprint. Un'ora di prove libere non è sufficiente per avere la sicurezza di aver intrapreso la via giusta in termini di assetto e, a maggior ragione, per capire se un aggiornamento funziona davvero o meno. Qualcuno obietterà che scegliere il weekend di Austin per un upgrade è una scelta poco lungimirante. Ma le prossime due gare non si sarebbero prestate, visto che in Messico c'è il fattore altitudine e in Brasile ci sarà di nuovo la Sprint. Aspettare Las Vegas non avrebbe avuto senso, e allora eccoci all'ennesimo paradosso di questa era della F1, l'unico sport in cui l'allenamento, se così vogliamo chiamarlo, è possibile quasi solo virtualmente.
Potremmo anche farcelo andare bene, se questo format portasse davvero dello spettacolo in pista. Ma la soporifera Sprint di ieri sera, francamente meglio di tante camomille alla melatonina in commercio per conciliare il sonno in un orario in cui la palpebra tende già a calare, non ha fatto altro che costituire uno spoiler della gara. Le Sprint sono entusiasmanti solo in caso di condizioni miste o proibitive. In situazioni standard, non aggiungono nulla. E anzi, anticipano l'andamento di uno stint di gara, togliendo le incognite di cui si alimentano le speranze dei fan.
Le Sprint, da sempre strombazzate come una novità apprezzata dal pubblico, sono qui per restare, che ci piaccia o meno. E allora sarebbe forse quantomeno il caso di ripensare le normative sul parco chiuso. Che, peraltro, andrebbero riviste anche e soprattutto in caso di meteo avverso. La F1 è tecnica, studio, ingegno. Cercare di generare incognite artificiali confonde solo le acque fino a sabato pomeriggio, ma difficilmente sposta davvero i valori in campo. E veder partire quattro auto dalla pitlane non è un biglietto da visita ottimale per la Formula 1.