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Quando vai a correre a Silverstone, non puoi non pensare per almeno un istante che stai per andare in quella che gli inglesi chiamano “la casa del Motor-Sport Britannico”. Non a caso è proprio qui che si è svolta la prima corsa del campionato del Mondo di Formula 1, oramai nel lontano 1950. Oltre alla sua importanza storica bisogna aggiungere anche quella logistica. Infatti, la densità di team, società e persone impegnate direttamente o indirettamente nel motor-sport mondiale e che ha la sede nei dintorni di questa pista è a dir poco impressionante.
Qui ci vuole un gran tecnica
La pista in sé, come è accaduto a molti altri circuiti, ha subito moltissimi cambiamenti negli anni ed oggi ha perso un po’ di fascino e tanta velocità. Comunque sia, anche se la pista non è più velocissima come un tempo, - tanti anni fa poteva sembrare quasi un “anello” di alta velocità - questo tracciato non è mai divenuto banale, anzi. Per andare forte qui c’è bisogno di un'ottima tecnica di guida perché a Silverstone, prima di tutto, è necessario saper controllare e soprattutto “curare” la velocità.
Quello che colpisce appena si arriva a Silverstone è la quasi totale piattezza del luogo, il che è dovuto principalmente al fatto che il tracciato sorge su un vecchio aeroporto militare. Gli spazi sono veramente ampi e i pochi dislivelli non si notano quasi, sopratutto dall’interno del abitacolo. A parte le curve del nuovo complesso fatto recentemente, trovare riferimenti non è facile. Il tutto diventa ancora più difficile vista la alta velocità di percorrenza e quindi qui ci vuole più tempo del solito per assimilare la pista, soprattutto per chi ci arriva per la prima volta.
Le leggendarie pieghe Maggots – Becketts – Chapel
Il complesso di curve più impegnativo e dove si fa la differenza vera è sicuramente la successione di pieghe composto da “Maggots – Becketts – Chapel”. Questo complesso è conosciuto a livello mondiale ed è proprio qui che si scontrano diverse filosofie di guida e di assetto. Queste curve oltre ad essere velocissime, sono anche larghe e quindi, essendo anche “piatte”, non si hanno riferimenti. Trovare la traiettoria giusta e soprattutto il ritmo adeguato non è una cosa da poco, anzi. Farle poi al limite in gara senza andare a surriscaldare gli pneumatici e mantenere il tutto in ordine per tanti giri di fila diventa ancora più complicato.
Qui impari l’importanza di uscire bene dalle curve e che il tempo in realtà lo si fa sui dritti. Ogni curva è seguita da un dritto più o meno lungo e quindi ogni chilometro di velocità che puoi portarti dietro diventa fondamentale. Il guaio è che comunque anche in curva devi andare molto forte quindi è un continuo cercare di scaricare la vettura aerodinamicamente parlando senza però arrivare a scomporsi (troppo) in percorrenza.
Prendersi dei gran decimi di distacco per una traiettoria sbagliata o un grado di ala in più o in meno è un attimo. Quindi, il saper interpretare il vento che cambia e le condizioni climatiche in continua evoluzione fa si che anche gli ingegneri debbano essere molto accorti nel prendere decisioni veloci perché i piloti non possono vedere tutto dall’interno della loro vettura.
Vincere qui vuol dire avere un pacchetto completo: telaio, motore, pneumatici, assetto, team & pilota. Se manca anche di poco un solo ingrediente tutto si complica e di molto.
Miloš Pavlović