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Altra corsa, altro giro. In questo caso più veloce, e poi cancellato. Nel Gran Premio del Portogallo di Formula 1, Max Verstappen si è visto strappare un punticino che avrebbe potuto fargli comodo per via del mancato rispetto dei limiti della pista in curva 14. Lo stesso Max si è dimostrato incredulo quando, nel post gara, Paul Di Resta gli ha spiegato quanto successo. E in molti hanno gridato allo scandalo. Va detto, però, che l'applicazione della normativa, finora, è stata coerente. Come sempre, in questi casi, salvo altre disposizioni da parte della direzione di gara, a fare fede è il solito, famigerato articolo 27.3 del regolamento sportivo.
Che, lo ricordiamo, vieta che un pilota, non rispettando i limiti della pista, possa ottenere un vantaggio duraturo. E in questa fattispecie rientra giocoforza anche il giro più veloce in gara, visto che viene assegnato un punto a chi lo realizza. Il crono più rapido, quindi, fa parte della stessa casistica di un sorpasso, che, di fatto, consente a un pilota di ottenere un guadagno tangibile. Mentre non è equiparabile al mancato rispetto dei limiti nel corso di un giro qualsiasi della gara. Che poi la normativa possa essere percepita come farraginosa, è un altro discorso. Così come lo è il fatto, sacrosanto, che delle delimitazioni fisiche possano essere più efficaci, e, soprattutto, più comprensibili per chi guarda da casa.
Però - e spiace dirlo, perché Max, oltre a essere un pilota talentuosissimo, è pure intelligente - Verstappen si è fatto allegramente fregare per la seconda volta. Se la regola è applicata nel modo che vi abbiamo illustrato prima, dimenticarsene nel corso della gara è segno di scarsa lungimiranza. E il fatto che Max, a caldo, caschi sempre dal proverbiale pero non depone assolutamente a suo favore. Forse è questa l'unica debolezza rimasta all'olandese, il non curarsi di queste minuzie, che, tuttavia, a volte possono fare una differenza notevole. Soprattutto se il confronto si gioca con Lewis Hamilton, che è un vecchio volpone.
E fanno specie pure le dichiarazioni di Helmut Marko, che, da bravo provocatore, nelle polemiche ci sguazza. Marko, a Sky Sport Germania, ha dichiarato: «Abbiamo perso una vittoria, il giro più veloce e la pole position per i track limits. Non c'è due senza tre, e speriamo che sia l'ultima volta». Aggiungendo che, in base a quello che aveva visto Sergio Perez in pista, Lando Norris aveva passato il messicano senza rispettare i track limits, tanto che quest'ultimo non aveva difeso con forza, convinto com'era del fatto che Norris dovesse restituirgli la posizione. Lo stesso Perez, però, a freddo ha ammesso di avere con tutta probabilità di aver commesso un errore di valutazione.
In ogni caso, più che polemizzare sul regolamento, in Red Bull dovrebbero farsi un esame di coscienza. Perché il fatto che il loro pilota di punta abbia dimostrato ripetutamente di non conoscere le normative è pure un demerito loro. Nel post gara, Verstappen ha invocato maggior chiarezza sui track limits, dicendo anche di aver perso la pole per questo motivo. Vero, ma il suo mancato rispetto dei limiti in curva 4 sabato è dovuto a un suo errore, che lo ha costretto a correggere. Senza contare che nel secondo tentativo è stato impreciso. Il fatto che sia deluso è comprensibile. Ma da un pilota della sua caratura è lecito aspettarsi una maggiore cura dei dettagli che alla lunga possono pesare sull'andamento del mondiale.
Perché un conto è dire che la ghiaia sarebbe più efficace, visione assolutamente condivisibile, benché l'utilizzo per le gare di moto di diversi circuiti del mondiale renda il ritorno di questo limite fisico improbabile. Un altro è invocare chiarezza, quando il regolamento è stato applicato in una maniera che può apparire farraginosa agli appassionati, ma non ai piloti. Soprattutto quando la maggior parte della griglia comprende l'applicazione senza troppa fatica. Il fatto che capiti sempre a Verstappen può far pensare che si tratti di una sorta di congiura nei confronti dell'olandese, quando invece Max dovrebbe semplicemente prestare maggiore attenzione.