Formula 1, Stefano Modena: «Sono un sopravvissuto alla F1»

Formula 1, Stefano Modena: «Sono un sopravvissuto alla F1»
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Stefano Modena, ex pilota F1, racconta la sua esperienza nel Circus e il mancato approdo alla Ferrari
10 aprile 2016

Domenica notte, redazione Autosprint. Giovane corrispondente di ritorno da Imola, dove c’era stata una gara di F.3 e F.Abarth, entro nella redazione per fare il pezzo e lasciarlo lì invece che spedirlo. Mi fanno accomodare a una scrivania di un grande inviato, Giancarlo Cevenini, e qualcuno, malignamente, mi dice di prendere i fogli dal terzo cassetto. Trovo di tutto, tranne i fogli su cui scrivere. E tutti ridono, infatti fra foto osè e ricordi di viaggi, capisco che fare l’inviato in F.1 a quei tempi era una vera avventura. Squilla il telefono, rispondo velocemente. D’altronde, sono in ritardo e l’ultimo arrivato non può rallentare la chiusura di un giornale. “Sono Ferrari, mi dice cosa ha fatto Modena e che gara è stata?” Chiamo il capo redattore dell’epoca, Roberto Guglielmi. Gli dico che c’è un certo Ferrari in linea che chiede di Modena. Subito Roberto si inginocchia alla scrivania stile Fantozzi, “sì commendatore, certo commendatore, va bene commendatore, sarà fatto commendatore”. Capisco che era Enzo Ferrari che da Maranello chiedeva lumi su Stefano Modena e la sua gara di F.3000. Siamo sul finire degli anni 80, internet non c’era, la TV nemmeno (nel senso che la F.300 te la scordavi) e per sapere come fosse andata, il commendator Enzo Ferrari non aveva che una soluzione: chiamare al giornale e farsi dare in anteprima i risultati col commento.

Lo sapevo che Enzo Ferrari mi seguiva. Per lui era una cosa pazzesca avere in macchina un pilota di Modena che si chiamava Modena e correva per una scuderia di Maranello. Gli piaceva l’idea, ma non se ne fece nulla

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Lo racconto a Stefano Modena qualche decennio dopo. Ora sembra un manager, ingrassato ma non bolso, capelli lunghi come al solito dei bei tempi andati e un’ombra gli passa sul viso: “Eh sì, lo sapevo che mi seguiva. Per lui era una cosa pazzesca avere in macchina un pilota di Modena che si chiamava Modena e correva per una scuderia di Maranello. Gli piaceva l’idea, ma non se ne fece nulla”. Come mai saltò tutto? “La Ferrari all’epoca in cui arrivai io in F.1 aveva già i suoi piloti e coi contratti firmati non si poteva fare molto. Poi il commendatore morì e quell’idea pazzerella fu parcheggiata da qualche parte. Io cominciai a muovere i primi passi con scuderia di medio e piccolo livello, insomma il matrimonio possibile non si fece mai e devo dire che forse è stato meglio così”.

Non direi visto che te la giocavi con Senna e Prost, con Berger e Patrese e Mansell, sei stato sfortunato ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato: “No guarda, sono stato fortunatissimo perché son qua ancora a raccontarla e a vivere la mia vita, a godermi figli e famiglia. La sfortuna sarebbe stata non farcela. Oggi, col senno del poi e la maturità, posso dire che non sarei mai stato in grado di stare alla pari di un Senna o di un Prost. Avevano qualcosa di diverso, molto particolare che solo i campioni hanno. Io ero veloce, ma non avevo il quid del campione. Lo posso dire adesso, all’epoca non mi passava manco per la testa”. Strano sentirlo dire da uno dei più forti piloti italiani di tutti i tempi, uno che se la giocava davvero con Senna: “lasciamo stare, erano di un’altra pasta. E poi io ho sempre avuto un carattere di mer… che mi ha chiuso molte porte e rovinato. Col senno del poi anche in questo caso si può dire, ma a quel tempo ero presuntuoso e credevo di avere tutto in mano. Invece…”.

Oggi, col senno del poi e la maturità, posso dire che non sarei mai stato in grado di stare alla pari di un Senna o di un Prost. Avevano qualcosa di diverso, molto particolare che solo i campioni hanno. Io ero veloce, ma non avevo il quid del campione

Invece hai mollato tutto, ti sei dedicato allo sviluppo delle gomme stradali, tanto che oggi sei il numero 1 nello sviluppo in pista della Bridgestone, hai messo a punto gomme sicure anche per le mamme…”Come il Drive Guard, una gomma che nasce apposta per le necessità improvvise, tipo una foratura di notte o su strade impervie che invece ti consente di proseguire invece di fermarti sul posto.Altre soddisfazioni, diciamolo”. Ma segui ancora la F.1? “Dopo la mia uscita direi traumatica la seguo poco, ci capisco poco e fatico a starci dietro, ma ogni tanto la guardo ancora”. C’è qualcuno che ricorda uno Stefano Modena da giovane? “Non posso dirlo e questo perché avendo avuto un carattere pessimo, schifoso direi, non so chi possa somigliarmi in questo. Invece posso dire che avendo avuto esperienze col kart, dove il pilota fa la differenza se guida in un certo modo, mi piacciono tutti quei piloti che guidano di grinta, decisi e con aggressività, ma non posso fare nomi”.

La voglia di provare una macchina moderna non ti viene? Non vorresti salire su una Mercedes per capire come è cambiata la vita a un pilota? “No per niente. Intanto non ho il fisico per entrarci e guidarle ste macchine, vedo che hanno accelerazioni brutali che ai miei tempi non avevamo. Tanti manettini, controlli, gestione elettronica e varie cose che non saprei proprio come controllarle. E poi non mi viene la voglia, sono un sopravvissuto alla F.1 e quindi mi basta e avanza così e ringrazio il cielo di non avere tentazioni. L’unica tentazione è quella di scappare a casa dalla mia famiglia quando sono troppo tempo in giro, come in inverno dove al polo nord ho sviluppato delle gomme, il mio successo più grande credo sia proprio la famiglia. Ognuno si realizza come può”.

 

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