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Siamo giunti alla parte finale della spy story 2007 di Formula 1 che ha visto contrapporsi Ferrari e McLaren. All'inizio, abbiamo voluto raccontarvi i doverosi antefatti necessari ad inquadrare la vicenda nel suo contesto storico - ed in parte politico - mentre successivamente abbiamo assistito alle prime azioni degli attori in scena. Ora è il momento di concludere.
Mentre alla McLaren i piloti analizzano i dati che Coughlan ha passato, provando a capire se certe procedure potessero essere utili anche alla McLaren oltre che alla Ferrari, a Maranello il cerchio si stringe. Todt ha la certezza che c’è stata una fuga di informazioni verso terzi e la squadra sporge formale denuncia alle autorità preposte. Non solo, l’attività di Nigel Stepney viene messa sotto controllo dai compagni di squadra. Siamo arrivati alla vigilia del GP di Montecarlo.
La sera di domenica, prima che le macchine vengano spedite in pista, Uguzzoni, capo meccanico, fa un ultimo sopralluogo per verificare che tutto sia in ordine. I telai, alettoni, pezzi di ricambio, una lista lunga così che la squadra verifica prima di ogni trasporto in modo da evitare sorprese sgradite sui luoghi di gara. A un certo punto, vicino al bocchettone del serbatoio, dirà di aver visto una polverina strana, che analizzata risulta essere fertilizzante. Che ci fa del fertilizzante su una macchina di F.1? Si teme il sabotaggio, Todt viene avvisato, Domenicali chiede lo smontaggio e la verifica delle monoposto, tutto il personale viene allertato tranne uno: Nigel Stepney. Parte una indagine interna della security che, aprendo l’armadietto di Stepney, trova tracce della polverina nelle tasche dei pantaloni da lavoro. Scatta la denuncia, il licenziamento in tronco e la consegna del materiale all’autorità giudiziaria.
La vicenda si concluse con la squalifica della McLaren nel mondiale costruttori, la multa di 100 milioni di dollari e la sospensione del personale coinvolto
Il computer di Stepney è stato sequestrato e verificato e si scoprono le prove delle mail fra la Ferrari e la McLaren. In Inghilterra, invece, un altro colpo di scena. Vicino a Guildford, dove Barnard aveva la sede della Ferrari England, un oscuro bottegaio diventa l’eroe per caso della vicenda. Infatti, Mike Coughlan era andato a farsi fare delle copie dei progetti della Ferrari F.1 che Stepney gli aveva passato in uno dei suoi contatti. Infatti, licenziato dalla Ferrari invece che essere affranto, secondo le cronache Stepney era in barca al GP di Barcellona e lì aveva consegnato materialmente a Coughlan i disegni della rossa. E questi, per non farsi vedere alla McLaren mentre faceva le copie, si rivolse a una oscura copisteria di provincia. Senza sapere che il titolare, tifosissimo Ferrari, oltre alle copie per Coughlan, ne fece alcune che mandò a Maranello alla Ferrari informandoli di quanto accaduto.
Il cerchio si era stretto, il bubbone esploso. La McLaren finì sotto inchiesta in Italia e in Inghilterra, la FIA aprì un fascicolo chiedendo alle parti di collaborare. I tre piloti della McLaren, Alonso, De La Rosa e Hamilton, dovettero consegnare tutta la documentazione in loro possesso con la promessa di essere esclusi da qualsiasi conseguenza sportiva. Ovvero, o parli o ti squalifichiamo. E oggi, secondo alcuni, questa è la gran colpa di Alonso…dimenticandosi che Hamilton fece lo stesso!
La vicenda si concluse con la squalifica della McLaren nel mondiale costruttori e la multa di 100 milioni di dollari, la sospensione del personale coinvolto (Coughlan fu ritenuto il più colpevole, Lowe e Neal furono graziati dopo sei mesi e ancora oggi attivi, Stepney depennato dalla F.1 e relegato, dopo tre anni, a lavorare con l’Aston Martin nel GT). La Ferrari vinse anche la causa civile per spionaggio e la condanna della McLaren al pagamento delle spese e alla multa sostanziale che fu inflitta. Ron Dennis venne in pratica estromesso e si fece spazio a Martin Withmarsh che è rimasto a capo del team fino alla fine dell’anno scorso, prima di essere esonerato dal ritorno in prima persona di Dennis. La vicenda, però, ebbe degli aspetti oscuri. Infatti, a un certo punto si era parlato di una grossa cifra che la McLaren aveva pagato a Stepney che aveva girato tutto su un conto corrente nelle Filippine, dove aveva la cittadinanza la moglie. O una delle mogli come poi si scoprì.
Hamilton in Brasile sbagliò due volte le marce, Alonso non attaccò mai decisamente Raikkonen pur essendo veloce. Qualcuno disse per vendetta contro Hamilton e la McLaren, meglio far vincere la Ferrari che far vincere il rivale interno
Nessun riscontro fu trovato, nessuna diceria fu confermata, anche se lo stesso Bernie Ecclestone, a un GP d’Ungheria, preso da parte chi scrive chiese diretto «So che tu hai parlato della vicenda con qualcuno, voglio sapere chi è la tua fonte». A Bernie non si può dire di no. Feci il nome. Mi guardò e rispose: «Lo conosco, persona affidabile, penso che questo aspetto debba essere verificato dalla magistratura, non dalla stampa che ha altro cui pensare». Il messaggio fu chiarissimo. Questa è la prima volta che viene messo nero su bianco un elemento che all’epoca, all’interno della parte inglese della Ferrari, veniva dato per certo anche se non furono mai mostrate le prove e non fu mai pubblicato nulla. Alla Ferrari Uguzzoni fu promosso a capo dei meccanici e ricevette un encomio per la sua dedizione alla causa, senza la sua attenzione e precisione nel controllo delle auto, a Montecarlo poteva venire fuori un patatrac clamoroso. Ma Stepney, che non parlò mai più direttamente di quella vicenda, fece trapelare i dubbi sulla polverina trovata sulle macchine e nelle sue tasche: «Avevano bisogno della pistola fumante» disse misteriosamente a un giornalista inglese.
Di sicuro la Ferrari vinse il titolo mondiale piloti e costruttori nell’ultima gara in Brasile, Kimi Raikkonen campione per un punto, la McLaren perse clamorosamente. Hamilton che sbagliò due volte le marce, Alonso che non attaccò mai decisamente Raikkonen pur essendo veloce. Qualcuno disse per vendetta contro Hamilton e la McLaren, meglio far vincere la Ferrari che far vincere il rivale interno. Di sicuro la sensazione che una squadra squalificata come la McLaren potesse vincere il mondiale piloti faceva a pugni con la giustizia sportiva. E le voci di combine e di risultati decisi a tavolino si sprecarono per anni.
Ci vorrebbe chiarezza, chiese qualcuno. E Nigel Stepney si decise a farlo. Aveva scritto un libro, Red Mist, nebbia rossa, che aveva sottoposto a degli editori in Inghilterra che, letto il contenuto, restarono dubbiosi sulla pubblicazione o meno. Troppi riferimenti alla gestione Todt, alla Ferrari e ai mondiali vinti negli anni precedenti. Senza prove sarebbe stato un fiorire di cause penali e civili. Mancavano le prove che quanto scritto fosse vero e non solo il frutto di uno in cerca di pubblicità e vendetta.
Nigel Stepney non si arrese, però, continuava a cercare un editore coraggioso, come diceva lui. Fino a quando il 2 maggio 2014, tornando a casa, scese dal suo veicolo, fu investito e ucciso da un pirata della strada che si allontanò senza prestare soccorso. E così finì il giallo della Spy Story in F.1, con la certezza che ci siano ancora alcuni lati oscuri da chiarire che, forse, col tempo verranno a galla.