Formula 1 Spagna 2014: le curiosità del GP di Barcellona

Formula 1 Spagna 2014: le curiosità del GP di Barcellona
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Tutto quello che non sapevate del GP di Formula 1 di Spagna, dalle quote rosa della F1 ai diritti relativi al merchandising | <i>P. Ciccarone, Barcellona</i>
10 maggio 2014

Quote rosa cercasi

Per dare una scossa e garantire un ritorno media superiore all’attuale, la F.1 cerca quote rosa per aprire un dibattito. Dopo il test a Fiorano con una Sauber di due anni fa, Simona de Silvestro sta cercando soldi per una stagione a partire dal prossimo anno. In questa sessione di prove doveva debuttare al volante della Williams anche Susie Wolff, ma novità tecniche da provare, hanno consigliato il team a mettere in pista il brasiliano Felipe Nasr (che ha sponsor che pagano, vedi banca su una fiancata…) per cui tutto è rimandato al prossimo GP di Silverstone.

Ma è una F.1 che cerca una donna da mettere al volante, non solo per dare argomenti di discussione, quanto per creare quel collegamento che nella vita di tutti i giorni è già realtà, ovvero di una donna dinamica, che sceglie l’auto in base alle prestazioni e ai consumi e non più una donna che sceglie il colore dell’auto del marito o del fidanzato. E allora, parte la caccia al pilota da corsa, quello vero possibilmente.

La de Silvestro in Indy si è data da fare e per questo si parla anche di Danica Patrik per il prossimo team Hass che dovrebbe debuttare il prossimo anno. Intanto si sa che Red Bull ha contattato anche Michela Cerruti, che attualmente corre nella A1 GP con monoposto che hanno 550 CV. I risultati finora non sono stati eclatanti, ma Michela con le GT si è distinta e ha pure vinto delle gare, quindi potrebbe essere papabile. Sempre che Red Bull apra un discorso serio direzione F.1.

E' una F.1 che cerca una donna da mettere al volante, non solo per dare argomenti di discussione, quanto per creare quel collegamento che nella vita di tutti i giorni è già realtà, ovvero di una donna dinamica, che sceglie l’auto in base alle prestazioni e ai consumi o


In attesa che si compia il ritorno di una donna in F.1, vale la pena ricordare che l’argomento è stato tipicamente italiano, visto che le nostre donne sono state protagoniste a livello mondiale. Maria Teresa De Filippis fu la prima negli anni 50 con la Maserati, Lella Lombardi la prima a prendere punti e Giovanna Amati l’ultima a disputare delle prove del mondiale anche se non si qualificò con una Brabham ferro vecchio. Tutto il resto, da Divina Galica in poi, solo comparse per le nostre eroine.

Corse e cambiali, la F.1 lascia il segno

L’allarme lo ha lanciato la Renault, che vende i motori a tre squadre oltre a fornirli (gratis) alla Red Bull. Alcuni team non hanno pagato le forniture. Siamo alla quinta gara del mondiale e dopo quattro prove c’è già chi ha lasciato il segno. Tanto per non fare nomi, si tratta di Lotus e Catheram che non hanno onorato i pagamenti, mentre Red Bull paga per Toro Rosso regolarmente.

Si tratta di una situazione pericolosa e difficile per i francesi, perché senza soldi non si possono programmare gli sviluppi futuri e senza sviluppi non ci sono prestazioni. Lo ha detto chiaramente il Presidente di Renault Sport Jean Michele Jalinier, che ora non sa come venirne fuori. Sospendere la fornitura significherebbe lasciare a piedi quattro piloti, di cui uno (Grosjean) è supportato dalla Total e non starebbe bene lasciare a piedi un pilota francese con sponsor francese e motore francese.

Di sicuro la situazione non è buona e quando il Presidente Montezemolo ricorda che due squadre potrebbero non arrivare a fine anno (Marussia e Catheram, ma si dimentica della Lotus) non è lontano dalla realtà, peccato che tutto l’ambiente si muova come se andasse tutto bene e non ci fossero problemi di sorta. Invece i problemi, dopo appena quattro gare, ci sono e pure grossi…

Uno dei punti di forza delle squadre erano gli introiti derivanti dal merchandising. Magliette, cappellini, oggetti vari, rappresentavano un modo per incamerare quattrini. Ebbene, negli ultimi anni c’è stato un calo diventato abissale nell’ultimo anno

Calano le vendite del merchandising

Uno dei punti di forza delle squadre erano gli introiti derivanti dal merchandising. Magliette, cappellini, oggetti vari, rappresentavano un modo per incamerare quattrini. Ebbene, negli ultimi anni c’è stato un calo diventato abissale nell’ultimo anno: meno 30-40 per cento nelle vendite, un crollo verticale in cui gli appassionati non ci mettono più quattrini, anche perché pagare 110 euro una maglietta o 60 euro un cappellino che in Cina viene prodotto a 30 centesimi non ha senso.

E con meno gente in tribuna e meno soldi in tasca, il conto è presto fatto. La classifica dei più “venduti” vede in testa ancora la Ferrari, che però è passata dai 60 milioni di euro di fatturato di un paio d’anni fa a meno dei 30 attuali. Che sono sempre una bella cifra, ma rappresenta il 50 per cento in meno in poco tempo. Dietro alla Ferrari c’è la Red Bull, che l’anno scorso ha visto invece crescere le vendite di magliette e cappellini, specie in Germania e Australia, mentre nei primi mesi dell’anno sta stupendo la Mercedes, con una rete capillare di punti vendita concentrati nelle concessionarie dove insieme a certi modelli, il cappellino o la maglietta sono abbinati nelle vetrine.

Merito delle vittorie di Hamilton (che in Inghilterra è ancora leader davanti a Button) e di Rosberg che ha un suo seguito. E parlando di merchandising, vale la pena ricordare che non è tutto oro quello che luccica. Fernando Alonso sta ancora aspettando i soldi delle vendite di una agenzia turca. E forse aspetterà ancora a lungo visto che il titolare è stato arrestato e che per un po’ di tempo non uscirà dalle patrie galere turche. E visto i buchi che ha lasciato in giro, Fernando non spera di recuperare niente…

Parlando di merchandising, vale la pena ricordare che non è tutto oro quello che luccica. Fernando Alonso sta ancora aspettando i soldi delle vendite di una agenzia turca. E forse aspetterà ancora a lungo visto che il titolare è stato arrestato

La F.1 sbarca sul telefono con Movistar

Da inizio anno c’è una troupe televisiva spagnola che si chiama Movistar, come il gestore di telefonica che ha ripreso i colori di Telefonica, all’epoca sponsor della Minardi in F.1. Movistar ha inventato un sistema intelligente ed economico per diffondere immagini di sport (anche MotoGP, calcio e tennis).

Con un abbonamento mensile di 75 euro danno in dotazione 4 cellulari che possono dialogare a costo zero in famiglia e un codice di accesso che permette, tramite Smart TV, cellulari e Ipad, di collegarsi a un server e vedere lo sport preferito. Senza costi aggiuntivi e con un vantaggio enorme. Il primo, non serve parabola o decoder per vedere la F1, la puoi vedere dappertutto basta che ci sia una connessione, quindi anche dall’estero collegandosi al server, hai un archivio immagini che ti consente di recuperarla quando vuoi.

I costi supplementari sono quelli relativi alle chiamate ad altro telefono, che non sia uno dei quattro dati in dotazione, e per servizi vari o sit com diverse. E parlando di GP, vale la pena ricordare che nell’ultima parte di stagione, i dati di ascolto sono ancora calati. In Italia si supera a mala pena i 600 mila spettatori a fronte dei 949 mila medi dell’anno scorso su Sky, la Rai ha avuto un tracollo che segue la tendenza francese (meno di 600 mila anche qui) e inglese.

In Spagna si difendono grazie ad Alonso, in Germania reggono bene mentre la crescita viene dai paesi orientali, ma questo non basta a ripagare un costo contatto che per gli sponsor è cresciuto in maniera esponenziale, facendo venire meno i motivi per cui vale la pena investire in F.1. Solo che le TV pagano e i soldi se li dividono le squadre, per cui è un gatto che si morde la coda…

 

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