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Michael Schumacher. Un nome che fa venire i brividi a chiunque lo ascolti e lo pronunci. Stiamo parlando di colui che ha fatto la storia della Formula 1, dagli anni ’90 quando debuttò a bordo della Jordan, all’arrivo in Ferrari fino al ritiro definitivo con la Mercedes. Oggi 29 dicembre 2023 ricorre l’anniversario del tragico incidente che ha inevitabilmente segnato la vita del Kaiser, quando cadde dagli sci battendo la testa. In pochi conoscono la vera storia che ha portato il tedesco ad essere una vera e propria leggenda. Uno spray al peperoncino che ha cambiato la storia del Circus, della Germania e del team di Maranello. Tanti sono stati gli ostacoli, fortunatamente superati, dal pilota e da Willi Weber, il suo manager, che li ha narrati all’interno del suo libro “Benzina nel sangue. Michael Schumacher, il cavallo vincente” edito da Rizzoli.
Nella vita non bastano solamente il talento, il coraggio e l’ambizione di fare bene. Senza la volontà del destino non si può andare oltre l’uscio di casa. Questo lo sa bene Willi Weber che ha saputo cogliere, senza non poche difficoltà, l’occasione della vita di Michael Schumacher. Il merito, però, va ad un episodio che ha reso il tutto realtà e non solo un piano disegnato dal fato. Perché a sognare non ci vuole nulla, tentare ancora meno. 10 dicembre 1990 è la data che ha reso il tutto possibile. Sapete perché? A Londra, nei pressi di Hype Park, nel traffico dell’ora di punta di quel giorno fatidico si trovava un ventisettenne, figlio di un diplomatico. Un taxi cercava di fare in fretta e sgarbugliarsi dalla coda. Iniziò così una lotta per non darla vinta al tassista. Si arrivò allo scontro diretto, e dopo un sonoro tamponamento, i due scesero furiosi dalla macchina. Il figlio del diplomatico, per difendersi dall’attacco del tassista, decise di aprire il porta oggetti e trovò uno spray al peperoncino della sua fidanzata per stordire l’uomo. Il figlio di un diplomatico non avrebbe mai lasciato correre l'accaduto, figuriamoci. Subito sporse denuncia. Nove mesi dopo, con un plot twist straordinario, il 27enne finì in cella a Brixton, una della prigioni più dure del Regno Unito. Perché vi sto raccontando questa storia? Molto semplice. Il figlio del diplomatico è un certo Bertrand Gachot, pilota di Formula 1 per il team di Eddie Jordan. Si liberò così un sedile nella massima categoria.
L’eccentrico irlandese Eddie Jordan iniziò così la disperata ricerca di un sostituto per la gara successiva, che si sarebbe dovuta disputare dopo soli dieci giorni nella cosiddetta Università della Formula 1, la famigerata pista di Spa-Francorchamps. Willi Weber fece così la proposta delle proposte, anche abbastanza assurda date le circostanze dell’epoca, al suo vecchio “amico”, conosciuto a Macao per la Formula 3000, mentre era impegnato in un festino a base di champagne sul suo yacht. Prima di arrivare ad un accordo, però, molte sono state le telefonate, anche abbastanza insistenti, concluse con un “mi faccio vivo io” o “ti richiamo”. Una piccolissima bugia svoltò poi il tutto. “Michael conosce Spa come le sue tasche. È la sua seconda casa” mentì spudoratamente Willi ad Eddie. Era infatti fondamentale per l’irlandese che il suo pilota sostitutivo conoscesse il tracciato belga ancor prima di avere esperienza in Formula 1. Ma Schumacher non aveva mai corso a Spa né tanto meno corso su una monoposto della massima serie. La prima volta avvenne venerdì 16 agosto 1991 a bordo della Jordan 191 sul tracciato di Silverstone, quando Eddie acconsentì alla folle proposta di Willi, a costo che fosse lui a pagare il tutto, fortunatamente aiutato anche da Jochen Neerpasch, che voleva che Michael crescesse per metterlo sotto contratto. Fu così che il Kaiser scese in pista per la prima volta con una vettura di F1, indossando una vecchia tuta di John Watson, veterano della categoria. “La prima volta nell’abitacolo l’ha sconvolto. È come se fosse sotto l’effetto della droga”. È fatta, Michael debutterà in Formula 1.
Tutti i nodi, prima o poi, arrivano al pettine e così fu anche con le bugie, sia di Eddie che di Willi. Arrivati finalmente a Spa giovedì 22 agosto 1991, il duo tedesco rimase senza hotel e finì nell’ostello della gioventù locale mentre le autorità giudiziarie sequestravano i tir della Jordan dopo che il finanziamento del team alla Formula 1 vacillò per un debito di cinque milioni. Ma la botta d’arresto fu un’altra. “La pista dove Michael ha sempre corso non è quella di Spa, Eddie. È quella di Zolder, quella divenuta famosa per l’incidente mortale di Gilles Villeneuve”. Jordan rimase sorpreso ma consentì comunque a Michael di correre quel Gran Premio. Il Kaiser e Willi festeggiarono per l’ultima volta a modo loro, indisturbati su una terrazza con una pizza e un succo di mela diluito con acqua gassata, il preferito di Michael. Il resto divenne poi storia. A distanza di un anno fu proprio Spa ad accogliere Michael Schumacher per la prima volta come vincitore di un Gran Premio di Formula 1, il 30 agosto 1992.
Michael Schumacher debuttò in Formula 1 sabato 24 agosto dopo che i tir della Jordan vennero dissequestrati grazie ad un piccolo aiutino economico di Bernie Ecclestone. Il tedesco scese in pista per le qualifiche piazzando la sua Jordan 191 numero #32 in settima posizione grazie ad una penalità inflitta a Riccardo Patrese. Riuscì anche a guadagnare tre quarti di secondo sul suo compagno di squadra e pilota titolare Andrea De Cesaris, detto anche 'De Crasheris' per i numerosi incidenti, che rimase spiazzato. “Quel ragazzo ha un talento speciale. Potrebbe diventare una minaccia per noi” un certo Ayrton Senna descrisse il Kaiser il giorno del suo debutto. Il mondo della Formula 1 accolse così Michael Schumacher. Ma le peripezie non erano finite, purtroppo. Se Michael avesse voluto correre quel Gran Premio avrebbe dovuto firmare un accordo. Avrebbe dovuto guidare esclusivamente per Jordan nei due anni successivi e questo non rientrava nei piani del suo manager Willi, che avrebbe dovuto versare nelle tasche di Eddie anche gli ingressi degli sponsor personali del pilota. Weber risolse la situazione senza firmare nessun accordo. Michael corse così il Gran Premio, il primo di una lunga serie nella sua carriera. Alla partenza aveva davanti a sé solamente i campioni del mondo Piquet, Mansell, Senna e Prost. La Jordan 191, però, era tanto bella quanto inaffidabile. La frizione lasciò Michael a piedi nel bel mezzo del tornante di La Source.
La partecipazione alla gara di Spa, grazie a quel galeotto spray al peperoncino, fu solamente l’inizio del viaggio di Schumacher in quella Formula 1 rimasta sbalordita dal suo talento senza eguali. Lui fu come un terremoto nel Circus. A far tremare Willi e Michael fu però la chiamata inaspettata di Bernie Ecclestone: “Ho sentito che la Benetton è interessato a Michael come nuovo pilota. Potrebbe iniziare già al prossimo Gran Premio di Monza”. Il sogno stava diventando realtà. Flavio Briatore voleva il debuttante e giovanissimo Michael Schumacher. Solo dopo anni l’imprenditore italiano disse cosa lo convinse a mettere sotto contratto il Kaiser. Non fu il suo talento ma il cognome, lo stesso di un leggendario portiere di calcio, Toni Schumacher. “Voglio che Michael corra per noi. Ho bisogno di qualcuno che abbia talento e che cresca con noi”. Ovviamente poteva andare tutto liscio al duo tedesco? Assolutamente no e il problema che li ostacolava aveva anche un nome e cognome: Roberto Moreno, detto anche Pupo, secondo pilota della Benetton accanto a Nelson Piquet.
A cogliere la palla al balzo per togliersi qualche sassolino della scarpa fu Eddie Jordan che presentò un provvedimento d’urgenza contro la Benetton per nome di Moreno. Arrivato a Monza, nel tempio della velocità, Flavio Briatore si trovò i sigilli, messi dal tribunale italiano, ai box della Benetton. La situazione fu risolta nuovamente grazie all’intervento di Bennie Ecclestone che mediò le trattative tra Eddie Jordan e Flavio Briatore tra un bicchiere di vino e uno di grappa nella location di Villa d’Este, che un tempo diventava il ritrovo di tutti i pezzi grossi della Formula 1 durante l’appuntamento italiano. Fu così che Michael disputò il Gran Premio di Monza arrivando per la prima volta al traguardo, con una quinta posizione e conquistando i primi punti della sua vita per il campionato mondiale. E Pupo? Fu messo sotto contratto da Jordan, oltre ai soldi promessi da Briatore per risolvere prematuramente il loro contratto. Un’altra firma fu messa, ma questa volta da Michael Schumacher, al plico di fogli che attestava il suo ruolo di pilota Benetton, con tanto di bonus in caso di vittoria del mondiale. Un’assurda richiesta per un debuttante. Ma a lui non interessavano i soldi, ad un top racer come lui, che si poteva anche scambiare per una principessa Diana con una messa in piega mal riuscita e i baffetti, interessava solo correre. Questa è la storia della nascita della leggenda della Formula 1 Michael Schumacher.