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Nel mondiale che si è appena concluso c’è un pezzo di Puglia che si è fatta onore: è la presenza dell’ingegner Gianvito Amico, tecnico progettista e sviluppo della Toro Rosso che in questa stagione ha lavorato con Daniel Ricciardo, il prossimo compagno di squadra di Vettel alla Red Bull.
Ma per l’ingegner Amico questa stagione sarà ricordata anche per la vittoria numero 4 di Vettel nel mondiale e questo perché quando il tedesco approdò in F.1 finì proprio sotto le mani del nostro ingegner pugliese che, a dire il vero, qualche anno prima si trovò a lavorare anche con un altro grande pilota del presente: Fernando Alonso.
Insomma, ingegner Amico, prima Alonso, poi Vettel, ora Ricciardo…
«Ma anche Webber quando era alla Minardi, oppure Trulli quando siamo stati insieme alla Toyota, insomma ho avuto a che fare con grandi piloti e ne sono fiero».
Ma al momento attuale chi è davvero il più forte fra Vettel e Alonso?
«Difficile dirlo, dovrebbero avere la stessa macchina per giudicare, di sicuro ho la sensazione che questa serie di vittorie a ripetizione sia più utile a Vettel che si è ricaricato in maniera incredibile, ha dalla sua quella forza mentale e interiore che secondo me in questo momento ne fanno il pilota più forte del mondiale».
Visto che ha lavorato con questi piloti può dirci le differenze tecniche? E’ vero che amavano far scivolare la macchina col posteriore, preferendo un assetto bloccato davanti per far scorrere la macchina?
«Questo era vero in passato, era il punto di forza di Schumacher, ma ora sono cambiate le regole e le macchine. Con l’effetto degli scarichi che tengono incollata a terra la macchina col posteriore, il pilota non può farla scivolare, vuol dire perdere tempo. Credo che Vettel sia stato bravissimo nell’adattarsi a questo nuovo stile di guida che tiene la macchina su due binari. Farla scorrere vuol dire perdere aderenza e perdere aderenza vuol dire andare piano. Esattamente il contrario di quello che faceva Schumacher e che facevano anche Alonso e Vettel a inizio carriera. Sono stati bravi ad adeguarsi al nuovo stile di guida».
“Ho la sensazione che questa serie di vittorie a ripetizione sia più utile a Vettel che si è ricaricato in maniera incredibile, ha dalla sua quella forza mentale e interiore che secondo me in questo momento ne fanno il pilota più forte del mondiale”
Ingegnere, lei si è laureato al politecnico di Torino nel '94, ha subito cominciato a lavorare con la Conrero nel mondiale Turismo e poi nel '98 è passato alla Minardi, poi alla Toyota, Toro Rosso, insomma ha girato. Per uno che arriva da Ceglie Messapica, provincia di Brindisi, quanto è lontana la F.1 dalla vita di paese?
«Pensavo fosse lontanissima quando da ragazzino seguivo le corse in TV (Gianvito Amico è nato l’8 gennaio 1970, ndr) ma poi mi sono ritrovato a fare le corse e a vivere di corse. Una soddisfazione immensa».
Al punto che il Rotary Club Ceglie lo scorso 8 novembre lo ha premiato per i meriti. Ingegnere, quando torna a casa la fermano in piazza?
«Veramente me ne sto nascosto – dice arrossendo – non sono abituato alla popolarità, sono uno normale e farmi trattare da star non mi piace, sono uno semplice che fa questo mestiere senza pensare di far cose eccezionali».
A Ceglie Messapica ha in vicino di casa illustre: Cesare Fiorio
«Eh sì, sembra quasi che la zona attiri chi lavora in F.1 o ci ha lavorato. Ma si mangia bene, si vive bene, mancano le corse, ma quelle le ho trovate in giro per il mondo».
Il momento più bello della sua carriera?
«Quando con la Toro Rosso abbiamo vinto a Monza con Vettel il GP. E’ stato davvero unico e mi sono emozionato, non avrei mai pensato di vivere una esperienza simile, ma la cosa più bella avvenne ai test della settimana seguente a quella vittoria, vennero i meccanici e i responsabili della Toyota a festeggiarmi portando una torta! Avevo lasciato un buon ricordo in quella squadra e vedere che erano venuti a farmi festa, mi ha davvero commosso».