Formula 1: Yuri Danesi, l'uomo dei caschi Stilo

Formula 1: Yuri Danesi, l'uomo dei caschi Stilo
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Yuri Danesi segue Valtteri Bottas, Lance Stroll e Felipe Drugovich per conto di Stilo. Ecco cosa ci ha raccontato del suo lavoro in Formula 1
3 ottobre 2023

Nel mondo della F.1 ci sono personaggi che operano dietro le quinte, poco conosciuti al grande pubblico, eppure importanti per il ruolo svolto. Uno di questi è Yuri Danesi, bergamasco doc, che per conto di Stilo segue i piloti Valtteri Bottas, Lance Stroll e Felipe Drugovich di Aston Martin. Danesi è l’uomo dei caschi, quello che dietro le quinte fa in modo che i suoi piloti trovino tutto pronto e in regola quando devono calarsi nell’abitacolo di una monoposto. E’ un lavoro difficile, fatto di particolari e conoscenze specifiche con i desideri dei piloti e, proprio per questo, fatto di discrezione, silenzi e orecchie tappate quando le discussioni di un team entrano nei dettagli che non devono uscire dai box.

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Danesi vanta un passato come pilota di motocross, correva con le Enduro e seguiva Acerbis, noto nome bergamasco della specialità. Poi ha lavorato con Stefan Everts, un mito delle due ruote da crosso (una decina di campionati mondiali sul gruppone) e ingine, passo dopo passo, Danesi si è trovato a fare pure il manager di piloti, come Andrea Locatelli nelle varie fasi dalla Moto3 alla Supersport. Passato poi a seguire i rally (non disdegnando l’abitacolo come corridore) è nata la collaborazione con Stilo, azienda bergamasca di caschi che dal mondo rally, dove Danesi ha collaborato allo sviluppo dei caschi, giorno dopo giorno si è ritrovato quasi senza saperlo in F.1.

Era il 2021 e il pilota Valtteri Bottas, team Mercedes. Ovvero, Yuri Danesi si è trovato nel bel mezzo di un campionato che fra Hamilton e Verstappen ha davvero lasciato senza parole. Conoscendo il rapporto particolare di un pilota col proprio casco, cosa deve fare Danesi per far sentire a suo agio i propri piloti? “Fare in modo che sia tutto pronto per come lo desiderano loro” dice sereno. E quindi? “Sapere che Bottas, ad esempio, vuole 11 tear-off, le visierine a strappo, e vanno posizionate in un certo modo, fare sì che fra una e l’altra non ci sia aria o si formino bolle o condensa. Preparare il casco con il microfono all’altezza giusta, fargli trovare la camera helmet, la tele camerina che usano adesso soltanto 6 piloti in pista, e fare sì che in caso di necessità, sia tutto in regola”.

Quanti caschi usa un pilota in un GP? “Di solito tre. Due da asciutto, diciamo così, e un terzo da bagnato per l’emergenza. Fra una sessione e l’altra uso un dispositivo che ionizza e disinfetta l’imbottitura e la asciuga. Pensate alle gare al caldo, come Singapore o Qatar, e capirete come sia fondamentale curare questo aspetto. I caschi da asciutto hanno le visiere trasparenti o fumè a seconda dei desideri del pilota, quello da bagnato è trattato in modo che non si appanni. Adesso oltre alle visiere di tipo omologato, da 3 mm circa, noi di Stilo posizioniamo una seconda visiera interna con lo scopo di non appannarsi. Il lavoro si svolge in collaborazione con la Oakley, che ha studiato la lente interna del casco, di tipo fotocromatica, con collante speciale. Davvero qualcosa di incredibile. Si tratta di un lavoro fatto con precisione millimetrica, pensate solo se fra le visierine a strappo e quella principale, si formi della condensa che appanni la visuale…” .

Una volta sui caschi spuntavano appendici aerodinamiche, bavette di plastica etc, si usano ancora? “Sì, in alcuni casi si usano, ma con gli abitacoli attuali, con protezione molto elevata, di solito sul casco non arrivano più le turbolenze di una volta, per cui si usano e si sistemano ma hanno poca funzione pratica”. Oltre che ad aver corso in moto e rally, fatto il manager di piloti moto e anche F.3 (Bortoleto, campione 2023 è seguito da Danesi ndr) hai pure un figlio che corre nei kart…”Si vede che ho trasmesso la passione – dice ridendo – in effetti quando sono a casa, di rado visto le tante gare di F.1 in giro per il mondo, troviamo il modo di andare in pista e girare. Per fortuna la passione investe la mia famiglia (si è sposato di recente, ndr!) e quindi non ci pesa troppo stare sempre in mezzo ai motori”. Quanti caschi usa un pilota in un anno? “Di solito una ventina, compresi quelli con colorazioni speciali. Restano di proprietà del pilota che decide poi se regalarli o tenerli per sé. Noi di Stilo forniamo il materiale richiesto e non teniamo niente per noi. Un casco da corsa pesa in media 1,5 kg, compreso di imbottitura, verniciatura, visierine a strappo etc etc. Sono con stampi in carbonio curati uno per uno manualmente”.

Che rapporto hai con questi piloti che sono sotto i riflettori internazionali? “Ottimo, non credevo davvero si potesse arrivare a certi livelli. Si è sviluppato un rapporto di amicizia con loro. Sono ragazzi normali, educati e sempre rispettosi del lavoro di tutti. Lontani anni luce dallo stereotipo che si ha di certi sportivi. Con Bottas, poi, sono rimasto molto sorpreso e piacevolmente stupito quando al mio matrimonio mi ha mandato un regalo e in pista si è presentato con una maglietta celebrativa col mio nome e di mia moglie Federica. Non pensavo davvero e mi ha fatto piacere. Lance, poi, era fidanzato a Bergamo, quindi a momenti parlavamo quasi la stessa lingua…”. Bergamo, parola magica: “Sono nato a Gazzaniga in Val Gandino, vivo a Scanzorosciate e la Stilo è di Pedrengo: tutti bergamaschi, così come la produzione, l’assemblaggio e le lavorazioni dei caschi che porto in giro per il mondo. Non solo made in Italy, direi made in Bergamo, una terra che ha grandi tradizioni motoristiche a due e quattro ruote”. E nel suo piccolo Yuri Danesi fa sì che questa tradizione continui…

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