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Il suo segreto? Chicchi d'uva e pezzi di formaggio grana. Poi, al volante del suo motorhome, Gastone Giarolo attraversava l'Europa, era il primo a piantare le tende nei box e l'ultimo a partire perché, prima, doveva aiutare gli altri a smontare. Gastone non c'è più, portato via da questo 2020 che ha segnato troppi lutti nel mondo, anche nel nostro. E Gastone rappresentava la parte vera, umana, del paddock della F.1. Personaggio incredibile, parlava solo dialetto ma riusciva a farsi capire da tutti. Da Paul Newman all'avvocato Agnelli a papa Wojtyla. Era la sua forza, una umanità semplice e tanta empatia per cui non potevi voler male a Gastone. Di lui se ne sono occupati giornali e pure un libro, scritto dall'amico Mario Apolloni, forse l'artefice involontario della sua nascita come personaggio mediatico.
Gastone era l'uomo della Fiamm batterie che portava il materiale in pista per le squadre di F.1. La sua divisa blu col marchio fecero presto il giro del mondo perché dietro a una telecamera, davanti a un obiettivo fotografico, c'era lui e l'altro. Che poteva essere l'avvocato Agnelli o il papa. Tanto che la battuta chi fosse quel signore vestito di bianco a lato di Gastone era più vera della realtà. A un certo punto, visto che nelle immagini TV compariva sempre quel marchio, Fiamm, Ecclestone pose dei limiti alla presenza di Gastone in pista perché era pubblicità gratuita che Bernie non tollerava. Ma serviva a poco. Bastava che atterrasse l'elicottero dell'avvocato Agnelli con Gastone che era nei pressi e l'avvocato lo prendeva sotto braccio, allontanava i cronisti e col suo fare sabaudo gli diceva: "Mi dica Gastone, ma lei chi suggerirebbe per la nostra squadra?".
La Juve, infatti era la sua grande passione: "Guardi avvocato, se vogliamo fare le cose per bene, prendiamo Platini" e l'avvocato eseguì. "Caro Gastone, mi ha consigliato bene, mi dica, che ne pensa di" e via a parlare come vecchi amici. Lui, l'emblema del capitalismo mondiale e l'altro, l'emblema della classe operaia, umile, dedita al lavoro e con le mani sporche di grasso. Gastone era questo e tanto ancora. Le serate nei paddock a raccontare aneddoti, piloti che confidavano il lui, autisti inglesi che chiedevano aiuto. E poi le scorribande sulle strade europee. Dal Portogallo alla Germania, passando poi in Austria e lui sempre primo. Anche 24 ore di fila al volante: "Un chicco d'uva ogni 50 km, un pezzo di grana ogni 100 ed eccomi qua".
Professione presenzialista, non c'erano i blogger, gli influencer, ma c'era Gastone e la sua umanità, il suo essere di aiuto a tutti, una simpatia prorompente e battute a raffica: "Prima di tornare a casa telefono sempre, non vorrei fare una sorpresa e poi magari la sorpresa la trovo io..." scherzava. Ma nel lavoro era serissimo, puntuale, attento, preciso. E disponibile. Gastone è stato insignito presso la Regione Veneto del titolo di Maestro del lavoro. Un riconoscimento meritato, dovuto quasi, per tutti gli anni in cui ha tenuto alto il blasone della sua Regione nel mondo. Bastava dire Gastone, e avevi detto tutto. Un personaggio unico, la cui scomparsa dopo tanta sofferenza, merita più di un ricordo e un plauso. Ci sarebbe ancora tanto da dire, raccontare, vogliamo ricordare il suo sorriso e il suo dialetto nelle serate nel paddock. "Vien qui, fate un gocin che te conto una cossa...".