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Solamente qualche giorno fa la Formula 1 ha lasciato il Bahrain dopo la bandiera a scacchi che ha siglato la vittoria della McLaren di Oscar Piastri. Adesso, tutto è già quasi pronto per il quinto appuntamento stagionale, il Gran Premio dell’Arabia Saudita 2025, che si dispuerà, ancora per poco, al Jeddah Corniche Circuit.
La prima tripletta di questa stagione sta per volgere al termine con l’ultimo appuntamento prima di una piccola pausa. Ad attendere la Formula 1 è la gara in Arabia Saudita, giunta già alla sua quarta apparizione nel calendario del Circus. Dopo anni di trattative del governo saudita, la seconda città del Paese dopo Riad, Gedda, situata sulle sponde del Mar Rosso, è stata scelta come sede ufficiale. Il Jeddah Corniche Circuit, con il suo numero record di 27 curve, tre zone DRS e 6,174 km di lunghezza, rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni stipulata dai tecnici del gruppo Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti di F1.
In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4 perché pur avendo appena 8 frenate ben 6 sono della categoria High, cioè altamente stressanti per l’impianto frenante. In un giro i piloti utilizzano i freni per oltre 11 secondi, esercitando un carico complessivo sul pedale del freno superiore ad una tonnellata. La curva più dura da affrontare per l’impianto frenante è la prima perché si perdono oltre 200 km/h: le monoposto scendono da 317 km/h a 110 km/h nello spazio di 122 metri, grazie ad una frenata di 2,47 secondi, con un carico sul pedale del freno di 159 kg. La potenza frenante è di 2.339 kW mentre la decelerazione a cui sono sottoposti i piloti tocca i 4,4 g.
Oltre alla Formula 1, la F1 Academy, che sarà in pista questo weekend, e la Formula E, l’Arabia Saudita ha ospitato le ultime 6 edizioni della Dakar, il rally-raid più celebre e duro al mondo. La 47ª edizione è partita il 3 gennaio scorso da Bisha e si è conclusa il 17 gennaio a Shubaytah. Hanno preso il via 335 veicoli ma solo 224 hanno tagliato il traguardo. Tra le moto si è imposto Daniel Sanders con la KTM, tra le auto Yazeed Al-Rajhi e tra i camion Martin Macik con l’Iveco. Il pilota più vincente nella storia della Dakar è Stéphane Peterhansel, capace di aggiudicarsi 14 edizioni, le prime 6 in moto e le restanti in auto.
Per affrontare gli 8.000 chilometri della Dakar, le auto che inseguono le prime posizioni sono dotate di impianti frenanti progettati per l’occasione: a differenza dei rally, questi possono restare inattivi per diversi minuti per poi entrare in azione con uno sforzo violento che potrebbe deformare i dischi. Per scongiurare questo rischio, i dischi Brembo presentano una fascia frenante in ghisa e una campana in alluminio che permette loro di espandersi senza deformarsi. Il loro diametro è di 355 mm e raggiungono senza problemi i 750 °C.
In Formula 1, invece, non si usano più i dischi in ghisa dagli anni 90 sostituiti dai più performanti dischi in carbonio, materiale estremamente performante per i componenti d’attrito dei sistemi frenanti ma anche molto costoso e delicato che lo rende poco adatto alle competizioni off-road come la Dakar. Il diametro dei dischi di F1 è tuttavia inferiore rispetto ai rally-raid: da 325 mm a 330 mm per l’anteriore, da 275 mm a 280 mm per il posteriore. Un’altra differenza è data dal numero dei fori di raffreddamento, che per le monoposto di F1 arrivano fino a 1.100 per i dischi anteriori Brembo e a 900 per i posteriori.