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L'Hungaroring è una di quelle piste che o si amano o si odiano, non ci sono vie di mezzo. E questo non è dovuto solamente al fatto che il circuito può piacere o meno, bensì a tutto il contesto che si incontra una volta arrivati a Budapest, una città così vicina ed allo stesso tempo così lontana. Si possono vedere persone che una volta arrivate qui si trasformano radicalmente, vivendo le giornate in maniera ultra motivata, mentre altre si fanno il weekend di gara completamente in apnea.
Il tracciato più odiato prima dell'era Tilke
Costruita a tempo di record nel lontano 1985, il primo Gran Premio di Formula 1 fu svolto l’anno successivo. Questo è stato il primo GP ad andare in scena oltre la “cortina di ferro”. Il circuito in se è diverso rispetto ai circuiti di Formula 1 presenti in Europa, più stretto e tortuoso del solito e con i guard-rail che rimangono sempre a tiro.
Si può facilmente percepire che è stato costruito tanti anni fa: questa pista ne ha di carattere e va rispettata. Prima dell’avvento dell’ingegner Tilke, che per conto di Bernie Ecclestone progetta i nuovi circuiti, questa era sicuramente la pista più criticata. Era accosata di essere troppo “Mickey Mouse” (stretta e tortuosa) per la Formula 1, senza abbastanza punti dove si possono effettuare sorpassi. Oggi, grazie all’ingegnere sopracitato, non la si critica più così tanto, anzi...
La pista è sempre sporca
Il problema maggiore di questo circuito è il terreno sabbioso su cui è stato costruito. È difficile trovare una costanza di rendimento dell’assetto della vettura perché il grip può cambiare notevolmente tra una sessione e l’altra. La pista in altre parole rimane sempre coperta da un leggero velo di sabbia ed è sempre un po’ sporca. Questo rende anche i sorpassi più difficili perché tutti vogliono evitare di uscire dalla traiettoria onde evitare di sporcare le gomme. Pulirle poi non è così facile. A volte ci si mette mezzo giro o anche di più.
“La parte dove si fa il tempo al Hungaroring è sicuramente il settore centrale, quello più guidato, che va dalla curva 4 alla curva 11”
La parte dove si fa il tempo al Hungaroring è sicuramente il settore centrale, quello più guidato, che va dalla curva 4 alla curva 11. Una volta iniziata questa parte di pista non si ha un attimo di tregua. È un continuo cambio di direzione dove di solito i piloti con un background fatto nel Karting si esaltano. Immaginate di correre in un kartodromo, solo un po’ più largo e con una Formula 1 da 800 CV. Decisamente non facile.
1 metro fa la differenza
Imperativo diventa l’uso dello spazio soprattutto nei cambi di direzione. Un metro più larghi o stretti e tutto cambia e non si rovina la traiettoria solo della curva in questione ma la serie completa di cambi di direzione perché di solito quando si fa male la prima anche il resto non può venire perfetto. Chi va forte qui spesso mette una parte delle proprie ruote oltre i cordoli per fare il tempo.
La parte iniziale della pista e quella finale, sono composte da tre curve ciascuna. Sono settori più “tranquilli” rispetto a quello centrale perché hanno degli allunghi tra le curve maggiori. Se qualcuno fa la differenza in questi settori di solito è una questione di macchina e non di pilota.
Piloti e mezzi sottoposti ad uno sforzo enorme
Infine non bisogna dimenticare che questa pista mette a durissima prova la meccanica ed il fisico dei piloti. Le forze di accelerazione g sono altissime e cambiano direzione curva dopo curva. Inoltre si fanno tanti giri in gara e se si dovesse avere un problema di assetto, arrivare alla fine della corsa diventa una vera lotta.
Miloš Pavlović
Il settore centrale, dalla cura 4 alla 11, è dove si può fare la differenza. Basta sbagliare la prima curva però per non eseguire in maniera perfetta tutte le altre